Avrebbero provocato circa 60 morti le bombe lanciate dall’esercito russo su una scuola del villaggio di Bilohorivka, nella regione ucraina orientale di Luhansk. Lo ha riferito sul suo canale Telegram il governatore della regione per conto di Kyiv, Serhiy Gaidai. Finora, sarebbero state tratte in salvo una trentina di persone sulle novanta complessivamente presenti nell’edificio al momento dell’attacco.
Lo strike, il cui numero di vittime non è verificabile indipendentemente, arriva nel bel mezzo dell’offensiva di Mosca nel Donbass russofono. Proprio lì, al confine con la Russia, si trovano infatti le due repubbliche secessioniste filo-russe di Luhansk e Doneck, dal 2014 in guerra col Governo di Kyiv e riconosciute come Stati indipendenti dal Cremlino pochi giorni prima dell’invasione militare dell’Ucraina.
Conquistare il Donbass consentirebbe alla Russia di annettere de facto (e de jure) la ricca regione al proprio territorio, privando così Kyiv di una delle sue aree economicamente più floride e con la più alta presenza di materie prime.
L’intensificazione della pressione militare russa sul Donbass arriva peraltro dopo settimane in cui Mosca ha infruttuosamente cercato di conquistare manu militari Kyiv e i palazzi del potere per un possibile regime change. La strenua resistenza delle truppe di regolari e volontari ucraini ha però determinato una ritirata tattica verso l’Est del Paese e verso città portuali dall’alto valore strategico quali Odessa (sul Mar Nero) e Mariupol’ (sul Mar d’Azov).

A Mariupol’ continua l’asfissiante assedio russo contro l’acciaieria Azovstal, ultima roccaforte di resistenza ucraina in una città fantasma devastata dall’artiglieria di Mosca. Un corridoio umanitario concordato dai due belligeranti ha consentito la quasi totale evacuazione di donne, bambini e anziani rifugiatisi nei cunicoli sottostanti l’impianto. A combattere colpo su colpo i russi rimane però un nutrito manipolo di uomini, tra cui il battaglione Azov, una brigata di dichiarate simpatie nazionaliste neo-naziste pronta a difendere “fino alla morte” la città dagli aggressori russi. “Tanto ci ucciderebbero comunque”, afferma qualcuno di loro.
Ad Odessa, invece, sabato quattro missili russi hanno colpito una fabbrica di mobili e l’aeroporto, danneggiando altresì le abitazioni circostanti. La città costituisce il principale porto ucraino sul Mar Nero, da dove transita gran parte dell’export di Kyiv.
Le prossime ore metteranno probabilmente a dura prova la capacità di resistenza ucraina: il 9 maggio a Mosca si terrà la grandiosa parata del Giorno della Vittoria, in cui tutta la Russia commemora la vittoria sovietica contro la Germania nazista. In quell’occasione, Vladimir Putin terrà un discorso alla nazione in cui sarà pressoché inevitabile il riferimento a quelli che ha più volte definito i nuovi “nazisti” al potere a Kyiv. Altrettanto prevedibile che il Cremlino, intensificando attacchi aerei e di artiglieria, abbia perciò intenzione di esibire un’altra “vittoria contro il nazismo” alla sua opinione pubblica.