Il dibattito tra Biden e Trump è durato due minuti, i primi che Biden ha speso per far capire al paese che non era la sua serata, e che questa non è una elezione per lui. “Dolorosa”, “un disastro”, “così terribile”, “c’è stato panico tra i Democratici fin dalla prima risposta”. Un minuto dopo la fine della prestazione in TV dei due contendenti questi drammatici commenti, fatti alla CNN da giornalisti ed ospiti simpatetici con Biden, hanno aperto una fase tutta nuova nella campagna elettorale. La candidatura di Biden ha perso quota, a due mesi scarsi dalla convention Democratica di Chicago, al punto che la possibilità di un cambio in corsa è diventata un’opzione reale.
Il sondaggio a caldo della CNN, 90 minuti dopo la fine del confronto, ha detto che Trump ha vinto per il 67%, contro il 33% di Biden (nel primo sondaggio del 2020, Biden aveva vinto per il 60% contro il 28% per Trump).
Quando nei primi commenti tra i dirigenti del partito filtrati sui social l’ammissione “abbiamo un problema” prende il centro del ring, diventa pubblica, vuol dire che la sorte di Biden è sostanzialmente segnata. Può essere che, conoscendo il suo orgoglio e la suo ostinazione, il presidente cerchi in queste ore la via migliore per sé, e che si illuda, magari sostenuto dalla moglie Jill, che è stata una serata storta e che si potrà riprendere nella rivincita di inizio settembre. Sarebbe una posizione di estrema irresponsabilità, perché rimanderebbe solo la sentenza. Con questa performance, si può essere certi che i prossimi sondaggi sulle aspettative di voto saranno netti, e spietati per lui. E con essi le prospettive dei Democratici di vincere si allontanerebbero, forse irreparabilmente. La soluzione va cercata in fretta, perché il partito Democratico deve presentarsi a Chicago con un ticket accettabile.
Devo ammettere che la mia prima reazione assistendo al dibattito è stata di incredulità. Mai visto niente di simile dai dibatti tra Bush e Al Gore del 2000, e il commento tra me e me è stato “se fosse un match di pugilato, sarebbe il caso classico del getto della spugna sul ring”. Poi ho seguito gli scambi con enorme fatica a comprendere, e ad ogni minuto la pena cresceva. Pena per Biden, ma pena anche per il paese. Putin e Xi staranno temendo di veder sparire a Washington un presidente siffatto.
Ho cercato, all’inizio, di prendere appunti sulle questioni proposte dai due giornalisti della CNN, che ho trovato correttissimi e, via via, sconcertati dal vedere un simile spettacolo. Ho smesso dopo mezzora, perché in questa partita il merito delle risposte di Biden si è via via sciolto in una minestra di concetti troppo spesso incoerenti, tronchi, spezzettati. E in una postura personale imbarazzante, stanca.
Era stato previsto, prima del confronto tra uno di 81 e uno di 78 anni, che la tenuta mentale, la chiarezza della esposizione, la padronanza del treno dei pensieri, avrebbero fatto la differenza. Così è stato, purtroppo per Biden.
E Trump? I suoi fans repubblicani dell’establishment, da Karl Rove e Rich Lowry, erano preoccupati di vedere sul palco lo stesso litigioso, arrogante, rumoroso Trump del 2020, non solo quello dei dibattiti in TV ma anche quello sprezzante delle conferenze stampa sui vaccini e sul Covid. Evidentemente, da fuori e da dentro il suo entourage, il martellamento a non stravolgere il confronto in una rissa ha sortito l’effetto sperato nei vertici del GOP.
Mai visto un Trump tanto disciplinato, al limite dal suonare dimesso in qualche commento. Da lui, i suoi tifosi più preoccupati era questo atteggiamento che speravano di vedere. Ha fatto sparate e spacconate (“se c’ero io Putin e Hamas non facevano quello che hanno fatto in Ucraina e in Israele”), ma ha saputo evitare trabocchetti e imboscate. Il Trump del 2020 ci sarebbe caduto malamente, stavolta ha applicato la regola, imparata bene e con chissa’ quanto sforzo, di evitare di rispondere a domande precise, se possono essere di danno: come quando non ha risposto alla domanda se farà deportazioni di massa, per esempio. O quando ha risposto “assolutamente” alla domanda se accetterà l’esito del voto se perderà, ma ha aggiunto “se saranno legali, corrette”. Come dire “vedremo, non prendo un impegno alla cieca”.
Insomma, abbiamo visto due personaggi che credevamo di conoscere a memoria, essendo da anni sulla breccia, ma che hanno saputo stupirci clamorosamente. Biden offrendo una prestazione da “sospensione per manifesta inferiorità” personale: quanti americani possono immaginare di averlo a capo del governo fino al 2028? Trump mostrando di sé la versione meno autolesionistica da quando è venuto giù con la scala mobile dalla Trump Tower nel 2015. Paradossalmente, non significa però che l’affondamento personale dell’avversario catapulti automaticamente Trump alla Casa Bianca. Resto dell’idea che un Biden “normale” sarebbe stato l’avversario più ostico per Trump, ma se davvero il ticket Biden-Harris verrà trasformato in qualcosa di nuovo per l’addio volontario o forzato di Biden, bisognerà capire quale sarà il prossimo scenario, oggi non prevedibile.