Come il mare in tempesta palesa i segni della devastazione quando si ritira, così il ritiro delle truppe russe dalla regione di Kyiv ha fatto emergere le salme sfigurate di decine di civili a Buča, forse centinaia. Parliamo di una cittadina a una ventina di km a nord-est della capitale ucraina, incastonata tra Irpin’ e Gostomel’ – quest’ultima strategicamente importante poiché sede di uno degli aeroporti internazionali che servono la capitale Kyiv (l’Antonov).
I russi, come si accennava poc’anzi, sono andati via. Come per tutto il resto, anche sui motivi della ritirata delle truppe di Mosca non c’è accordo: per i russi si è trattato di un sincero “passo concreto per la de-escalation“; per gli ucraini, una semplice ricalibrazione degli obiettivi nel breve periodo. In sostanza, secondo Kyiv, il Cremlino – e la pletora di yes men che affiancherebbero Putin nelle stanze dei bottoni – si sarebbe reso finalmente conto dell’assurdità di assediare un Paese grande due volte l’Italia con 150.000 uomini e avrebbe perciò concentrato gli sforzi sulla zona più lucrosa: il Donbass e la Crimea, oltre a tutto ciò che c’è nelle immediate vicinanze (leggasi: Odessa, Mariupol’ e Charkiv).

Quale che ne sia stata la ragione, i russi non ci sono più. A non esserci più è però anche chi non è sopravvissuto all’assedio russo alla periferia della capitale: almeno 410 ne ha contati il Governo di Kyiv, apparentemente in larga parte civili. Decine di loro sono stati fotografati per le strade di Buča, Irpin’ e Gostomel’. Cadaveri privati della più elementare umanità con evidenti segni di percosse, gravi ustioni, nella migliore delle ipotesi seppellite alla bell’e meglio in fosse comuni.
La procuratrice generale ucraina si è spinta oltre, affermando l’esistenza di vere e proprie “camere di tortura” dove sarebbero stati scoperti i cadaveri di cinque uomini con le mani legate. Affermazioni documentate da reperti fotografici ma non verificabili indipendentemente, e che perciò ci limitiamo a riportare per completezza d’informazione. Ciò che però è confermato è che quella dei cadaveri per le strade di Buča è tutt’altro che una “messinscena” – come l’ha invece screditata il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor’ Konašenkov. Secondo Mosca, infatti, i servizi speciali ucraini avrebbero artatamente inscenato ritrovamenti di civili uccisi a Buča, Sumy e Konotop.
https://twitter.com/KyivIndependent/status/1511092656759316485
Eppure, come rivelato dal New York Times, le immagini satellitari ad alta risoluzione della società Maxar Technologies hanno mostrato che decine di corpi ritrovati in queste ore sono fermi lì per settimane, da molto prima che i russi abbandonassero le loro postazioni (e quindi da molto prima che gli ucraini avessero tempo di “inscenare” il massacro).
Le immagini analizzate dal quotidiano newyorkese mostrano oggetti scuri di dimensioni simili a un corpo umano che appaiono nella Jablonska ulica tra il 9 e l’11 marzo, esattamente nella stessa posizione in cui sono stati trovati dalle truppe ucraine. In un altro video girato sulla Jablonska si vedono altri tre cadaveri tra il 20 e il 21 marzo, di cui uno giace accanto a una bicicletta e un altro vicino a un’auto abbandonata.
Non è ancora verificabile indipendentemente il numero effettivo di cadaveri, e se questo corrisponda agli “almeno 410” dichiarati dai funzionari ucraini. Dal racconto dei reporters, sembra però chiaro che la maggior parte di loro sia stata freddata a distanza ravvicinata piuttosto che da bombe.
https://twitter.com/malachybrowne/status/1511066858790785032
Quanto successo a Buča potrebbe essere però solo il primo capitolo di una serie drammatica di ritrovamenti analoghi. A sostenerlo sono il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj e il suo portavoce Sergii Nykyforov, secondo cui è questione di ore prima che vengano scoperte macabrità simili nella periferia nord di Kyiv, ma anche a Sumy e Chernihiv.
I fari sono ora puntati soprattutto sulla cittadina di Borodyanka, vicina all’omonimo aerodromo. Secondo il sindaco Georgiy Erdko, intervistato dall’ANSA, i corpi di almeno 200 civili sarebbero sotto le macerie dei palazzi. Anche qui i segni delle forze di occupazione: il corpo esanime di un uomo con le mani legate e una busta alla testa. La procuratrice Iryna Venediktova sembra essere d’accordo: è a Borodyanka che c’è “la peggiore situazione in termini di vittime”.