In Siria, quasi 11 milioni di civili hanno urgente bisogno di assistenza e la metà di loro vive in zone difficilmente raggiungibili dagli aiuti umanitari. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha oggi approvato un’importante risoluzione (“Risoluzione 2165”) che dovrebbe facilitare l’ingresso degli aiuti in quelle aree, garantendo, secondo il Segretario Generale Ban Ki-moon, “il passaggio più diretto e sicuro”.
La risoluzione, votata all’unanimità da tutti i 15 membri del Consiglio, assicurerà alle agenzie umanitarie dell’ONU e ai loro partner quattro tragitti lungo i luoghi di frontiera: Bab al-Salam (a ovest), Bab al-Hawa (a nord-ovest), Al Yarubiyah (a nord-est) e Al-Ramtha (a sud, in Giordania). Attraverso questi quattro passaggi, spiega Ban Ki-moon, “arriveranno gli aiuti per quasi tre milioni di persone che non hanno avuto scorte di cibo sicure o accesso ai servizi igienici di base per diversi mesi”. In particolare, il Segretario Generale si è congratulato per “il riferimento, nella risoluzione, alla consegna di materiale medico e chirurgico, spesso non incluso nei convogli di aiuto, in violazione dei diritti umani internazionali”. Ban Ki-moon ha anche ringraziato “tutte le agenzie dell’Onu, le organizzazioni non governative nazionali e internazionali, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa Arabo-siriana, che hanno aiutato milioni di persone negli scorsi tre anni, in circostanze pericolose e difficili, e hanno perso molti colleghi nel loro lavoro”.
In particolare, i quattro passaggi funzioneranno “senza bisogno del permesso del regime di Assad”, colpevole, secondo l’ambasciatrice americana all’Onu Samantha Power, di aver impedito “alle organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite di arrivare tramite i passaggi che non sono sotto il suo controllo”. “Il regime di Assad”, ha aggiunto la Power, “ha colto ogni occasione possibile per rendere ancora più difficile l’assistenza ai cittadini bisognosi. Al posto di aprire varchi, li ha deliberatamente chiusi; al posto di permettere a tutti i siriani il libero accesso agli aiuti umanitari, ha utilizzato la negazione dell’aiuto, insieme alla fame, alle malattie e alla miseria che ciò impone, come un’altra arma del suo arsenale crudele e devastante”.
Il testo è arrivato a cinque mesi dalla risoluzione 2139 del febbraio scorso, che stabiliva che entrambe le parti avrebbero dovuto permettere l’accesso agli aiuti umanitari attraverso il confine e le zone colpite dal conflitto. Tali provvedimenti, però, non sono stati presi, e il 26 giugno scorso, sempre nel Palazzo di vetro, Valerie Amos, sottosegretario generale per gli affari umanitari all’Onu, aveva evidenziato le drammatiche conseguenze del mancato rispetto dei patti. “Migliaia di persone continuano a perdere la vita ogni mese. Nella continua assenza di una soluzione politica alla crisi, i cooperanti delle organizzazioni umanitarie continueranno a fare ciò che possono, ma ci rendiamo conto che non possiamo lavorare da soli”, aveva dichiarato Amos, specificando che le difficoltà nascevano da “restrizioni e ostruzioni arbitrarie, incluse procedure burocratiche imposte dal governo, limiti e impedimenti sui luoghi in cui portiamo gli aiuti, sui destinatari e sulla frequenza. Alcuni gruppi dell’opposizione hanno anche attaccato e minacciato i cooperanti delle Ong o si sono rifiutati di collaborare con loro. L’obiettivo del governo siriano”, aveva aggiunto il sottosegretario, “rimane quello di controllare il lavoro delle Nazioni Unite e dei suoi partner; il nostro continua a essere quello aiutare le persone che hanno disperatamente bisogno di aiuto”.
Per evitare che anche questa risoluzione finisca nel vuoto, nella risoluzione di oggi Ban Ki-moon ha richiamato “tutte le parti coinvolte nel conflitto e quelle che hanno influenza su di loro a permettere l’accesso incondizionato degli aiuti umanitari a tutte le persone bisognose, senza discriminazione e usando tutti gli strumenti disponibili”. Ha inoltre richiesto l’eliminazione degli assedi imposti illegalmente a danno dei civili da tutte le parti coinvolte (241mila persone continuano a vivere sotto assedio), la fine delle violazioni dei diritti umani e la sicurezza dello staff umanitario. Il Segretario Generale ha infine assicurato che “l’Onu metterà immediatamente in atto un meccanismo di controllo sull’attuamento della risoluzione odierna”. Secondo l’articolo 25 dello Statuto delle Nazioni Unite, inoltre, la Siria, essendo uno stato membro, è obbligata ad accettare e mettere in pratica le decisioni prese dal Consiglio di Sicurezza.