Il 23 luglio, il presidente del Niger Mohamed Bazoum – filo occidentale – era a Roma per un vertice sulle migrazioni con una ventina di altri leader mediterranei ed africani. Tornando in patria, ha scoperto di non essere più presidente: il colpo di Stato militare del 26 luglio lo ha rimosso dal potere – uno di quegli eventi africani che sembrano distanti e invece hanno grande importanza per la comunità internazionale.
Bazoum ne scrive oggi in un editoriale sul Washington Post invitando gli Stati Uniti e tutta la comunità internazionale ad aiutarlo “a restaurare l’ordine costituzionale”. Dichiarando di scrivere “da ostaggio”, avverte che il Niger potrebbe cadere sotto il controllo della Russia, e che l’unico modo “per ottenere un progresso sostenibile contro povertà e terrorismo” è “combattere per i nostri valori congiunti, inclusi il pluralismo democratico e il rispetto per lo stato di diritto”.
Manifestazioni filorusse e bandiere russe sono state molto presenti nelle strade nigerine negli ultimi giorni. Sebbene si tratti probabilmente di dimostrazioni organizzate e non spontanee, appare chiaro che almeno una parte della popolazione sembra guardare a Mosca come a un potenziale ‘liberatore’ dall’influenza dell’Occidente e delle sue istituzioni economiche (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale), e che nutre una profonda ostilità in particolare verso la Francia, ex potenza coloniale nel paese.

Il Niger è un vasto Paese dell’Africa occidentale, e uno dei più poveri del mondo, ma molto impegnato con l’Occidente nella lotta al terrorismo islamico. I militari affermano di aver preso il potere per governare la situazione economica. Si teme che vogliano chiudere le basi militari francesi e statunitensi presenti sul territorio; venerdì 4 agosto hanno interrotto le relazioni diplomatiche con Francia, Stati Uniti, Togo e Nigeria, richiamando gli ambasciatori dai quattro Paesi. Togo e Nigeria stavano cercando di negoziare con la giunta militare per contro dell’Ecowas, l’organizzazione dei paesi dell’Africa occidentale che hanno minacciato un intervento contro i golpisti.
L’Ecowas ha dato un ultimatum entro domenica alla giunta militare per reinsediare il presidente esautorato.
Stati Uniti ed Unione europea vogliono evitare un intervento diretto nel paese (sebbene la Francia di Emmanuel Macron possa essere tentata di intervenire in proprio nella sua ex colonia, soprattutto a difesa dei suoi avamposti militari). La questione però è più ampia del Niger e riguarda appunto la Russa di Vladimir Putin, che manovra per aumentare la sua influenza in Africa. Nel suo editoriale, Bazoum sul Washington Post oggi punta il dito contro i mercenari del gruppo Wagner. Il loro leader Prighozin sarà anche in disgrazia dopo aver cercato di sfidare Putin in Ucraina, ma la Wagner continua ad essere utile allo ‘zar’ coi suoi solidi appoggi in molti paesi della regione africana.
La Russia, impegnata nella guerra che ha scatenato in Ucraina con l’invasione di ormai 18 mesi fa, dimostra all’Occidente la sua ostilità anche su altri terreni. L’Africa resta così terra di conquista; l’era del colonialismo ottocentesco è passata, quella della dominazione economica no. L’impatto che tutto ciò può avere in termini di migrazioni, equilibri africani e strategie geopolitiche è incalcolabile.