L’ONU ha celebrato ieri l’International Day in Support of Victims of Torture, una giornata che vuole ricordare tutte le vittime di questa silenziosa ma feroce prassi ancora molto diffusa e che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha definito “inaccettabile e non giustificabile” sotto nessuna circostanza. “Esorto gli Stati che ancora non l'abbiano fatto, a ratificare la Convenzione contro la tortura, che quest'anno celebra 30 anni dalla sua adozione. Mentre onoriamo le vittime in questa Giornata Internazionale, permettetemi di ribadire il nostro impegno a rafforzare i nostri sforzi congiunti per sradicare questa pratica terribile”, ha dichiarato Ban Ki-moon.
Ricordiamo che il 12 dicembre 1997, con la risoluzione 52/149, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 26 giugno come la Giornata internazionale delle Nazioni Unite a sostegno delle vittime della tortura, al fine di eradicare totalmente la tortura attraverso la Convenzione contro la Tortura e Altri Crudeli, Inumani o Degradanti Trattamenti o Punizioni (risoluzione allegata n.39/46), che è entrata in vigore il 26 giugno 1987.
In un rapporto dell’ONU si legge: “La tortura cerca di annientare la personalità della vittima e negare la dignità intrinseca dell'essere umano”. Le Nazioni Unite hanno condannato la tortura fin dall'inizio come uno degli atti più vili perpetrati dagli esseri umani contro altri esseri umani. Inoltre, la tortura è un crimine internazionale e secondo il diritto internazionale ed altre dottrine pertinenti, questa pratica è assolutamente vietata e non può essere giustificata in nessun caso. Tale divieto fa parte del diritto internazionale consuetudinario, il che significa che è vincolante per tutti i membri della comunità internazionale, indipendentemente dal fatto che uno Stato ha ratificato i trattati internazionali in cui la tortura è espressamente vietata. La pratica sistematica e diffusa della tortura costituisce un crimine contro l'umanità.
Quanto alle forme di tortura perpetrate nei vari stati, quest’ultime vanno dai pestaggi agli stupri e alle umiliazioni sessuali pubbliche. Spesso includono l'uso di macchinari o oggetti specifici per infliggere dolore alle vittime come ben descritto nella campagna “Stop torture” lanciata da Amnesty International e dove sono riportate in dettaglio tutte le tecniche di tortura utilizzate nel mondo e alcune storie come quella di Moses Akatugba (Nigeria), torturato all’età di 16 anni e costretto a firmare una confessione sotto tortura e adesso dopo otto anni di attesa per un verdetto è stato condannato a morte per quella rapina da lui non commessa. Ogni giorno, molti uomini e donne sono sottoposti a torture sia nelle carceri che nelle stazioni di polizia o nei centri di detenzione. Le persone arrestate hanno molte probabilità di soffrire di isolamento prolungato e interrogatori senza fine. Secondo le Nazioni Unite, accade molto spesso che risorse di base, come cibo, acqua e cure mediche siano negati per lunghi periodi di tempo.
A tal fine, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon ha affermato: “Il divieto di tortura è assoluto. La Convenzione contro la tortura afferma inequivocabilmente che l'uso della tortura è illegale in qualsiasi circostanza, compresi i conflitti armati, la lotta contro il terrorismo, l’instabilità politica o altre situazioni di emergenza”.
Eppure, sebbene 155 Stati abbiano ratificato la Convenzione contro la tortura impegnandosi a consegnare alla giustizia coloro che violino tale trattato, cercando inoltre di assistere al meglio le vittime e le loro famiglie, ci sono ancora ben 41 paesi che non hanno ratificato la Convenzione e che assecondano varie forme di tortura e di maltrattamenti contro prigionieri e detenuti.
Durante la giornata internazionale, è stato ripetuto più volte che molte vittime in tutto il mondo sono state assistite attraverso il Fondo delle Nazioni Unite per le vittime della tortura. Un Fondo che sostiene progetti che forniscono servizi essenziali per le vittime della tortura. “Assistenza psicosociale essenziale è stata inoltre fornita per aiutare le vittime di tutte le età a recuperare e riguadagnare la loro dignità”, ha aggiunto Ban Ki-moon.
Nelle sue osservazioni invece, l’alto commissario dell’ONU per i diritti umani, Navi Pillay, ha dichiarato: “La tortura è un crimine inequivocabile… Né la sicurezza nazionale né la lotta contro il terrorismo, la minaccia della guerra, o qualsiasi emergenza pubblica possono giustificarne il suo utilizzo. Tutti gli Stati membri hanno l'obbligo di indagare e perseguire gli autori di questi trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in aggiunta garantendone la prevenzione”. L'Alto Commissario per i diritti umani, ha poi voluto aprire anche una parentesi sulle informazioni estorte sotto tortura, ribadendo che tali informazioni ottenute in questo modo da parte dell’intelligence, militari o altri attori coinvolti, non possono essere utilizzate nei tribunali. Infine, Navy Pillay ha concluso dicendo che “ogni giorno il suo ufficio, e gli attivisti dei diritti umani, ricevono nuove segnalazioni di torture in Asia, Africa, Americhe, Europa e Oceania”. In quasi tutti i casi, coloro che hanno ordinato e commesso queste violazioni sfuggono alla giustizia poiché sono avvolti dal mantello della protezione nazionale o da misure di amnistia esplicite. Tuttavia è vitale far sapere che i governi che coprono queste impunità violano non solo il diritto della vittima alla giustizia, ma anche i diritti umani di noi tutti.