Non c’è argomento che tenga: siamo il paese delle contraddizioni. Anche oggi, giorno in cui inizia la campagna di vaccinazione contro il coronavirus, gli italiani battibeccano. Leggendo i pareri sui social, pare che molti non vogliano farsi iniettare il siero stregato, terrorizzati dall’idea che misteriosi effetti collaterali possano abbattersi su di loro.
Diffidenti nei confronti del prodotto uscito dai laboratori della Pfizer, si scagliano contro coloro che glielo propongono e, in una corale invettiva, esclamano “che se lo facciano prima i politici, vediamo se hanno il coraggio!”. Continuano con il grido di battaglia per tutta la durata del viaggio che le povere fialette, viste come fossero veleno degli inferi, compiono per raggiungere l’Italia. Fino a quando oggi, 27 dicembre dell’anno nefasto 2020, finalmente iniziano le vaccinazioni. Non più uno spot improntato al futuro, ma un’azione concreta compiuta in molti ospedali italiani.

Sia chiaro, quello odierno è stato un atto simbolico. Solo 9.750 dosi hanno varcato i nostri confini per dare il via alle danze. La vera campagna inizierà domani, con l’arrivo previsto di 470.000 dosi a settimana. Tutto fila relativamente liscio per le prime ore. A ricevere la puntura numero uno è una giovane infermiera dell’ospedale di Codogno. Si chiama Lucia Premoli ed era lì quando la prima ondata invase le strutture del lodigiano.
Poi, dopo qualche ora, i maggiori organi di informazione diffondono un’immagine imprevista. Vincenzo De Luca, governatore della Campania, ha ricevuto una dose di vaccino. Non è certo un uomo di primo pelo, con i suoi 71 anni d’età, ma non per questo figura tra i soggetti che oggi avrebbero dovuto sottoporsi all’iniezione. Eppure è lì, seduto su una poltrona gialla, mentre porge il braccio nudo all’infermiere che ha avuto il compito di vaccinarlo. Posta la foto su Facebook scrivendo “Mi sono vaccinato. Dobbiamo farlo tutti nelle prossime settimane. È importante per vincere la battaglia contro il Covid19 e tornare alla vita normale. Senza abbassare la guardia e rispettando le norme”.
Non l’avesse mai fatto. Insorge il plotone dei polemizzatori domenicali, gli stessi che ieri chiedevano la vaccinazione dei politici, ad accusarlo di aver “rubato” la dose agli operatori sanitari. Ora che un politico si è prestato come cavia per dare il buon esempio, i tiratori scelti di critiche ad orologeria cambiano bandiera. “Per quale motivo lei che non è né un medico, né un sanitario, né un anziano affidato ad una RSA ha ottenuto già la sua dose?” commenta inferocito un cittadino campano.
Sono in migliaia a riproporre la stessa indignazione e di conseguenza, come marinai che seguono la corrente, anche i politici si accodano. De Magistris, sindaco di Napoli e nemesi per eccellenza di De Luca, definisce quello del governatore un “indegno abuso di potere”, mentre i leader di destra si lamentano del fatto che il presidente abbia “saltato la fila”. Tutto è inevitabilmente amplificato dai social, diventati ormai il megafono di qualunque polemica sterile dalla durata mai superiore alle ventiquattro ore.
Le due barricate continuano a combattersi a colpi di commenti irritati.
Ieri il tema era il trasporto del vaccino, oggi la sua iniezione, domani chissà. Solo una cosa è certa, i polemizzatori troveranno qualcosa su cui abbattere la loro vena contraddittoria.
E così sarà nei secoli dei secoli.