Vergognose. Inaccettabili. Inumane. Indecenti. Incredibili. Sono tanti gli aggettivi usati per descrivere le immagini mandate in esclusiva su Lampedusa dal Tg2. Nel servizio, il collega Valerio Cataldi svela qualcosa che mai avremmo voluto vedere. Un migrante siriano, con il suo telefonino, riprende una pratica a dir poco lesiva dei diritti fondamentali dell’uomo: uomini nudi, uno dietro l’altro, nel centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa, innaffiati per una non meglio specificata procedura anti-scabbia, con alcuni operatori, uomini e donne, intorno che, come se nulla fosse, buttano vestiti e governano la fila. Una procedura umiliante, senza un briciolo di umanità, che lascia senza parole. Un video che fa male, come tutte quelle immagini in cui i diritti umani vengono calpestati nel mondo. Un video che mai avremmo voluto vedere, soprattutto in Italia e nell’Unione europea. Ora la speranza, ovviamente, è che vengano accertate le responsabilità e che si faccia piena luce su questa vicenda.
Oltre al giusto sdegno, c’è però qualcos’altro da dire. Due mesi e mezzo fa tutto il mondo ha pianto le centinaia di migranti morti in mare davanti a Lampedusa: per la prima volta vedevamo centinaia di bare una accanto all’altra, anche se le tragedie in mare sono purtroppo tantissime. Una dopo l’altra, l’isola è stata affollata da visite istituzionali. Per non parlare delle agenzie di stampa che hanno vomitato centinaia di peana funebri e di dichiarazioni d’intenti provenienti dai palazzi delle istituzioni nazionali ed europee. Eppure le richieste delle organizzazioni umanitarie, come la Croce Rossa, sono rimaste praticamente lettera morta. E così, del piano europeo di accoglienza, dei trasferimenti veloci da Lampedusa, della ristrutturazione del centro e dei corridoi umanitari non ne ha parlato più nessuno. Come nessuno ha più parlato degli sbarchi che quest’anno non si fermano neanche d’inverno. Nessuno tranne le organizzazioni umanitarie e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, da sempre in prima linea per la sua gente, ma anche per i migranti che cercano un futuro in Europa. Meno di 90 giorni dopo le tragedie in mare, le immagini del centro di accoglienza fanno così ancora più male. Per l’ennesima volta si è persa l’occasione di fare qualcosa di concreto per i flussi migratori, l’accoglienza, l’integrazione. Oggi lo sdegno è totale, ma c’è bisogno di intervenire, ora, subito, senza perdere più tempo.
Oggi, 18 dicembre, ricorre anche la giornata internazionale dei migranti. Le Nazioni Unite, insieme a tante altre organizzazioni, hanno giustamente ricordato questa data. Nel suo messaggio, il presidente dell'Assemblea Generale dell'ONU, John W. Ashe, ha ribadito l'obbligo del rispetto dei diritti umani dei migranti e ha fatto un preciso riferimento alle tragedie nel Mediterraneo, cioè alla situazione nel Canale di Sicilia.
Forse le coincidenze non esistono e allora in questa data è ancora più simbolica la rabbia per quanto successo a Lampedusa. Proprio qualche mese fa la corrispondente dell’Agi a Luanda, Antonella Palmieri, ci raccontava sul suo blog “L’Africa che non c’è” quello che un giornale angolano scriveva: "L’Europa ha un nuovo muro di Berlino e si è trasformata in una fortezza insensibile alla sofferenza. Neanche i campi di concentramento nazisti erano tanto custoditi e sinistri come i porti e gli aeroporti europei di oggi. Le maglie dei controlli sono più strette e perciò migliaia di africani, comprese donne e bambini muoiono al largo dell’isola di Lampedusa. La crudeltà dei politici europei non ha limiti”. Parole molto dure, certo. Ma che devono essere uno sprone per cambiare, il più in fretta possibile.