“È molto probabile” che l’ex presidente Donald Trump abbia ostacolato illegalmente i lavori del Congresso tentando di sovvertire il risultato elettorale il 6 gennaio del 2021. Lo ha stabilito il giudice federale David Carter nell’ordinanza di 44 pagine in cui emette l’ingiunzione all’avvocato John Eastman, di consegnare 101 email alla Commissione della Camera che sta indagando sull’assalto a Capitol Hill. Per dieci email, invece, è stata riconosciuta la riservatezza. Gli avvocati di Eastman hanno detto che rispetteranno la decisione e consegneranno le lettere alla Commissione d’inchiesta della Camera.
“Sulla base delle prove presentate – scrive il giudice – la Corte ritiene molto probabile che l’allora presidente Trump abbia tentato in modo illegale di ostacolare la sessione congiunta del 6 gennaio 2021», c’è scritto nella sentenza. Una decisione che potrebbe aprire la porta per una inchiesta federale del Dipartimento della Giustizia sull’assalto al Congresso. Finora l’Attorney General, Merrick Garland, si è dimostrato restio ad avviare una indagine.
Tra una settimana la Commissione ascolterà alcune testimonianze cruciali sui legami tra Oath Keepers e Proud Boys che potrebbero essere determinanti per capire il ruolo di Trump nell’assalto al Congresso e gli eventuali legami tra i due gruppi di estrema destra e gli organizzatori della dimostrazione Save America che ha immediatamente preceduto l’attacco.
Tra le persone che compariranno davanti alla Commissione ci sarà anche Jared Kushner, il genero dell’ex presidente Donald Trump. Il marito di Ivanka si presenterà di sua spontanea volontà questa settimana. Il giorno dell’attacco Kushner non si trovava alla Casa Bianca, ma è stato uno dei consiglieri più ascoltati da Trump nei suoi tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 e restare al potere. La Commissione interrogherà anche Ginni Thomas, moglie del giudice della Corte suprema Clarence Thomas e lobbysta ultraconservatrice.

Ginni Thomas è finita al centro della cronache qualche giorno, dopo uno scoop giornalistico di Bob Woodward e Robert Costa che sul Washington Post hanno pubblicato che tra le elezioni di novembre 2020 e il tentativo insurrezionale del 6 gennaio era in stretta comunicazione con l’allora capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, facendogli pressioni per ribaltare il risultato del voto. I messaggi – 29 in tutto, di cui 21 inviati da lei e 8 da lui – hanno rivelato contatti continui tra Ginni e il braccio destro di Trump, proprio mentre l’allora presidente e i suoi alleati minacciavano di rivolgersi alla Corte Suprema per contestare la vittoria di Joe Biden. In uno di questi, datato 10 novembre, la moglie del giudice Thomas chiede a Meadows di “aiutare il nostro grande presidente a restare al suo posto”, definendo la vittoria di Biden “il più grande furto della nostra storia tentato dalla sinistra”.
I messaggini della moglie del giudice Thomas gettano un’ombra sulla Corte Suprema, già ritenuta troppo politicizzata e conservatrice con le nomine effettuate da Trump. Dei nove magistrati il giudice Thomas è il più conservatore ed è stato il più fedele difensore dell’ex presidente.
La Commissione d’inchiesta della Camera ha denunciato al Dipartimento di giustizia due stretti collaboratori di Donald Trump, Dan Scavino e Peter Navarro, che continuano a non collaborare con l’inchiesta nonostante siano stati convocati più volte a testimoniare e fornire documenti. Molto probabilmente anche per l’oro è in arrivo una incriminazione per oltraggio al Congresso.
Scavino era uno dei fedelissimi dell’ex presidente. Si occupava principalmente della gestione dei social media e secondo la Commissione è una figura chiave per ricostruire i giorni precedenti l’assalto al Congresso.
Idem per Navarro, ex consulente di Trump, che nel suo libro di memorie ha anche parlato di un piano messo a punto con Steve Bannon per contestare il risultato del voto del 2020 e ritardare la certificazione delle vittoria di Joe Biden.