Complice l’intenso pressing statunitense, Israele avrebbe accettato di istituire delle pause umanitarie quotidiane di quattro ore nel nord della Striscia di Gaza a partire da giovedì 9 novembre. Lo riferisce la Casa Bianca, mentre il presidente Joe Biden continua ad incalzare lo Stato ebraico affinché conceda una pausa di almeno tre giorni per facilitare i negoziati con Hamas sulla liberazione degli ostaggi catturati il 7 ottobre.
Secondo l’inquilino della Casa Bianca non c’è tuttavia possibilità di un formale cessate il fuoco, laddove “c’è voluto un po’ di più” di quanto avesse sperato per ottenere anche le pause umanitarie. Biden le aveva richieste al premier israeliano Benjamin Netanyahu già in una telefonata lunedì per facilitare il rilascio di alcuni ostaggi.
Fonti statunitensi riferiscono intanto alla CNN che si sarebbero tenuti incontri fra funzionari israeliani e statunitensi a Doha per lavorare alla liberazione degli oltre 200 prigionieri catturati da Hamas; non si sa quanti siano ancora in vita.
Sul campo, Israele continua a bombardare la striscia di Gaza, anche a sud. L’aviazione israeliana ha continuato a bersagliare anche Gaza City, la capitale dell’enclave palestinese assediata, mentre le forze di terra hanno preso di mira i miliziani di Hamas negli affollati quartieri urbani e nei tunnel sotterranei. Le forze dello Stato ebraico stanno avanzando inesorabilmente verso il centro cittadino e nello specifico verso l’ospedale al-Shifa, dove secondo l’intelligence di Tel Aviv si nasconderebbe il principale quartier generale dei terroristi. Secondo il direttore del nosocomio, la distanza si sarebbe ormai ridotta a poco meno di tre chilometri.
Intanto si è svolta a Parigi conferenza convocata dall’Eliseo sugli aiuti umanitari per Gaza, con numerosi funzionari di nazioni occidentali e arabe (tra cui il premier palestinese Salam Fayyad), delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che Israele ha il diritto di difendersi, ma che ha anche la “responsabilità di rispettare la legge”.
“Tutte le vite hanno lo stesso valore e non ci sono due pesi e due misure per quelli di noi che hanno valori universali e umanistici”, ha chiosato il leader dell’Eliseo. Mentre Mirjana Spoljaric Egger, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, si è rivolta ai leader politici presenti a Parigi per dire che “Siamo di fronte a un catastrofico fallimento morale, che il mondo non deve tollerare. Vi esorto a compiere passi politici concreti per garantire uno spazio umanitario duraturo, proteggere il ruolo speciale degli attori neutrali, fornire finanziamenti adeguati e sollecitare il rispetto per l’attuazione pratica delle leggi di guerra.”
Oltre ai combattimenti, che secondo il ministero della Sanità di Gaza – facente capo ad Hamas – avrebbero già provocato oltre 10.800 morti (due terzi dei quali donne e bambini), la diplomazia e i generali si interrogano anche sul futuro di Gaza all’indomani dell’operazione militare di Tsahal. La Striscia tornerà sotto il controllo israeliano?
Non deve succedere, ripetono molti diplomatici fra cui il ministro degli Esteri britannico James Cleverly che è arrivato in Arabia Saudita per incontrare i ministri degli Esteri dei Paesi del Medio Oriente e discutere
della situazione nella Striscia. “L’esercito israeliano è attualmente a Gaza e abbiamo detto che qualsiasi responsabilità in materia di sicurezza che si assumeranno a causa dell’operazione militare a Gaza deve essere temporanea e deve esistere solo finché saremo in grado di muoverci verso una leadership palestinese. Una leadership palestinese che vogliamo vedere impegnata per la pace, impegnata per la soluzione dei due Stati”.
Dallo scoppio della guerra, anche l’amministrazione Biden è tornata a chiedere una soluzione improntata su due Stati Israele-Palestina, ma non ha ancora fornito una tabella di marcia per il riavvio dei negoziati di pace, di fatto interrottisi nel 2014.
Secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lo “scenario migliore” consisterebbe in un’Autorità palestinese “auspicabilmente rinvigorita” che assuma un certo grado di leadership politica su Gaza.