“Una lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio, di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale”: sono questi i motivi che hanno spinto l’ONG Appeal of Conscience Foundation a premiare Mario Draghi come “statista dell’anno” (best statesman).
La cerimonia si è tenuta lunedì sera al Pierre Hotel di Manhattan a New York, nel corso della 57ma edizione dell’Annual Awards Dinner, che precede di appena 24 ore l’atteso intervento del premier uscente all’Assemblea generale dell’ONU.
Davanti al rischio di una nuova “polarizzazione” da Guerra Fredda scatenata dall’aggressione russa dell’Ucraina, ha detto il presidente del Consiglio nel suo discorso, sarà la maniera in cui “trattiamo con le autocrazie” che “definirà la nostra capacità di plasmare il futuro”.”
Per Draghi saranno necessari “franchezza, coerenza e impegno”, e bisognerà essere “chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società”, la fede nella democrazia e “nello Stato di diritto”, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale. Ideali che, secondo Draghi, dovrebbero “guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile”.
Il premier afferma che “bisogna rispettare le linee rosse”, anche per non “pentirsene dopo”. Bisogna perciò essere pronti insomma a “collaborare” anche con i Governi autoritari ma senza “compromettere i nostri valori fondamentali”. Secondo il capo di Palazzo Chigi, la comunità occidentale si è dimostrata “ferma e unita” nel sostegno all’Ucraina, il cui “eroismo” è “un potente promemoria di ciò per cui lottiamo, di ciò che stiamo per perdere”.
Nonostante la “tristezza” di questi tempi, Draghi si professa comunque ottimista che la Russia possa “tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945” e che l’Ucraina possa trovare quella “pace” che non bisogna smettere di cercare. “Solo la cooperazione globale – ha concluso il premier – può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici”.

Nel corso della serata, a cui hanno partecipato circa 450 persone tra leaders religiosi, top managers dell’alta finanza e membri della società civile, parole di elogio per il premier italiano sono state espresse anche dal presidente statunitense Joe Biden e dall’ex Segretario di Stato Henry Kissinger, levigato (e assai controverso) protagonista della politica estera USA dello scorso secolo.
In un messaggio alla fondazione interreligiosa, la Casa Bianca ha ringraziato il premier per la sua “leadership” e per la “voce forte” che il suo Governo ha avuto nella promozione dei diritti umani. Ancora più lusinghiero è stato il 99enne premio Nobel per la pace Kissinger (amico personale di Draghi che ha consegnato materialmente il premio), che ha sottolineato il “coraggio” e la “visione” del premier, i quali faranno sì che “resterà con noi a lungo”.