Stamattina, metà della prima pagina del New York Times era occupata dalla foto dell’aereo malese MH17 in fiamme, seguita dal titolo “Corpi precipitati, parti del jet e il libro rosa di un bambino” (Fallen bodies, Jet parts and a child’s pink book). Il linguaggio giornalistico, a volte, è in grado di sintetizzare il dolore e la tragedia in modo spietato.
Mentre nell’Ucraina orientale, dove l’aereo si è schiantato, polizia, operatori e volontari (tra loro moltissimi minatori della zona) stavano ancora recuperando i corpi e i rottami dell’aereo sparsi nei campi di girasole, le Nazioni Unite hanno convocato una sessione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza, durante la quale tutti i delegati hanno unanimamente sottolineato l’urgenza di “un’indagine internazionale completa, scrupolosa e indipendente” sull’accaduto. Il Segretario Generale Ban Ki-moon ha dichiarato che “questo terribile incidente deve indurre quantomeno a uno sforzo serio e intenso per mettere fine ai combattimenti in Ucraina”. Ban Ki-moon ha inoltre assicurato “la totale disponibilità della Nazioni Unite nelle indagini. I responsabili di questa tragedia devono rispondere delle loro azioni ed essere processati. Le Nazioni Unite sono in contatto con l’International Civil Aviation Organization, che ha offerto all’Ucraina la sua capacità investigativa per mettere insieme un gruppo di investigazione internazionale”.
Nell’incidente di giovedì pomeriggio sono morte 298 persone (tra cui 80 bambini), provenienti principalmente dai Paesi Bassi (189), e dalla Malesia (44). Secondo le prime ricostruzioni si trattava principalmente di turisti, studenti, e di un gruppo numeroso di scienziati diretti in Australia per una conferenza sull’AIDS. (tra questi c’era Glenn Thomas, un importante membro dell’Organizzazione mondiale della Sanità). L’aereo, partito da Amsterdam, sarebbe dovuto arrivare a Kuala Lumpur questa mattina.
Kiev, Mosca e i ribelli separatisti filo-russi che controllano l’area al confine tra Ucraina e Russia (appoggiati da Putin, secondo l’Ucraina) hanno negato ogni coinvolgimento nell’accaduto. Ma durante la seduta odierna l’Ambasciatrice degli Stati Uniti Samantha Power ha accusato i ribelli di essere i responsabili dell’abbattimento dell’aereo. Si è trattato della prima accusa pubblica, da parte di un funzionario statunitense, ai separatisti e ai loro alleati russi. “La Russia deve smettere di destabilizzare l’Ucraina”, ha dichiarato l’ambasciatrice, “La Russia può porre fine a questa guerra. La Russia deve porre fine a questa guerra”. Le accuse della Power si basano sulle prime analisi svolte dal Pentagono, che, grazie a un satellite-spia militare, sono riuscite a stabilire che l’aereo è stato abbattuto da un missile SA-11 lanciato dall’area al confine con la Russia. L’analisi, però, non è riuscita a stabilire il punto esatto da cui è partito il missile, da quale parte del confine è stato sparato e chi lo ha realmente lanciato. Neanche Vladimir Putin è stato in grado di spiegare se è stata o no la Russia a fornire ai ribelli un missile così potente.
Dopo le accuse di ieri di Putin contro l’Ucraina – colpevole, secondo lui, di non essere stata in grado di impedire l’inasprimento delle violenze nell’Ucraina orientale -, l’ambasciatore russo Vitaly Churkin ha rincarato la dose contro Kiev, che ha chiuso lo spazio aereo solo ieri (“Perché non è successo prima? Tutte queste vittime non ci sarebbero state”) e che non ha evacuato lo spazio in cui è precipitato l’aereo (“i cittadini se ne sono dovuti andare da soli, con tutti i rischi che ne conseguono”).
L’ambasciatore ucraino Yuriy Sergeyev, invece, dopo aver riportato le intercettazioni telefoniche che proverebbero il coinvolgimento di terroristi nell’abbattimento dell’aereo, ha chiesto “Dove hanno preso una tecnologia così sofisticata? Dalle intercettazioni si evince che le informazioni sugli aerei sono state fornite dalla Russia”. Sergeyev ha inoltre illustrato le cifre dell’ “invasione russa": "40mila truppe in Transistria e 20mila in Crimea. Cifre che vanno contro la Quarta convenzione di Ginevra. Chiediamo alla Russia di interrompere le provocazioni e l’invasione del nostro territorio; e alla comunità internazionale di mantenere la pace”. Anche l'Ucraina, inoltre, ha accusato la Russia di essere co-responsabile dell’accaduto.
Il primo ministro australiano Tony Abbott ha rimproverato i russi, per aver “sin dall’inizio addossato le responsabilità dell’accaduto all’Ucraina, un comportamento profondamente inadeguato. Non dobbiamo permettere alla Russia di impedire un’indagine completa, dobbiamo capire cosa è accaduto esattamente”. Ha concluso il suo discorso dichiarando che “non si è trattato di un incidente, ma di un crimine”.
La tragedia del volo MH17 ha comunque posto al centro dell’attenzione l’urgenza di risolvere la crisi ucraina quanto prima. Ban Ki-moon (nel discorso riportato da Jeffrey Feltman, sottosegretario generale degli affari esteri), ha ribadito che questo incidente ricorda “quanto sia diventata catastrofica la situazione nell’Ucraina orientale, e come questa abbia ripercussioni su famiglie che vivono al di fuori dei confini ucraini”. I ribelli filo-russi, negli ultimi mesi, hanno incrementato la loro presenza soprattutto nelle zone di Lugansk e Donetsk. In particolare le loro capacità tecnologiche hanno raggiunto livelli preoccupanti, come dimostra la precisione con cui è stato abbattuto l’aereo malese. “Bisogna disarmare immediatamente i gruppi ribelli e impedire che vengano coinvolti in altre azioni illegali e violente”, ha aggiunto Feltman.
Dall’inizio della crisi ucraina ci sono state 500 vittime e più di 1400 persone ferite. Secondo l’UNRWA, l'Agenzia per i rifugiati dell'Onu, sono decine di migliaia le persone che sono state costrette ad abbandonare le proprie case.