“Quanti ucraini devono morire prima che l’Occidente intervenga?” ha retoricamente domandato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo drammatico intervento al parlamento canadese, preludio al discorso che domani terrà in videoconferenza al Congresso a Washington.
Questa guerra tra Mosca e Kiev si sta combattendo su tre fronti: quello militare, quello politico e quello dell’opinione pubblica. E se su quello militare l’Armata Rossa, nonostante il vecchiume dell’equipaggiamento e l’inefficienza dei rifornimenti, stringe sulla capitale ucraina, su quello politico e dell’opinione pubblica è in evidente difficoltà. Isolata dal resto del mondo civile, sotto il peso di sanzioni economiche internazionali che stanno distruggendo l’economia del Paese e dei boiardi di stato colpiti nel proprio portafoglio, Mosca continua a perdere le battaglie di immagine. E su queste ultime il presidente ucraino Zelensky si sta rivelando un campione della demodoxalogia, un Churchill del nuovo millennio che sotto i bombardamenti tedeschi, quando la Gran Bretagna era isolata, con i suoi discorsi radiofonici dava sicurezza, fiducia e speranza agli inglesi riparati nei rifugi.
“Le sanzioni che avete imposto non hanno fermato la guerra”, ha detto Zelensky ai parlamentari canadesi nel suo accorato appello per chiedere aiuti. Rivolgendosi direttamente al premier canadese Justin Trudeau ha detto “Justin, puoi immaginare cosa significa per i tuoi bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i giorni? Vedere le tue città distrutte? La tua gente morire?”. “Immagina se qualcuno occupasse Vancouver come stanno facendo con Mariupol, rimasta senza acqua, cibo, elettricità? Novantasette bambini sono stati uccisi dalle forze russe dall’inizio della guerra”. Le armi che gli alleati occidentali in una settimana forniscono all’Ucraina “ci durano per 20 ore”, per questo siamo costretti a “riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi”. “Aiutandoci, aiuterete voi stessi”, ha insistito Zelensky per poi aggiungere accorato: “Sapete di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti”. E il lungo, appassionato, applauso dei parlamentari canadesi è stata la dimostrazione che le sue parole hanno centrato l’obiettivo. Un primo successo in preparazione di quello di domani in cui farà forse il discorso più importante della sua vita parlando al Congresso americano.

Questa guerra in Ucraina è riuscita a far risalire la popolarità di Biden, ma non solo. Dopo anni di astiosi battibecchi tra democratici e repubblicani l’invasione russa ha ridato lo spirito di unità che l’America ritrova quando colpita dalle grandi crisi. A Washington i legislatori continuano a proporre le contromisure. Un gruppo bipartisan del Senato capeggiato dal democratico Sheldon Whitehouse, del quale fanno parte anche i repubblicani Lindsey Graham e Roger Wicker, ha presentato una proposta di legge che consentirebbe al governo federale di sequestrare i beni degli oligarchi russi negli Stati Uniti e metterli all’asta. La speaker della Camera, Nancy Pelosi ha promesso che prenderà in considerazione la legislazione che revoca le normali relazioni commerciali con la Russia questa settimana. Un gruppo bipartisan, Problem Solvers Caucus, del quale fanno parte 58 parlamentari, capeggiato dal senatore Rob Portman ha chiesto all’amministrazione Biden di portare i caccia MiG-29 dalla Polonia all’Ucraina. Il Dipartimento di Stato sta cercando di identificare quali Paesi siano in possesso dei missili terra-aria di difesa aerea S-300 e sta esaminando in che modo possano essere trasferiti in Ucraina. Zelensky ha ripetutamente chiesto agli alleati di istituire una no-fly zone sull’Ucraina, ma finora questa proposta non ha guadagnato terreno perché il presidente Biden la vede come una escalation militare nella sfida lanciata da Putin. “L’invasione russa dell’Ucraina ci ha unito in America e nel mondo” ha detto Joe Biden lodando lo sforzo bipartisan del Congresso nell’approvare i nuovi 13,6 miliardi di dollari in aiuti (quasi tutti militari) per l’Ucraina. Questi nuovi fondi, ha detto il presidente nella cerimonia di firma della legge, “aiuteranno la nostra risposta alle persone colpite dalla violenza di Putin”.
“Non vediamo l’ora di ascoltare domani il presidente Zelensky al Congresso e di trasmettere il nostro sostegno al popolo ucraino che sta difendendo con coraggio la democrazia”, annunciano in una nota congiunta la speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dei democratici al Senato Chuck Schumer. Dopo l’ultima conversazione telefonica con Biden, Zelensky ha rinnovato la sua richiesta di aumentare la pressione sulla Russia e imporre ulteriori sanzioni a Mosca prendendo di mira non solo le élite del Cremlino e della Duma, ma anche i componenti dei governi regionali. E dalla Casa Bianca la portavoce di Biden ha annunciato che il Presidente parteciperà di persona al vertice straordinario della NATO che si svolgerà il 24 marzo a Bruxelles per discutere con gli altri leader della guerra tra Russia e Ucraina. “Joe Biden crede molto nella diplomazia diretta e il vertice della NATO della prossima settimana sarà l’opportunità di riaffermare il nostro ferreo sostegno ai nostri alleati” ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Viene anche ventilata la possibilità di un incontro diretto a Bruxelles con Zelensky.

La popolarità di Joe Biden è in salita fra gli americani grazie alla risposta alla crisi in Ucraina. Ma non è chiaro se il maggiore gradimento si tradurrà in più voti per i democratici alle elezioni di Midterm di novembre. Pur plaudendo Biden per la sua determinata posizione sull’Ucraina, la maggioranza degli americani dubita che il Presidente si ricandidi nel 2024 a causa dell’età avanzata sulla quale le molte crisi in corso rischiano di pesare sempre di più. Biden ha ora 79 anni ed è già il presidente più anziano della storia americana. Nel 2024 avrà 81 anni, forse – è il dubbio di molti elettori e osservatori politici – troppi per tenere il ritmo della presidenza soprattutto alla luce di un primo mandato carico di situazioni di difficile soluzione: lotta alla pandemia, ripresa dell’economia, lotta all’inflazione. Il partito del presidente preme per riportare almeno in parte l’attenzione su temi di politica nazionale in vista di novembre con l’obiettivo di fare maggiore presa sugli elettori sempre più preoccupati per il caro-vita, ma la Casa Bianca è impegnata su questa crisi che rischia di innescare un nuovo conflitto mondiale. Biden ha più volte assicurato che farà il possibile contro la volata dei prezzi, ma non c’è nessuna bacchetta magica che al momento possa controllarli. In più c’è da considerare l’effetto indiretto delle sanzioni imposte alla Russia che, secondo alcuni osservatori, rischia di aumentare le possibilità di una recessione anche negli Stati Uniti.
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