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Si chiude la tre-giorni di Antony Blinken in Cina: a cosa è servita

Al centro della missione del segretario di Stato USA gli aiuti di Pechino alla Russia e l'escalation nell'Indo-Pacifico

Gennaro MansibyGennaro Mansi
Il presidente cinese Xi incontrerà Blinken

US Secretary of State Antony Blinken arrives in Beijing, capital of China, April 25, 2024. ANSA/EPA/XINHUA / Chen Yehua

Time: 4 mins read

Mantenere costante il dialogo per scongiurare i rischi di una nuova “spirale negativa” nelle relazioni tra Washington e Pechino.

Sotto questi auspici si è svolto venerdì l’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il segretario di Stato USA Antony Blinken, al termine della tre-giorni del capo diplomatico dell’amministrazione Biden in terra cinese.

Il leader del Dragone ha accolto Blinken nello sfarzoso contesto della Grande Sala del Popolo, a pochi passi dall’altrettanto iconica Piazza Tienanmen. Per il ministro degli Esteri statunitensi si tratta della seconda visita a Pechino in meno di un anno – segnale che le due grandi superpotenze globali, pur profondamente divise su una pluralità di questioni, continuano a tenere fede alla promessa comunicativa.

A tenere banco è soprattutto l’appoggio di Pechino alla Russia nell’ambito della guerra in Ucraina: la scorsa settimana Blinken aveva già definito la Cina il “principale contributore” del complesso militare-industriale russo, in quanto fornitrice di macchine utensili, semiconduttori e altri beni a doppio uso militare-civile. Per questo stesso motivo il Dipartimento del Tesoro è al lavoro per studiare sanzioni contro le banche cinesi che agevolano i traffici proibiti con il Paese eurasiatico già sottoposto a sanzioni USA e UE.

“La Russia farebbe fatica a sostenere l’aggressione all’Ucraina senza il sostegno della Cina”, ha dichiarato Blinken ai giornalisti dopo l’incontro con Xi. “Alimentare la base industriale della difesa russa non minaccia solo la sicurezza ucraina, ma anche quella europea”, ha aggiunto, sottolineando come per Washington “garantire la sicurezza transatlantica è un interesse fondamentale”.

Dal canto suo, invece, la Cina ribatte di non aver fornito armi a nessuno dei belligeranti, e di non essere “un produttore o una parte coinvolta nella crisi ucraina”.

“La Cina è felice di vedere gli Stati Uniti fiduciosi, aperti, prosperi e fiorenti”, ha dichiarato Xi. “Speriamo che anche gli Stati Uniti possano guardare allo sviluppo della Cina sotto una luce positiva. È una questione fondamentale che va affrontata”.

Tra i punti all’ordine del giorno anche il programma nucleare e missilistico della Corea del Nord (di cui Pechino è principale mentore e alleato internazionale), il conflitto mediorientale tra Israele e Hamas, le pretese territoriali di Pechino sul Mar Cinese Meridionale e a Taiwan, nonché le politiche economiche e commerciali cinesi ritenute inique dalla Casa Bianca (ossia il tentativo di Pechino di ovviare alla bassa domanda interna smaltendo il surplus di offerta a basso costo – complici i sussidi statali alle imprese – sui mercati esteri).

“Nel complesso, le relazioni tra Cina e Stati Uniti stanno iniziando a stabilizzarsi”, aveva dichiarato precedentemente il ministro degli Esteri Wang Yi a Blinken, prima che i due omologhi iniziassero colloqui-maratona durati ben 5 ore e mezza. “Ma allo stesso tempo, i fattori negativi nelle relazioni sono ancora in crescita e si stanno accumulando, e le relazioni stanno affrontando ogni tipo di interruzione”.

“I legittimi diritti di espansione della Cina sono stati irragionevolmente soppressi e i nostri interessi fondamentali stanno affrontando delle sfide”, ha continuato Wang. “Cina e Stati Uniti devono mantenere la giusta direzione di procedere con stabilità o tornare a una spirale negativa?”.

Wang ha messo in guardia Washington dal superare le “linee rosse” relative alla crescita, alla sicurezza e alla sovranità cinese – riferendosi soprattutto alle rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale e ai progetti di annessione di Taiwan, che gli USA si sono impegnati a proteggere militarmente in caso di aggressione del Dragone.

Blinken è apparso invece più conciliante, sostenendo che le relazioni bilaterali hanno fatto segnare significativi passi avanti. “A nostro avviso, non c’è alcun sostituto della diplomazia faccia-a-faccia per cercare di proseguire, ma anche per assicurarci di essere il più chiari possibile sulle aree in cui abbiamo delle differenze, almeno per evitare fraintendimenti, per evitare errori di calcolo”, le parole del segretario di Stato.

TikTok (ANSA)

La missione di Blinken, che oltre alla capitale Pechino ha fatto tappa anche nel centro economico-finanziario di Shanghai per una visita al campus regionale della New York University, arriva a poche ore dall’entrata in vigore di un pacchetto di aiuti da 95 miliardi di dollari firmato mercoledì dal presidente Joe Biden. La Casa Bianca ha stanziato 8 miliardi di dollari per contrastare l’escalation cinese contro Formosa e le rivendicazioni del Dragone sul corso marittimo, comprese parti di territorio reclamate da Filippine, Vietnam, Indonesia, Malesia e Brunei.

A tal proposito, da lunedì scorso quasi 17.000 soldati filippini e statunitensi hanno dato il via a un’esercitazione militare congiunta della durata di tre settimane, che quest’anno si svolge eccezionalmente nelle isole Batanes, un arcipelago di piccole isole nel Mar Cinese Meridionale delle quali una sola è abitata, ad appena 200 chilometri a sud di Taiwan.

Al contempo è arrivato anche il via libera definitivo al disegno di legge che obbliga la cinese ByteDance a vendere TikTok entro gennaio o aprile 2025 per non incorrere in un oscuramento totale della popolare app di condivisione video negli Stati Uniti. L’azienda è accusata di connivenza con il regime comunista cinese, con il quale potrebbe essere teoricamente costretta a condividere dati sensibili degli utenti USA. Il ban non è avversato solo da Pechino ma anche, sorprendentemente, dal candidato repubblicano Donald Trump – secondo cui si farebbe un indebito favore all’americanissima Meta di Mark Zuckerberg (notoriamente in pessimi rapporti con il magnate).

Alcune indiscrezioni suggeriscono peraltro che ByteDance preferirebbe chiudere le proprie attività negli Stati Uniti piuttosto che vendere la sua piattaforma a un acquirente statunitense. Gli algoritmi su cui TikTok fa affidamento per le sue operazioni sono ritenuti fondamentali per le operazioni dell’azienda, il che rende altamente improbabile una svendita in tempi record. L’app rappresenta una piccola quota dei ricavi totali e degli utenti attivi giornalieri di ByteDance, non apparendo perciò irragionevole che questa possa preferire un rocambolesco addio al mercato USA piuttosto che rinunciare alle attività e ai profitti globali.

Washington e Pechino hanno poi annunciato che nelle prossime settimane si terranno i primi colloqui per gestire i rischi dell’intelligenza artificiale, dove i due Paesi condivideranno “le rispettive opinioni sui rischi e i problemi di sicurezza legati all’intelligenza artificiale avanzata”.

Il viaggio di Blinken è infine servito anche per coordinare gli sforzi contro l’avanzata del fentanil, un potentissimo oppiaceo prodotto in laboratorio dai narcos latinoamericani con sostanze chimiche industriali esportate in maggioranza proprio dalla Cina. L’impennata di consumatori della sostanza ha fatto sì che le droghe sintetiche siano diventate la prima causa di morte degli americani di età compresa tra i 18 e i 45 anni, uccidendo ogni anno più di 110.000 persone nel solo Paese nordamericano.

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Gennaro Mansi

Gennaro Mansi

Giornalista, si occupa principalmente di affari internazionali e di rapporti tra Occidente e Oriente A journalist with a background in comparative law, Gennaro mainly covers world affairs and West-East relations

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