È stato un addio a un tempo sobrio e caloroso quello che Papa Francesco e la folla assiepatasi a Piazza San Pietro hanno voluto tributare giovedì mattina al “Papa emerito” Benedetto XVI – al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, deceduto lo scorso 31 dicembre alla veneranda età di 95 anni a seguito di non meglio precisati “problemi respiratori”.
Un commiato che scrive una nuova pagina nella millenaria storia del cattolicesimo. Si tratta infatti della prima volta in assoluto che le esequie di un (ex) pontefice vengono celebrate da un successore già in carica. Una circostanza, questa, che si aggiunge alla già epocale decisione ratzingeriana di dimettersi dal soglio di Pietro nel 2013 (608 anni dopo l’ultimo a farlo: Gregorio XII).
Fin dalle prime ore della notte, in una Roma forse mai così fredda e nebbiosa, code di fedeli si erano formate in Via della Conciliazione e nelle adiacenze del colonnato di Bernini per accedere alla piazza-simbolo della cristianità. A questi, nel corso della tiepida mattinata, si sono mano mano aggiunti leaders religiosi e laici – tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz.
Oltre a loro, hanno presenziato anche l’ex regina Sofia di Spagna (madre del monarca Felipe), il re Filippo del Belgio e la regina Matilde, l’ambasciatore statunitense alla Santa Sede Joe Donnelly, i premier di Ungheria (Viktor Orban), Polonia (Mateusz Morawiecki) e Cechia (Petr Fiala), e molti altri ancora.
Il nutrito gruppo di dignitari esteri, provenienti in maggioranza dall’Europa, ha però potuto partecipare al solenne rito solo in qualità di “fedeli”. Trattandosi delle esequie di un papa dimissionario, infatti, quello di giovedì non è stato un funerale di Stato, e così le uniche delegazioni ufficiali riconosciute dal Vaticano sono state quelle di Italia e Germania (Paese natio di Ratzinger), oltreché della Baviera.
Per volontà dello stesso Papa emerito, sono state esequie largamente caratterizzate da “semplicità” e “sobrietà” – due valori la cui centralità il Santo Padre aveva già sottolineato nel suo discorso inaugurale del 2005, definendosi un “umile lavoratore nella vigna del Signore”.

“Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”, ha esordito Papa Francesco nella sua omelia funebre, preceduta dalla recita collettiva del rosario. Bergoglio ha chiesto di “affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”.
Al termine del rito funebre – durante il quale un gruppo di fedeli ha urlato “Santo subito” (analogamente a quanto avvenuto ai funerali di San Giovanni Paolo II) – è toccato proprio a Bergoglio dare gli ultimi saluto e benedizione alla bara del predecessore, sulla cui superficie è stato collocato un Vangelo aperto.
In seguito il feretro di Ratzinger è stato trasferito nelle Grotte Vaticane, nella stessa cappella che ha in passato accolto le spoglie di Giovanni Paolo II (poi canonizzato e traslato nella Cattedrale di S. Pietro) e quelle dei predecessori Giovanni Paolo I e Paolo VI.

Come accennato, le esequie di giovedì hanno costituito un unicum nella storia ecclesiastica: mai prima d’ora un Papa aveva celebrato il funerale di un papa emerito. Per non farsi trovare impreparata, dal 2013 la Santa Sede – attraverso l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche – si era già premunita di una liturgia funebre pontificale ad hoc (affidata a Monsignor Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie).
Tre le principali differenze rispetto al rito tradizionale: in primis, la presidenza delle esequie è spettata al Papa regnante e non già al cardinale decano (curiosamente, fu proprio Ratzinger – in veste di cardinale decano – a celebrare i funerali di Wojtyła). In secondo luogo, non si è pregato per un pontefice deceduto in carica, bensì per il “vescovo emerito di Roma“. Infine, non sono scattati i cosiddetti “novendiali” – ossia i nove giorni di lutto papale dopo i quali avviene il conclave, chiaramente superfluo dato che un Santo Padre è già in carica.