Vlad Tanyuk 6 anni porta cibo sulla tomba della mamma morta di fame a Bucha. Si intravedono una scatola di succo d’arancia e dei barattoli. Quello che è riuscito a trovare per confortare la mamma che non c’è più e che lui immagina di poter aiutare. Non servono fiori pensa Vlad, che sarebbero peraltro impossibili da trovare nel mattatoio di Bucha. Alla mamma che ha visto morire di stenti serve cibo per riprendersi. Gli orrori della guerra non saranno mai cancellati dall’anima di questo bambino e dei suoi coetanei ucraini che stanno vedendo e vivendo quello che un bambino non dovrebbe mai sopportare.
Le mani in tasca, il cappuccio alzato trasmette una sensazione di desolazione e disperazione. Un altro pezzo degli orrori che stanno emergendo da Bucha esempio di dove possa arrivare la violenza dell’uomo, quando la parola passa alle armi e alla propaganda dell’odio. Ma qual è il limite se c’è un limite? Sino a quale apice può arrivare tale violenza? Sino a quando il raccapriccio per quello che vediamo non sarà sostituito dell’abitudine e dall’assuefazione? “Bucha ha detto il cardinale Parolin, Segretario di stato Vaticano, è il punto di svolta che spero – ha aggiunto – faccia riflettere tutti sulla necessità di mettere fine a questa guerra”. Parole di saggezza in un momento in cui non si sente più parlare di trattative di pace, ma anzi di invio di altre armi sempre più sofisticate.
Una nuova offensiva, ancora più feroce starebbe per partire nel Donbass, rivelano le intelligence occidentali. I russi si stanno riorganizzando per conquistare quello che era sin dall’inizio il bottino dichiarato: la conquista delle regioni di Donetsk e Lugansk e forse andare oltre verso Odessa. Migliaia di civili sono in fuga, perché almeno questa volta gli abitanti dei centri delle future battaglie sono stati avvisati dalla vice prima ministra di scappare in fretta per non diventare carne da macello dei soldati in guerra, come accaduto a Bucha, Boridyanka e Mariupol.
I russi si stanno riorganizzando e in attesa del nuovo attacco di Mosca in Donbass, temo che assisteremo ad altre tragiche scoperte man mano che le città saranno liberate dai combattimenti. Altre fosse comuni, altri massacri, altro dolore. Altri bambini che saranno costretti a seppellire le mamme come Vlad, che nella sua solitudine appare diventato adulto all’improvviso, in un mondo feroce che non l’ha protetto.
Discussion about this post