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MAGA contro i giudici di Trump, minacce di morte

In Georgia rivelati gli indirizzi dei membri del gran giurì che ha indiziato 19 persone con la legge "Rico".

Massimo JausbyMassimo Jaus
MAGA contro i giudici di Trump, minacce di morte

Trump al rally di Mesa, in Arizona

Time: 3 mins read

L’offensiva dei sostenitori di Trump non si è fatta attendere. Il ventre oscuro dell’America, MAGA, QAnon, suprematisti bianchi, si sono scatenati con insulti razzisti, minacce di morte e strampalate teorie complottiste che prendono di mira giudici, inquirenti e giurati coinvolti nelle vicende giudiziarie dell’ex presidente, come quelli che in Georgia hanno votato per l’incriminazione di Trump. Ma non solo. Minacciata anche Tanya Chutkan, il magistrato federale che a Washington presenzia il procedimento penale contro l’ex presidente e per questo Abigail Jo Shry di Alvin, una donna del Texas, è stata arrestata.

Il giudice federale di Washington Tanya S. Chutkan
La fanatica trumpiana, Abigail Jo Shry, arrestata

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcuni post accusavano il procuratore distrettuale Fani Willis di aver scelto i giurati del gran giurì tra noti attivisti di sinistra. Un post su Truth, la piattaforma social fondata dallo stesso Trump, ha alimentato gli attacchi razzisti: “Non hanno mai perseguito quelli che hanno truccato le elezioni”, ha scritto l’ex presidente, “hanno perseguito solo quelli che hanno combattuto per trovare gli imbroglioni”.

Il post di Trump su Truth

Quest’ultima parola scritta in maiuscolo, in inglese, è “riggers”: cambia solo la prima consonante rispetto alla N-word, la parola con la N. È un insulto razzista che è un vero tabù. Molti dei sostenitori d Trump hanno immediatamente colto il gioco di consonanti, utilizzando “riggers” in luogo della N-word contro Willis ma anche contro altri due magistrati afroamericani che hanno incriminato l’ex presidente in due diversi procedimenti: il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che ha istruito l’inchiesta sui pagamenti alla pornostar Stormy Daniels, e l’Attorney General di New York Letitia James, che indaga sulle frodi della Trump Organization. E immediatamente sui siti di estrema destra sono comparsi non solo i nomi dei giurati che hanno incriminato Trump in Georgia, ma anche i loro indirizzi, le loro foto e le loro occupazioni.

In un caso, un noto sostenitore di Trump ha condiviso postando sul suo sito che ha oltre 2 milioni di follower i profili dei social media dei giurati. Il post ora è stato rimosso.

Il sostenitore di Trump è la stessa persona che aveva precedentemente promosso il Pizzagate, la folle teoria del complotto satanico organizzato da Hillary Clinton, Bill Gates, George Soros, Oprah Winfrey nella cantina di una pizzeria a Washington, dove si svolgevano orge sataniche con bambini. Assurde follie che hanno portato un uomo armato a sparare con un fucile d’assalto in una pizzeria di Washington nel 2016, affermando che stava tentando di trovare e salvare i bambini dai “mostri”.

In questo clima surriscaldato si svolgono le trattive tra gli avvocati dei 19 imputati e la procura distrettuale di Fulton County, in Georgia, per determinare i tempi in cui si dovranno costituire. Lo sceriffo locale non intende risparmiare il “perp walk”, le manette e la foto segnaletica a nessuno, a meno che le autorità non decideranno diversamente.

Due degli avvocati di Trump, incriminati insieme all’ex presidente affermano di non avere i mezzi economici per sostenere le spese legali. Rudy Giuliani, che nei giorni scorsi ha messo il suo appartamento di Manhattan in vendita, vuole che Trump paghi per la sua difesa. L’altra avvocata Jenna Ellis ha aperto una raccolta fondi in un sito cristiano fondamentalista per pagare gli avvocati. L’ex presidente si sarebbe rifiutato di aiutarli economicamente, un rischio questo che lo rende vulnerabile ad un potenziale “pentimento”.

L’ex sindaco di New York Rudy Giuliani
L’avvocata Jenna Ellis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti e 19 gli imputati dovranno costituirsi entro venerdì 25 agosto a mezzogiorno. Tre giorni prima è in programma il primo dibattito tv tra i candidati del GOP che prendono parte alle primarie presidenziali. Trump non ha ancora fatto sapere se parteciperà, ma presente o assente le sue incriminazioni saranno l’argomento della serata.

Il giornale online Politico.com, scrive che in caso di condanna Trump non potrà confidare nella grazia presidenziale (che copre solo reati federali) ma neppure chiedere aiuto al governatore perché, a differenza di altri Stati, in Georgia non ha questo potere. La grazia, scrive Politico, può essere concessa solo dal Georgia State Board of Pardons and Paroles, un organismo di cinque membri previsto dalla Costituzione. Il board considera però le richieste solo dopo almeno cinque anni che una persona ha iniziato a scontare la pena, salvo limitate eccezioni. Se Trump venisse condannato in Georgia per tutti o la maggior parte dei 13 capi di imputazione a suo carico, è probabile quindi che dovrà affrontare almeno un po’ di tempo in prigione, dal momento che molte delle accuse contro di lui comportano pene detentive minime obbligatorie.

I sondaggi mettono in evidenza che l’ex presidente è sempre il candidato preferito dai repubblicani per le presidenziali dell’anno prossimo. Conduce con più di 20 punti di vantaggio su DeSantis. L’allarme per l’ex presidente viene dagli indipendenti, cioè dagli americani che votano ma che non sono affiliati a nessuno dei due partiti e che rappresentano la maggioranza dell’elettorato alle presidenziali. Secondo l’indagine condotta dall’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research, quasi due indipendenti su tre, il 73% degli intervistati, hanno affermato che non voteranno per lui. Il sondaggio ha anche rilevato che il 53% degli americani afferma che sicuramente non sosterrà Trump se fosse il candidato repubblicano l’anno prossimo.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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