Dalle scorse ore c’è una grande novità per gli utenti canadesi di Facebook e Instagram: sulle loro bacheche social non c’è più nessuna notizia. Tutta colpa della decisione del colosso tech Meta di censurare le news pubblicate sui due social nel Paese nordamericano.
Quella della holding guidata da Mark Zuckerberg – proprietaria anche di WhatApp e del neo-lanciato Threads – è a tutti gli effetti una rappresaglia contro l’Online News Act, una legge federale (passata lo scorso 22 luglio) che obbliga i giganti tecnologici come Meta e Google a compensare gli editori per la pubblicazione delle notizie sui social e nei motori di ricerca.
Il completo oscuramento delle notizie verrà progressivamente attuato “nel corso delle prossime settimane”, ha dichiarato martedì Meta sul proprio blog. Ciò significa che i contenuti giornalistici pubblicati dagli organi di informazione locali canadesi e internazionali su Facebook e Instagram non saranno più visibili agli utenti localizzati nel Paese nordamericano.
“La legislazione si basa sull’errata premessa che Meta tragga ingiustamente vantaggio dai contenuti giornalistici condivisi sulle nostre piattaforme, mentre è vero il contrario”, si legge nel blog. Meta sostiene infatti che siano piuttosto gli organi di informazione a condividere “volontariamente” i contenuti per ampliare il proprio pubblico.
Ma non è finita qui, dato che anche Google si appresta a fare lo stesso. La società di Mountain View ha infatti dichiarato che eliminerà i link agli articoli dei media canadesi dal più popolare motore di ricerca del mondo. Il presidente per gli affari mondiali, Kent Walker, sostiene che al momento sia impossibile trovare soluzioni alternative, dato che l’Online News Act espone Google a “responsabilità finanziarie senza limiti”, facendole pagare per la visualizzazione di link ad articoli di notizie.
La legge canadese – fortemente voluta dal premier liberale Justin Trudeau – è ispirata a un’analoga norma entrata in vigore nel 2021 in Australia. Dopo un breve oscuramento anche nel Paese oceanico, Meta e Google erano tuttavia riuscite a trovare un accordo in extremis con una trentina di media australiani, ai quali sono stati corrisposti complessivamente 200 milioni di dollari. Una norma simile è allo studio anche dei legislatori della California, ma non verrà discussa prima del prossimo anno.