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February 23, 2025
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Trump sta trasformando l’America in un caotico laboratorio globale

In soli 30 giorni, il presidente ha messo in atto un progetto che sfida le fondamenta della democrazia americana

Claudia CosibyClaudia Cosi
“Trump leccapiedi di Musk”: all’HUD spopola il video generato con l’AI

Elon Musk and Donald Trump Photomontage: Blazing PiXels 2025

Time: 3 mins read

Dal 20 gennaio 2025, l’America non è più un paese normale.

Non è più la più grande democrazia del mondo, la più importante potenza economica globale dalla quale farsi ispirare, e forse nemmeno la più grande potenza militare dalla quale farsi proteggere. Il presidente Donald Trump la sta trasformando giorno dopo giorno, a velocità elevata, in un immenso laboratorio globale e sperimentale a sua immagine e somiglianza. Lo scopo è smantellare tutto quello che negli ultimi 50 anni è stato raggiunto sul piano dei diritti sociali, ma soprattutto distruggere un’amministrazione federale giudicata troppo invasiva, obsoleta, sovrabbondante e inefficiente. Compresa la Costituzione scritta, sulla quale tutti i presidenti giurano nel giorno del loro insediamento.

Ma questa volta è diverso. Donald Trump ha giurato, ma un secondo dopo ha cominciato a firmare centinaia di decreti esecutivi con i quali, ignorando praticamente la presenza e la divisione dei poteri con Camera e Senato, governa da 30 giorni.

Per il suo primo “tagliando di controllo” o check-up presidenziale ha scelto le giornate del CPAC, la grande assemblea dei super conservatori che si è appena conclusa in Maryland.

Normalmente, però, se si tratta di un’auto, questi tagliandi o ispezioni li fanno meccanici specializzati e certificati da un’autorità dei trasporti. Se si tratta del check-up di una persona, ci si affida a un ospedale e a un medico altamente qualificato. Se si tratta dello stato economico di un paese, si ricorre a economisti di fama.

Questa volta, però, è diverso. Il primo tagliando dei 30 giorni, Trump se lo è fatto da solo. È un tagliando all’America, ai suoi problemi interni e internazionali, e non ci sono standard con valori alti e bassi con i quali rapportarsi. I valori sono quelli che dice il presidente e basta.

E nel tagliando di Trump, in questi giorni, l’America è già cambiata e sta andando benissimo, spinta dal suo pensiero unico.

Ma questo presidente degli Stati Uniti, anche nel primo mandato, ha sempre avuto un rapporto disturbato con la verità e con la realtà.

Trump la distorce, la esagera, la cambia e, alla fine, mente. È convinto che “la disinformazione dei media danneggia” e che la sua “realtà alternativa, ma falsa”, invece, premi.

Come i 50 milioni di dollari in preservativi spediti da USAID a Hamas, che sono un palese falso utilizzato per giustificare la chiusura in blocco dell’agenzia umanitaria americana. O i tagli dell’8% al Pentagono con la rimozione di generali e ammiragli per dimostrare che anche lì c’è corruzione e discriminazione contro la popolazione bianca che non fa carriera militare. E questo vale anche per i ministeri dell’educazione e della salute, per la sicurezza dei confini, nei quali ha messo alla guida solo amici miliardari, bravi nel gestire le loro aziende o personaggi popolari molto conservatori e fedelissimi, ma anche incompetenti.

In tutto quello che Trump fa come presidente, però, non c’è nulla di criminale o sbagliato fino a questo momento.

Lui da 30 giorni sta azzerando le regole, facendo uno “stress test” del potere presidenziale che nessuno aveva mai tentato prima.

È convinto che il presidente abbia ricevuto dalla Corte Suprema un diritto assoluto e si muove governando solo con decreti, sfidando l’incostituzionalità.

I tribunali hanno ricevuto 79 cause contro i suoi editti imperiali. In alcuni casi, le misure draconiane dei tagli affidati a Elon Musk sono state bloccate, congelate o rinviate al giudizio di corti superiori, ma in altre Trump ha avuto il via libera, come lo smantellamento di USAID e la chiusura di migliaia di uffici federali e di controllo sul conflitto di interessi.

Il primo tagliando di Trump che porta ai suoi 100 giorni porta a vedere non solo l’America, ma un intero pianeta guidato da dittatori autentici come Putin, Xi Jinping o il principe dell’Arabia Saudita, che si dividono gli affari globali senza il rispetto dei confini, dell’autodeterminazione e delle alleanze di difesa collettive.

In altre parole, se Xi Jinping punta davvero ad annettere Taiwan abolendo lo status quo dei suoi sistemi, è difficile prevedere un intervento militare americano in difesa di Taipei, ma soprattutto difficile la militarizzazione di altri paesi dell’area per fermare l’armata cinese. Putin lo ha fatto con la Crimea e Pechino potrebbe ridurre Taiwan come Hong Kong.

Trump crede che “Make America Great Again” guardando solo agli interessi nazionali e scontrandosi con alleati storici, serva ad accrescere la reputazione americana a livello internazionale. Invece, è il contrario. Chiedete in giro. L’America si discredita in questo modo e perde la reputazione democratica se tutto si riduce ad un affare o ad un prezzo. E la Camera e il Senato non sono più gli strumenti per vigilare sul presidente e sulla democrazia.

Trump il prezzo lo ha già messo sui minerali rari dell’Ucraina e chiede anche l’uscita di scena di Zelensky, “dittatore” che non vuole andare al voto. Lui lo spiazza dicendo: “Proteggeteci facendoci entrare nella NATO e in Europa. E se questo porta alla pace e alla salvezza dell’Ucraina, lascio subito…”. Ma questo nemmeno l’aspirante imperatore Trump può prometterlo, così come assicurare che con la guerra dei dazi e l’aumento della disoccupazione per i tagli di massa federali, i prezzi al consumo per gli americani si abbasseranno. Il secondo tagliando di marzo potrebbe addirittura avere altre brutte sorprese e portare all’implosione della sua Casa Bianca se non al caos.

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Claudia Cosi

Claudia Cosi

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