È sconcerto nella comunità cattolica californiana dopo l’efferato assassinio del vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Los Angeles, David O’Connell.
Il sacerdote 69enne è stato trovato sabato nel letto di casa sua ad Hacienda Heights, una villa residenziale com quattro stanze e tre bagni, dopo essere stato freddato con un colpo di pistola al petto. A nulla è servito il ricovero d’urgenza in ospedale per cercare di tenerlo in vita.
Lunedì la polizia ha arrestato un sospetto, ritenuto il possibile killer. Si tratta di Carlos Medina, 65 anni, marito della collaboratrice domestica del prelato, che è stato fermato a Torrance. Non è ancora chiaro il movente del presunto assassino, ma un informatore ha riferito alle autorità di aver visto Medina agire stranamente dopo il delitto e rivendicare il fatto che il vescovo gli “doveva dei soldi”.
L’arcivescovo di Los Angeles, José H. Gomez, ha ricordato l’amico O’Connell in un comunicato stampa in cui lo ha definito “un artigiano della pace con un cuore rivolto ai poveri e agli immigrati”. Nel documento si ricorda inoltre come la vittima fosse “appassionata nella costruzione di una comunità in cui la santità e la dignità di ogni vita umana fossero onorate e protette”.
O’Connell, nato in Irlanda, si era trasferito in California nel lontano 1979. Dopo l’ordinazione, aveva prestato servizio come viceparroco in numerose comunità cattoliche di Los Angeles – prima di venire promosso a vescovo ausiliare da Papa Francesco nel 2015.
Il sacerdote di origini irlandesi ha svolto un ruolo di prim’ordine nel facilitare l’integrazione degli immigrati latinoamericani in California. È stato infatti a capo dell’Interdiocesan Southern California Immigration Task Group, il cui compito è assistere le famiglie e i bambini in cerca di asilo provenienti dall’America Centrale.
O’Connell aveva svolto il suo lavoro pastorale nei quartieri più poveri e violenti, concentrando il suo sforzo nell’aiutare i bambini ad andare a scuola e restarci fino al diploma.