Cosa ci fa un professore di educazione fisica all'Onu? Chiedetelo a Renato Accorinti, attuale sindaco di Messina e attivista, dagli anni Settanta in prima linea nella lotta per i diritti civili, ambientali e nella lotta alle mafie, membro del Movimento Nonviolento e co-fondatore del movimento “No Ponte”, che si oppone alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Accorinti vi risponderà che, in occasione del panel “The refugees humanitarian crisis in the Mediterranean Sea Area” (La crisi umanitaria dei rifugiati nell’area del Mediterraneo), tenutosi ieri pomeriggio nel Palazzo di vetro di New York, era lì a raccontare, via Skype, la bellezza di Messina e l’umanità con cui l’Italia e, in particolare, i siciliani, gestiscono le ondate migratorie nel Mediterraneo.
L’incontro è stato organizzato dalla European Union Association, l’unica associazione di rappresentanza della società civile dell’Unione Europea ufficialmente riconosciuta con uno status consultivo speciale all’Onu. Erano presenti anche Laura Egoli, Consigliere d’Ambasciata per le emergenze e gli affari umanitari, Grainne o’Hara, consulente dell’UNCHR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), e Amy Muedin, dell’Ufficio dell’Osservatorio permanente dell’Onu OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni).

Il sindaco di Messina Renato Accorinti
Ma è stato l’intervento di Renato Accorinti, più di tutti, ad arrivare al cuore del problema: è dall’essere umano che si deve partire, per risolvere la questione dei flussi migratori. “È una storia antica quanto l'uomo: siamo nel centro del Mediterraneo, un luogo straordinario, in cui arrivano migliaia e migliaia di persone da tutta l’Africa. Da qui abbiamo un osservatorio ‘privilegiato’ che ci permette di capire quanto la questione sia rilevante, a livello planetario, nel momento in cui vediamo che arrivano sempre più persone.Ultimamente i migranti arrivano addirittura su navi container, e questa immagine è centrale perché, mostrandoci uomini, donne e bambini trasportati come merci, racconta come l’essere umano venga mercificato”. Accorinti si riferisce ad una delle ultime tragedie consumatesi a Pozzallo (Ragusa) pochi giorni fa: 45 uomini provenienti dall'Africa centrale sono morti su un peschereccio sul quale viaggiavano 600 migranti, più del doppio della capienza consentita. Le vittime (tutti uomini adulti) sono state rinvenute nella sala ghiacciaia, decedute, probabilmente, per schiacciamento e asfissia. Il recupero dei cadaveri è stato particolarmente difficile, poiché erano "accatastati l'uno sull'altro, come all'interno di una fossa comune che ricorda Auschwitz", per usare le parole di Antonino Ciavola, capo della squadra mobile di Ragusa, che ha gestito le operazioni di recupero.
Alla disumanità degli scafisti si contrappone l'accoglienza dei siciliani, rivendicata con orgoglio dal sindaco di Messina: "I migranti suscitano un grande senso di umanità, e tutti i messinesi si sentono in dovere di dare una mano, a cominciare dai volontari". Ma il volontariato non è più sufficiente. “Chiediamo che il problema non rimanga limitato nel luogo in cui si svolge, che sia Lampedusa, la Sicilia o l’Italia. Si tratta di una questione di tutta la Comunità Europea. Eppure mi sembra che sia proprio la parola ‘comunità’ a non essere incarnata dalla politica e dai governi. Bisogna partire da una politica della condivisione per cambiare il nostro atteggiamento ed essere meno egoisti. Per prima cosa l’accoglienza dovrebbe essere distribuita in tutta Europa; ma questo primo provvedimento non è sufficiente, secondo Accorinti, perché “se l'accoglienza non è abbinata a una politica economica nei Paesi di provenienza dei migranti, ci limitiamo a fare assistenzialismo”.
Il punto centrale, secondo Accorinti, è che “l’arrivo di queste persone è solo l’ultimo fotogramma di un film. Da dove parte questo film? Dall’egoismo dell’Occidente, che fa politiche devastanti e predatorie nel Terzo Mondo, rubando futuro e risorse. Gli sbarchi, le facce dei bambini, delle donne e degli uomini, insieme alla conoscenza delle molte vittime che restano in fondo al mare, sono una realtà che è di fronte agli occhi di tutti noi; per questo prima di tutto dobbiamo essere noi stessi a svegliarci dal nostro egoismo. Piuttosto che fare qualcosa che sembra ‘mettere una pezza’, dovremmo invece tornare al diritto dell’uomo, e mettere in discussione il nostro stile di vita, operando una rivoluzione culturale, economica e politica. Per cambiare il nostro atteggiamento basterebbe immaginare, anche solo per un attimo, di essere noi quelli che affrontano guerra e fame, e capire la disperazione che ti porta ad afrfontare un viaggio così rischioso, soprattutto per i bambini e per le donne incinte”. “Sono consapevole che questi sembrano semplici principi”, ha concluso Accorinti, “ma senza una rivoluzione che parte dalla centralità dell’essere umano non si va da nessuna parte. Con questo cambiamento libereremo non solo i migranti, ma anche noi stessi”.
Durante il panel è intervenuto, via Skype, anche l’attivista del movimento “No Ponte” Giuseppe Cardullo, che ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’Europa nel gestire i flussi migratori: “A Messina è nata l’Europa e adesso l’Europa deve aiutare Messina a risolvere questa emergenza”. Carullo ha inoltre ricordato che il dover affrontare l’emergenza da soli comincia a creare profondi disagi nei siciliani: “I messinesi sono sempre stati molto ospitali: addirittura, quando si viene a sapere che stanno arrivando dei barconi, è abitudine che i cittadini si facciano trovare al porto con beni di prima necessità. Ultimamente, però, cominciano ad esserci episodi di razzismo: questo non vuol dire che siamo razzisti, ma che ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Ecco perché chiediamo aiuto”.
Sotto il video con l'intervento del sindaco di Messina Renato Accorinti a partire dal minuto 39:15