È fitto il mistero sulla sorte del ministro della Difesa russo Sergej Šojgu e il capo di Stato maggiore di Mosca Valerij Gerasimov. I due alti ranghi militari – a cui appartengono due delle tre passwords per lanciare un attacco nucleare, assieme a quella del presidente Putin – non appaiono infatti in pubblico da quasi due settimane.
In particolare, l’ultima foto del ministro della Difesa risale allo scorso 11 marzo, in occasione del colloquio telefonico con la controparte turca Hulusi Akar. Secondo il sito Web del Cremlino, il 18 marzo Šojgu avrebbe inoltre partecipato a un incontro al Cremlino con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, ma non ci sono testimonianze fotografiche a supporto.
Una fonte consultata da Agentstvo sostiene l’assenza del ministro sarebbe motivata da “problemi cardiaci”. Il ministero della Difesa russo ha invece evitato qualsiasi commento sul tema. Il Cremlino ha cercato di rassicurare tutti facendo intravedere il volto di Šojgu durante una videochiamata con Putin il 24 marzo. Ma sono in molti a rimanere dubbiosi, dato che nell’instantanea il riquadro di Shoigu è tutt’altro che nitido e sembra quasi un video in loop.
On the supposed reappearance of Russia’s defense minister, Sergey Shoigu, @MoscowTimes points out that today’s teeny tiny footage seems to match what we saw on March 11, his last sighting. Background, necktie, and clothes. 🤷♂️ https://t.co/ZMftiUvLwK pic.twitter.com/1zlQNlZ1BP
— Kevin Rothrock (@KevinRothrock) March 24, 2022
Tra l’altro, proprio Šojgu e Gerasimov si sarebbero ripetutamente rifiutati di dialogare con le controparti statunitensi Lloyd Austin e Mark Milley nell’ultimo mese, incrementando il rischio di incomprensioni tra le due potenze nucleari. A rivelarlo è stato il portavoce del Pentagono, John Kirby, in una dichiarazione stampa rilasciata mercoledì.
Secondo Washington, i ripetuti tentativi dei leaders della difesa statunitensi di mantenere aperto un dialogo telefonico con gli omologhi russi per coordinare il rispettivo coinvolgimento militare in Ucraina sarebbe stato boicottato da Mosca.
Consultato dal Washington Post, l’ex comandante supremo alleato alla NATO dal 2009 al 2013 James Stavridis ha giudicato la circostanza come “ad alto rischio di escalation“.
“Persone molto giovani volano sui jet, guidano navi militari e conducono operazioni di combattimento nella guerra ucraina. Non sono diplomatici esperti, e le loro azioni a caldo possono essere fraintese”, ha dichiarato l’ammiraglio ora in pensione. “Dobbiamo evitare uno scenario in cui la NATO e la Russia entrino in guerra come sonnambuli perché i capi non possono alzare la cornetta e spiegarsi a vicenda cosa sta succedendo”, ha aggiunto.
Secondo alcuni analisti, tra cui l’esperta di Russia alla Georgetown University Angela Stent, la scarsa volontà della leadership militare russa di mantenere costantemente aperto il canale di comunicazione con il Pentagono starebbe nella diversa visione del conflitto: per l’Occidente quella in corso in Ucraina è a tutti gli effetti una guerra, mentre Mosca continua a declassarla come “operazione speciale” (specoperacija) per “denazificare” l’Ucraina. Una operazione speciale per la quale sarebbe perciò superflua una “linea diretta” bellica.