“Abbiamo speso 20 anni a discutere su cosa sarebbe stato meglio fare per risolvere il problema del surriscaldamento globale: non ha portato da nessuna parte. Quello che dobbiamo capire è che tutti i paesi devono sottoporsi a una grande trasformazione e che le tecnologie che ci servono per questo sono alla nostra portata, anche se spesso non le abbiamo ancora sviluppate”. Con queste parole Jeffrey Sachs, professore della Columbia University e direttore dell'Earth Institute, ha presentato martedì alle Nazioni Unite il rapporto Pathways to deep decarbonization, in una giornata all'insegna dei temi ambientali.
Il report è frutto del lavoro di 30 gruppi di ricerca in diversi Paesi e suggerisce azioni concrete alle 15 nazioni più inquinanti per ridurre le proprie emissioni di CO2 da qui al 2050. L'obiettivo è contenere l'innalzamento della temperatura globale nel limite dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industrializzazione. “Superare il limite sarebbe un azzardo, vorrebbe dire porre fuori dal nostro controllo la sicurezza del pianeta” ha detto Sachs. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma possibile. È questa la novità di questa ricerca, che mostra in maniera dettagliata la strada da seguire per una riduzione delle emissioni. Per ogni Paese è stato tracciato un piano di sviluppo sostenibile personalizzato, che tenga conto delle diverse necessità e della diversa struttura di ogni economia. “Il nostro report mostra che non superare il target dei 2 grandi non è un'utopia, certo ora bisogna mettere in campo degli sforzi di cooperazione tra i Governi che per adesso non si vedono”. Il rapporto invoca inoltre maggiori investimenti da parte degli Stati nello sviluppo delle tecnologie verdi, senza i quali il raggiungimento dell'obiettivo non è possibile.
Alla presentazione del lavoro era presente anche il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki-moon, che ha commissionato la ricerca per farne il punto di partenza dei prossimi importanti appuntamenti internazionali sui temi ambientali e in particolare di quello previsto a New York a settembre, fortemente voluto dal segretario generale dell'ONU. “Abbiamo messo il tema del riscaldamento globale al centro dell'agenda delle Nazioni Unite” ha detto Ban “a settembre ospiteremo un summit che mira a essere un primo importante incontro in vista della conferenza che si terrà a Parigi nel dicembre 2015, in cui confidiamo che verranno adottate misure concrete”. In vista dell'appuntamento in Francia, il rapporto sarà arricchito e il prossimo aprile ne sarà presentata dal Governo francese una versione aggiornata, che valuterà, oltre agli aspetti tecnici, anche quelli economici e politici.
Sempre Sachs ha poi tenuto una lezione, in occasione del pranzo organizzato dal China Energy Found Committee, sul tema dell'urbanizzazione sostenibile. Le sfide poste dalla sempre crescente concentrazione della popolazione mondiale nelle città saranno al centro dell'agenda per lo sviluppo che partirà nel 2015, nell'ambito dei Sustainable Development Goals. La Cina è la nazione che più di tutte sta vivendo un processo di intensa urbanizzazione. Sul territorio del gigante asiatico ci sono attualmente 130 città che superano il milione di abitanti e, entro il 2020, è stato calcolato che altri 100 milioni di persone andranno ad allargare la popolazione urbana, che è già quasi raddoppiata dal 1978 ad oggi. “Ho avuto la possibilità di viaggiare per due anni nelle città cinesi e sono rimasto stupito dal fatto che esistessero centri urbani di oltre sette milioni di abitanti di cui non avevo mai sentito parlare” ha affermato Sachs, davanti a Liu Jieyi, ambasciaotore della Cina presso l'Onu, John Ashe, presidente dell'Assemblea generale e Wu Hongbo, sottosegretario generale per gli affari economici e sociali. “È evidente che la sfida per un'urbanizzazione sostenibile deve partire dalla Cina” ha continuato il professore della Columbia University, che ha anche il ruolo di consigliere speciale del Segretario Generale per i Millenium Development Goals. “La progettazione della città sostenibile del futuro – ha aggiunto – dovrà passare attraverso un'attenta pianificazione dei trasporti, un gestione moderna del ciclo dei rifiuti, la costruzione di edifici a basso impatto ambientale ed essere alimentata da energia a emissioni zero”.
A questo proposito il Governo cinese ha recentemente emanato il National New-Type Urbanization Plan, un documento in cui sono contenute le linee guida per la creazione di nuove città e per la trasformazione dei centri urbani esistenti. Patrick Ho, numero uno del China Energy Found Commitee, ha spiegato come il piano faccia leva anche su aspetti culturali e politici. “Dobbiamo trasformare persone abituate a vivere in campagna in abitanti della città, fornendo loro nuove abitudini e nuovi costumi – ha detto Ho – Alcune delle caratteristiche che questi nuovi cittadini dovranno avere fanno già parte della nostra tradizione culturale, come la tendenza a evitare gli sprechi e a moderare i consumi. Siamo convinti che questa rivoluzione partirà dalle città e finirà per rendere più sostenibile l'intera economia cinese, con un enorme contributo per affrontare le sfide che lo sviluppo pone al mondo intero”.