Domenica 22 settembre il ministro Emma Bonino, a New York per partecipare all’assemblea generale dell’Onu, ha incontrato la comunità italiana al Consolato Generale. Nel corso del ricevimento, il ministro ha illustrato gli impegni e gli obiettivi del suo Ministero, ha chiacchierato con gli ospiti, stretto decine di mani, rivisto persone incontrate nel corso di una lunga carriera spesa nella politica e nei rapporti internazionali.
A New York Emma Bonino non è nuova e, come ha ricordato, in passato è stata lei stessa utente del Consolato che domenica l’ha vista parlare a una folla di italiani e italo-americani tra cui c’erano i rappresentanti di tutte le più importanti istituzioni italiane in città.
“È stata proprio lei – ha raccontato l’ambasciatore, Claudio Bisogniero davanti a una sala gremita – a chiedere di organizzare questo incontro con gli italiani. E a giudicare dalla incredibile risposta ha avuto ragione”. Emma Bonino che, come ha ricordato anche l’ambasciatore, ha un legame particolare con l’America, esordisce scherzando e raccontando del suo primo incontro con New York, quando, giovanissima, venne in città con una borsa di studio: “Mio padre, accompagnandomi al treno che da Bra mi avrebbe portata a Milano per poi prendere un aereo per il Lusemburgo e dal Lussemburgo a Reykjavik e da Reykjavik finalmente a New York, mi fece una sola raccomandazione: non andare in metrò. Ma vivendo al Greenwich Village e lavoravo sulla 34ma e la 5a, dove vendevo scarpe invendibili, non avevo scelta. Ma ogni volta che prendevo quei treni pensavo a mio padre”.
Con la schiettezza che la contraddistingue, il ministro ha iniziato il suo intervento (qui sotto un video del suo discorso) affrontando subito quella che sapeva essere la questione più calda: la chiusura del consolato di Newark. “Dal 2006 a oggi l’Italia ha ridotto del 10% i suoi diplomatici e del 20% i funzionari. L’Italia ha la metà dei diplomatici di Germania, Regno Unito, Francia. Abbiamo bisogno di razionalizzare le risorse e per questo siamo stati costretti a questa scelta. Ma voglio garantire che i servizi agli utenti non verranno meno: potenzieremo il consolato di New York, elaboreremo delle strategie per far sì che questo consolato possa garantire tutti i servizi. Chiediamo a voi di affrontare qualche disagio, perché sappiamo che ci sarà qualche disagio, per poter coprire altre parti del mondo, come la Cina, dove ci sono comunità di connazionali cui non riusciamo a offrire servizi adeguati”.
Il ministro ha poi spiegato quale sarà il suo impegno all’Onu nei prossimi giorni: “Siamo in un momento delicato in cui appare evidente che esiste una rete terroristica che forse ha cambiato sigla, ha cambiato organizzazione e può aver cambiato luogo, ma di certo non è scomparsa. E questi gruppi terroristici sono molto mobili. Bisogna fare uno sforzo congiunto per affrontare questa questione. Parleremo anche di Libia: non possiamo permetterci di avere, proprio di fronte all’Italia, una nazione così instabile”.
Ma i rapporti internazionali non sono fatti solo di guerre e terrorismo. Nel corso della settimana di incontri all’Onu, Emma Bonino ha intenzione di occuparsi anche dello sviluppo dell’Italia. “Discuteremo dell’Expo che per l’Italia e per il governo è una grande occasione di rilancio economico e un’opportunità per provare a trovare una visione più discussa di cosa sia la crescita e di quale crescita dovremmo perseguire. Tra l’altro spero che gli USA decidano di partecipare all’Expo. Una decisione è attesa per il 1 ottobre e so che il contributo di voi italiani che vivete negli USA è stato fondamentale in questo. Lavoreremo anche al progetto Destinazione Italia che cerca di rendere il nostro paese più attraente per gli investitori, sia italiani che stranieri. E questo si fa snellendo la burocrazia, andando a intervenire sui regimi di imposizione fiscale e su tempi e procedure”.
Concludendo il suo discorso, il ministro Emma Bonino ha ribadito gli impegni del governo Letta e ha chiesto agli italiani di New York di dare fiducia a questa amministrazione. “Siamo in un momento di fragilità, un momento in cui noi italiani non facciamo sistema in Italia: spero che lo facciate voi qui. Con questo governo stiamo cercando di non entrare troppo nelle polemiche, seppure spesso giustificate, ma di andare avanti con il nostro programma e con i due principali impegni che ci siamo dati: risanare l’economia e modernizzare le istituzioni. Vi chiedo solo di darci fiducia e di darne a voi stessi, e da quello che vedo ne avete ben d’onde. Mi auguro che il vostro amore per l’Italia produca quelle sinergie fondamentali per contribuire allo sviluppo del paese. E lo dico a chi sta qui da tempo, ma lo dico anche a quei tanti giovani arrivati negli ultimi anni. A me non è mai piaciuta l’espressione fuga di cervelli, preferisco chiamarli cervelli in movimento, perché questi giovani mettono in atto quelle sinergie di cui abbiamo bisogno e riportano in Italia un valore aggiunto. Spero che voi tutti possiate aiutarci a valorizzare i nostri asset e il migliore asset che l’Italia ha sono le risorse umane”.

Emma Bonino risponde alle domande del pubblico. A destra, il console Quintavalle
Dopo il suo intervento, il ministro ha risposto alle domande del pubblico e dei giornalisti. La VOCE di New York le ha chiesto un’opinione sul Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Mentre c’è chi ritiene che il CGIE sia un’istituzione vecchia e ormai svuotata di significato, il ministro, intervenendo lo scorso giugno all’assemblea plenaria del Consiglio, aveva detto che le elezioni previste nel 2014 per il rinnovo del Consiglio dovranno tenersi, come stabilisce la legge. “Non sta a me dire se questa è un’istituzione ancora utile – ci ha detto Emma Bonino – Questo lo decideranno i comitati che, credo, stiano prendendo atto che il mondo oggi è un po’ cambiato e hanno quindi aperto una discussione interna su cosa rappresentano oggi e su come possono meglio posizionarsi per rappresentare gli interessi e le aspettative degli italiani all’estero. Io non ho lezioni da dare a nessuno. Prendo atto però che all’interno dei comitati è aperto un dibattito e che i vari comitati rappresentano realtà molto diverse fra loro: gli Stati Uniti non sono l’America Latina e non sono la realtà Europea. Un dato di flessibilità e di attenzione alle specifiche esigenze può essere una strada da seguire”.
E sulla possibilità che il governo continui a investire nella promozione della lingua italiana all’estero attraverso programmi come l’Advanced Placement Program (AP Program), per cui i due governi precedenti avevano stanziato fondi, ci dice: “Questo governo ha intenzione di fare molte cose tenuto conto che non c’è un soldo”.

Foto di gruppo con il team del Consolato e gli italiani di New York
E allora speriamo che almeno in ambito di politica internazionale l’Italia riesca a recuperare un ruolo di centralità. È stata proprio Emma Bonino a spingere perché, in questa delicata situazione, la comunità internazionale si aprisse al dialogo con l’Iran. E ora che questa sembra essere la strada che l’Occidente ha deciso di percorrere, il ministro degli esteri italiano ribadisce: “Non parlare con loro non elimina il problema”. Il ministro degli Esteri italiano avrà infatti domani, lunedì, al Palazzo di Vetro un importantissimo incontro bilaterale con il collega iraniano Javad Zarif. Anche l’Iran, insomma, va preso di petto, come Emma Bonino prende ogni cosa, senza nascondersi dietro un dito e raccontando la verità, anche quella scomoda.