Dalle guerre ottocentesche ai giorni nostri, passando per le due guerre mondiali, esiste una figura che è nell'immaginario collettivo di tutti: quella del soccorritore, che porta un emblema di protezione, una croce rossa o una mezzaluna rossa, e che porta aiuto a chi ne ha bisogno, senza guardare colore della divisa, appartenza politica, razza, sesso o religione. In tempo di pace come in tempo di guerra tutti sappiamo che c'è qualcuno preposto al venirci a salvare, una sorta di edizione pacifica del settimo cavalleggeri dei western d'annata: un “arrivano i nostri” tinteggiato di rosso su campo bianco, emblema di milioni di volontari e operatori in tutto il mondo.

Il giubotto insanguinato di un volontario della Mezzaluna Rossa (Foto Ibrahim Malla)
Oggi invece c'è un angolo del mondo dove la famosa legge del “non si spara sulla Croce Rossa”, codificata nel diritto internazionale umanitario e nelle Convenzioni di Ginevra, viene troppe volte infranta. Un angolo di mondo di cui tutti parlano nei grandi consessi internazionali, ma che invece viene completamente dimenticato per quanto riguarda la parte umanitaria. Ovviamente stiamo parlando della Siria e del suo conflitto armato, dove dall'inizio ben 22 volontari della Mezzaluna Rossa Siriana sono stati uccisi mentre portavano la loro opera di soccorso. Un mondo dove il soccorritore non viene più rispettato, è un mondo che sempre più spietato e senza regole, forse un mondo che non avremmo mai voluto vedere. Invece la realtà è che 22 persone sono state uccise perchè qualcuno non ha rispettato il ruolo del soccorritore in una zona di guerra. Eppure tutto questo, se non per gli appelli di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, non ha fatto così tanto scalpore, non ha portato la Comunità internazionale a una condanna unanime: tutto è rimasto sotto traccia, come se ci dovessimo abituare anche a questa atrocità.

Volontaria della Mezzaluna Rossa assiste un bambino siriano (Foto Ibrahim Malla)
Così mentre i grandi del mondo si incontrano per decidere cosa fare in quelle terre, è il presidente della Mezzaluna Rossa Siriana, Abdul Rahman Attar, che lancia un grido di allarme per la Siria e la sua gente. Già, perchè quelli di cui quasi nessuno parla è il dramma umanitario degli sfollati interni e dei profughi siriani nell'area, soprattutto ora che la stagione del freddo si avvicina. “L'inverno sta arrivando – spiega Attar – e i bisogni primari sono estremamente importanti. Potete immaginare in inverno 4 o 5 milioni di persone che hanno le case distrutte, che non hanno un posto dove stare, vivere sotto un albero o in tenda?”. Ecco in Siria anche materassi, coperte, kit da cucina e kit per l'igiene sono esigenze prioritarie.
Ma le parole di Attar diventano anche una sostanziale richiesta d'aiuto per i “suoi” volontari che instancabilmente e rischiando la vita lavorano in prima linea da più di due anni: “La Mezzaluna Rossa Siriana ha bisogno di più sostegno. Abbiamo 9.000 volontari e questi 9.000 volontari non possono lavorare per sempre, dobbiamo sostenerli con ogni mezzo”.
Parole dure, che fanno riflettere, che fanno venire voglia di urlare al mondo che c'è bisogno di aiuto immediato senza se e senza ma. Oltre la buona volontà dei cittadini che con le loro donazioni alle agenzie umanitarie aiutano il popolo siriano, forse ci sarebbe di un passo in avanti a livello internazionale: oltre la politica e le armi, c'è bisogno di diplomazia, dialogo e aiuto umanitario urgente. Non solo perchè non c'è più tempo da perdere per aiutare i profughi siriani, ma anche perchè il mondo dove si spara sui soccorritori e ci si dimentica di chi sta male è un mondo che prende la strada verso l'autodistruzione. Ed è arrivato il momento che i nostri governi se ne rendano conto.
Twitter: @TDellaLonga
Per vedere l'appello integrale del Presidente della Mezzaluna Rossa Siriana:
http://cri.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/18575
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