Otto serbatoi di benzina e gasolio sono andati a fuoco venerdì mattina in seguito a un presunto raid aereo dell’aviazione ucraina nella regione russa di Belgorod, a poca distanza dal Donbass in guerra. Lo riferisce l’agenzia di stampa TASS, che cita fonti locali.
Qualora la paternità ucraina dell’attacco venisse confermata, l’agguato costituirebbe un significativo allargamento del fronte anche al di là del territorio ucraino.
Sul proprio canale Telegram, il governatore della regione di Belgorod Vjacheslav Gladkov si è detto certo che l’incendio sia opera dell’incursione di due elicotteri da combattimento di Kyiv, che volando a bassa quota sarebbero riusciti a sfuggire ai radar e a colpire il locale deposito, gestito dal gigante energetico russo Rosneft.
Video of the two Ukrainian Mi-24 helicopters striking the oil storage facility in Belgorod with rockets. https://t.co/4Lt5l1Xc3S pic.twitter.com/d5zj4GWjou
— Rob Lee (@RALee85) April 1, 2022
La struttura si trova a circa 35 chilometri a nord del confine tra Ucraina e Russia, e ad essere esplosi sarebbero 8 serbatoi di petrolio sui 27 totali. Non sembrerebbero esserci al momento né vittime né feriti, malgrado le squadre di soccorso siano dovute intervenire massicciamente con 50 mezzi e 170 vigili del fuoco per domare le fiamme e costringere gli abitanti delle case più vicine al fuoco a lasciare immediatamente le loro abitazioni.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha avvertito che il presunto raid ucraino a Belgorod “peserà sui colloqui”. Il Governo ucraino non ha finora rivendicato l’attacco, smentendo che siano stati due elicotteri dell’aviazione di Kyiv a provocare l’esplosione.
Intanto, in Ucraina prosegue la controffensiva delle forze di Kyiv. Sfruttando una fase di relativa calma dovuta alla promessa russa di interrompere le operazioni nel nord del Paese (per concentrarsi sulle operazioni in Donbass), le truppe ucraine sono riuscite a riprendere i villaggi di Sloboda e Lukashivka, ubicate tra Chernihiv e la capitale del Paese aggredito dalla Russia.
Le truppe russe hanno inoltre perso il controllo della centrale nucleare di Chernobyl, dopo indiscrezioni secondo cui alcuni soldati di Mosca sarebbero rimasti “significativamente” contaminati da radiazioni scavando trincee nella foresta che circonda l’impianto colpito dal disastro del 1986.