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August 26, 2013
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Obama non farti fregare sulla Siria, internet non ti darebbe scampo

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

“Una oscenità morale” che ha scioccato la coscienza del mondo,  ha detto oggi il Segretario di Stato John Kerry riferendosi all’attacco chimico che ha ucciso circa 300 persone in tre quartieri di Damasco, tra le vittime donne e bambini. Sicuramente scioccante quello che è avvenuto in Siria mercoledì scorso. Ma perché questa “oscenità morale” solo ora, che sono state usate armi chimiche, quando donne e bambini, giovani e vecchi morivano ogni giorno, a centinaia, oltre centomila secondo l’ONU in meno di due anni. E allora perché il mondo si dovrebbe scioccare e gridare all’oscenità solo adesso? Perché sono state usate le armi proibite? Quindi quando violentano mogli e figlie, sparano ai padri e ai fratelli e poi ne bruciano le case, si può continuare a discutere al Consiglio di Sicurezza, ma appena qualcuno si azzarda ad ammazzare anche con le “armi proibite” allora  basta, interveniamo…

Uhmm, lasciamo questa logica della morte più oscena di altre agli esperti di armamenti e ai diplomatici che in questi giorni non hanno nemmeno il coraggio di venire ai microfoni dell’Onu. Vista da dentro il Palazzo di Vetro, quella responsabilità  di proteggere i civili dal governo che li ammazza come anche da una opposizione armata di mille fazioni che ha dentro estremisti sanguinari tanto quanto il regime che combattono, sarebbe dovuta scattare immediatamente, e non solo dopo l’uso delle armi chimiche. Anzi il riuso, perché queste erano state già usate almeno tre volte prima. E non ci venite a dire che senza gli ispettori dell’ONU, mancavano le prove… Quello che si sa oggi, lo si sapeva anche un anno fa. Ma allora si vede che i tempi “dell’oscenità”  non erano ancora maturi.

Dicevano, la Russia blocca il Consiglio di Sicurezza. Ok, ma la guerra per proteggere i civili dalle armi chimiche ora si può fare “senza l’ONU”. Sfugge la logica, del perché adesso l’intervento sia inevitabile mentre prima non si poteva. Il ragionamente sarebbe:  Assad e Al Qaeda possono trucidare quanti civili gli pare in Siria ma non con le armi proibite, perché se oltrepassano quella “linea rossa”, allora scatta la “responsibility to protect”…. Obama, ma ci credi veramente alla stramba idea che morire di armi chimiche per le vittime faccia una differenza che morire bombardati o fucilati? Ma raccontalo ai centomila morti siriani che, bene ricordarlo, non sono solo opera di Assad.

Ma ecco che la Casa Bianca ha deciso che non si può più aspettare per la resa dei conti con il regime sanguinario di Assad. Il Presidente si è preso qualche ora per decidere quando, dicono una manciata di ore, l’attacco ci potrebbe essere già questo fine settimana. Le navi con i missili che colpiranno la Siria sono al loro posto. Il premier inglese Cameron ha interrotto le vacanze, e persino il sempre più traballante governo italiano smette per un attimo di pensare a come salvarsi salvando Berlusconi, per riunirsi sulla guerra e dichiarare che siamo “a un punto di non ritorno” ma comunque meglio  agire “multilateralmente”.

Già si parla di Kosovo-bis, con la differenza che l’azione di bombardamenti NATO come quella che colpì la Serbia di Milosevic nel 1999 avveniva con una Russia in ginocchio, mentre ora l’orso russo fa paura grazie al prezzo del petrolio e gas alle stelle che negli ultimi dieci anni lo hanno fatto uscire dal letargo. E poi, tra i protettori di Assad non c’era anche un certo Iran? E gli Hezbollah in Libano? Altro che spaccare le reni alla Serbia…

I russi continuano a dire che è fuori la logica che il regime di Assad abbia commesso proprio ora un attacco chimico con gli ispettori Onu in casa e con i ribelli sempre più in difficoltà. Mosca lo ha fatto ribadire persino allo stesso Assad sulla Isvetzia, come per dire: ma che sono scemo a provocare un attacco americano adesso?

Eppure Kerry ha parlato, come se fosse lui il presidente, che è inutile aspettare il responso degli ispettori Onu di Ban Ki Moon, presi oggi a fucilate non si sa da chi mentre cercavano di andare a indagare cosa sia veramente successo. Per il Segretario di Stato ormai è la “logica” a dirci che quell’“oscenità morale” a commetterla è stato il regime di Assad, questo anche perché avrebbe impedito per cinque giorni l’accesso ai luoghi dell’attacco chimico per così cancellarne le prove.

Quando oggi al briefing al Palazzo di Vetro ho chiesto al portavoce di Ban Ki Moon se sia così, passati cinque giorni gli ispettori non possono più verificare correttamente cosa sia successo, il portavoce ha risposto che per l’ONU possono ancora portare a termine il loro lavoro (al 26 min 40 sec). Che però, ci ricordano intanto anche gli americani, non è quello di scoprire chi ha usato le armi chimiche, ma solo se sono state usate. E quindi, che importa…

Il Presidente Barack Obama in questo momento lo pensiamo seriamente preoccupato. Ma non solo per la decisione che dovrà prendere, ma soprattutto nel come assicurarsi che nessuno lo stia ingannando o che lui stesso non cada nella tentazione di farsi ingannare. Perché Obama è troppo intelligente per non aver ormai compreso che certi “trucchi” del passato ormai sono insostenibili, più prima che poi, vengono fuori. Perché anche se sono stati dati 35 anni anni al soldatino Bradley Manning, questo non scoraggerà la prossima gola profonda.  Che se Snowden è “traditore” per l’amministrazione e tanti americani, è un “eroe” per altrettanti tanti americani. Insomma la Casa Bianca, come nessun governo democratico, non può più contare come prima nel “cover up” di incoffessabili  segreti, quelli che servono per far partire una guerra come ai tempi del Viet Nam o fino all’invasione dell’Iraq. Questi non reggerebbero più all’era dei Wikileaks e dei tanti potenziali Snowden pronti a foraggiarli.

Qualunque decisione prenderà Obama, dovrà tener conto che tutto quello che i suoi generali gli mostreranno, più prima che poi finirà nella prima pagina del New York Times o del Washington Post, anzi del Guardian. Già, Barack, stai attento non farti fregare. Prima di mandare i missili su Damasco, accertati veramente chi abbia violato la tua “linea rossa” senza ombra di ragionevole dubbio. Sicuramente il Presidente ha letto con attenzione quel bellissimo articolo di Peter Maas apparso recentemente sul New York Times Magazine che svela come la fonte Snowden sia riuscito a far pubblicare  i “segreti” della NSA, nonostante la sua “ricevente”, la regista di documentari Laura Poitras, fosse da anni sotto sorveglianza dell’FBI e della stessa NSA. Tutto ciò dovrebbe convincere Obama che non si può mentire più come prima per poter sparare i missili. Si assicuri che certi calcoli siano fatti veramente per “la responsabilità di proteggere” i civili da altri attacchi, altrimenti nessuno potrà più proteggere lui e la sua amministrazione dall’oscenità morale che provocherebbe agli occhi della opinione pubblica che lo ha eletto.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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