Renzo Rosso, l’italiano che é riuscito a vendere all’America i jeans Made in Italy e al prezzo raddoppiato, lunedì 13 Febbraio, ad un gruppo di giornalisti internazionali accorsi ad ascoltarlo al 49esimo piano di un grattacielo di Manhattan, ha ripetuto che non ha mai lavorato in vita sua ‘per soldi’.
Mah. Viene difficile credere che il geniale fondatore del marchio Diesel, abbia costruito un impero della moda senza aver mai pensato al guadagno: eppure il veneto che ha sbaragliato la concorrenza inventando i jeans ’vintage’, nuovi ma che sembrano usati e che per questo si è disposti a pagarli di più, vuol convincerci che si debba essere ‘stupid’ per vivere con successo.
Infatti ci ha scritto pure un libro intitolato Be Stupid for Successful Living (pubblicato in inglese da Rizzoli nel 2011). Ma alla fine abbiamo capito, a Rosso piace soprattutto ‘stupire’ e dopo averlo ascoltato abbiamo compreso cosa intendesse dire con quella stupiditá.
Ieri ci trovavamo nella magnifica sede della Missione italiana all’ONU, sulla Seconda Avenue e la quarantasettesima, per un ‘caffè’ con Renzo Rosso appunto, e Jerry Sachs, l’economista della Columbia University che è anche il principale consigliere del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon per i ‘Millenium Goals’, l’ambizioso progetto che si prefigge di ridurre della metá l’estrema povertà dalla Terra entro il 2015 (il progetto é partito dall’ONU nel 2000). Rosso è stato presentato dall’Ambasciatore italiano Cesare Maria Ragaglini come un semplice figlio di agricoltori che dopo aver fatto il primo jeans per i suoi compagni di scuola, non si é fermato più. Ma la ragione della presenza di più di venti giornalisti corrispondenti dalle Nazioni Unite nella sede della missione italiana, non era parlare del libro ‘Be Stupid’, ma dare la possibilità all’imprenditore di Brugine (Padova) di stupire tutti con un progetto molto più ambizioso inaugurato da tre anni e che ormai é parte integrante dello sforzo per i ‘millenium goal’ dell’ONU.
Rosso ha ideato nel 2008 la OTB Foundation, cioè la fondazione per ‘Only the Brave’ (Soltanto per i coraggiosi) con la missione di mobilitare i popoli del mondo a dare il proprio contributo per far finire la povertà estrema. La fondazione di
Rosso ha iniziato dall’Africa sub-Sahariana, la regione del mondo con la più alta percentuale di popolazione in povertà estrema, dove circa il 40% dei suoi 300 milioni di abitanti sopravvive con meno di un dollaro al giorno. Ai giornalisti sono state mostrate immagini di un ‘Millennium Village’ in Malí, Dioro, che é una tipica comunità che soffriva spesso periodi di scarsezza di cibo, un’alta incidenza di malattie, mancanza di infrastrutture e, ovviamente, periodica siccità. Abbiamo quindi visto immagini di Rosso, insieme al Prof. Sachs tra gli abitanti di Dioro, dove in due anni sono state costruite scuole, forniti mezzi per coltivare e rendere produttiva l’agricoltura: interventi per rendere la popolazione locale in grado di sostenersi da sè. Di questi ‘Millennium Villages’ ce ne sono diversi, e le cifre dei risultati mostrati da Sachs e Rosso sono impressionanti: le famiglie con accesso all’acqua potabile sono passate dal 17% al 68%, bambini che dormono protetti da reti contro le zanzare che portano la malaria sono passati al 7 al 51%, persone in fette dalla malaria sono scese dal 25 al 7%.
“Io sono una persona semplice” dice Rosso ai giornalisti in un buon inglese, “che ha avuto anche una educazione semplice. Da mio padre peró ho imparato soprattutto i valori del rispetto degli altri. Ho sempre pensato che avrei voluto fare qualcosa nel sociale per poter dare indietro quello che ho ricevuto”. Rosso ci racconta che la sua vita é cambiata il giorno in cui, durante un volo in aereo, si ritrovò seduto accanto al Dalai Lama: “Parlammo per tutto il viaggio e gli dissi che volevo smettere di lavorare per dedicarmi alle attività sociali, dedicarmi ai più sfortunati. Ma lui mi disse che non dovevo smettere di lavorare, ma anzi era con il mio lavoro che avrei potuto aiutare meglio. Così é nata Only in the Brave”. Rosso ci tiene a caratterizzarsi come ‘self made man’, oltre che un padre di famiglia con sei figli dall’atteggiamento sempre positivo, “sempre con la spinta a fare quello che mi piace per cambiare in meglio. Con Diesel ci sono ruscito: non ho fatto solo jeans ma un ‘lifechange brand’, un marchio che mi ha aiutato con i giovani, che poi sono sempre quelli che mi interessano, perché sono la speranza, sempre pronti al cambiamento”.
Se al Palazzo di Vetro si deve essere diffidenti verso certi governi che cercano di ‘venderti’ un programma d’aiuti senza mai svelare i veri obiettivi strategici che lo motivano, può diventare ancora più difficile fidarsi e credere nella sincerità delle dichiarazioni di un imprenditore che ha avuto tanto successo e accumulato tanta ricchezza; pensi che ci sia sempre sotto qualcosa, qualcuno che ti voglia semplicemente convincere a pubblicizzare con il tuo lavoro il suo prodotto per vendere ancora di piú. E infatti gli sguardi dei giornalisti diretti a questo simpatico imprenditore veneto che ha rivoluzionato con i suoi marchi un intero settore della moda fin lì dominato dagli americani, erano un po’ sospesi tra la diffidenza e lo stupore nell’ascoltarlo. Rosso, per nulla intimidito, non si fermava un istante e rispondendo alle domande ripeteva: “Io non ho mai lavorato per i soldi, mi piace sperimentare, sono un pioniere, mi piace arrivare prima degli altri. E sento molto le cose che faccio, come per questa, e quando lavoro io sono un tipo che ci soffre molto, io piango spesso quando sto lavorando a qualcosa a cui tengo, ci soffro, faccio tutto ‘sudando’, con fatica, ma alla fine provo una incredibile soddisfazione”.
Rimanendo un po’ sbalorditi, Rosso cerca di convincerci che “il brand può essere più potente dei governi” e infatti, si legge sempre nel ‘manifesto’ di OTB, “la creatività dovrebbe essere la forza del bene per sfidare le regole”. Lo stesso Jerry Sachs, celebre accademico che dirige l’Earth Institute della Columbia University e tra gli ideatori del Millenium Goals dell’ONU, si lasciava trasportare dal tono entusiasta di Rosso: “Sono contentissimo di poter lavorare con lui a questi progetti: sento che abbiamo il karma giusto dalla nostra parte, visto che il Dalai Lama é con noi”.
Le domande si succedono. La mia é su qual é stato l’ostacolo più grande nel cercare di portare aiuto a queste popolazioni: “La corruzione” ci dice subito Rosso, “Ma certamente abbiamo bisogno dei governi per lavorare e non sempre agevolano. Nell’esperienza in Malì siamo riusciti a lavorare bene con il governo, che alla fine ci ha aiutato”. Una collega chiede: ti aspetti che altre grandi firme dell’industria della moda aiutino in questi progetti? Qui Rosso farfuglia qualcosa, dice che sarebbe bello ma poi con l’espressione del viso fa capire che non ha visto nessuno e che non nutre grandi speranze al riguardo. Ma chi paga? “Ovviamente la mia azienda partecipa, ma ci metto anche soldi miei e poi conto sull’aiuto di amici e chiunque voglia dare una mano. Per esempio durante il matrimonio dell’etoile Eleonora Abbagnato, hanno fatto una colletta spontanea per aiutare la fondazione, straordinario”. Sachs dice che il lavoro è spesso difficile ma i risultati possono essere enormi: “Le cliniche, che già hanno pochissimo, facevano pagare una piccola cifra a chi cercava cure. Ma per chi non ha nulla anche poco significa non farsi curare. Siamo riusciti a togliere questa richiesta e ora le cliniche possono salvare molte più vite”.
Alla fine Rosso lancia l’appello: “La vostra attenzione é importante, divulgate e fate conoscere questi obiettivi del Millenium, raccontate cosa facciamo”. Altro che “Be stupid”! Renzo Rosso é un italiano che il mondo ci invidia per le sue capacitá di imprenditore geniale della moda, ma da ora ci sembra molto di più di una macchina (diesel) per far soldi. Da come si é raccontato lui stesso, ma come lo ha descritto anche il Prof. Jerry Sachs, Rosso ci spinge tutti a essere semplicemente più in sintonia con la nostra umanitá. Giá, facile a dirlo, ma a farlo? Lui stesso lo ha ribadito, cerca “only the brave”, soltanto i coraggiosi.
Questo articolo è apparso su www.lindro.it