Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto, a Palazzo Madama, alla celebrazione del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata.
La commemorazione è stata aperta dal discorso del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, cui ha fatto seguito l’intervento del Vice Presidente della Camera, Ettore Rosato. Sono quindi intervenuti il Presidente di FederEsuli, Giuseppe De Vergottini e il Vice Presidente vicario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Donatella Schürzel.
La cerimonia si è conclusa con il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Nel corso della celebrazione l’attrice Isabel Russinova ha letto alcuni brani e sono state premiate le quattro scuole vincitrici del Concorso nazionale “10 febbraio – Per Amor di Patria!”.
Erano presenti il Vicepresidente della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo.
È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre.
La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini.
L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro.
Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza. La scelta di Gorizia e Nova Gorica, che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti».
Anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto a Palazzo Madama alla celebrazione del ‘Giorno del Ricordo’, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale. Ecco il suo discorso:
Signor Presidente della Repubblica,
Onorevole Presidente del Senato,
Onorevole Vicepresidente della Camera,
Signora Vicepresidente della Corte Costituzionale,
Signori Ministri,
desidero prima di tutto ringraziare i rappresentanti delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, per le loro parole di oggi e per i loro sforzi in tutti questi anni.
Il “giorno del Ricordo” ci impone di fermarci e di riflettere, riflettere sulle terribili sofferenze vissute dagli italiani nell’Alto Adriatico intorno alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e dalla persecuzione del regime di Tito.
E ricordiamo tutti coloro che furono costretti a lasciare la propria terra.
Le loro storie sono un avvertimento quanto mai attuale del pericolo rappresentato dai totalitarismi e dalla violenza politica.
Perché quelle divisioni, quell’odio, quei soprusi non trovino mai più spazio né in Italia né in Europa.
A distanza di oltre settant’anni, dobbiamo cogliere l’opportunità di questa giornata per continuare a indagare sulle cause profonde di quanto accaduto.
E dobbiamo continuare a costruire una memoria storica condivisa.
Il tempo, la tristezza, la migliore comprensione degli eventi, il desiderio di condividere il futuro ci spingono in questa direzione e ci allontanano per sempre da coloro che continuano a coltivare odio e divisione
Le studentesse e gli studenti premiati ci ricordano che dietro alla storia ci sono le vite delle persone, i loro traumi e che senza partecipazione non può esserci memoria.
E che tocca ai giovani trasmettere questa memoria alle generazioni che verranno.
Voglio congratularmi con voi per il vostro lavoro e la grande sensibilità che avete dimostrato.
La ricorrenza di oggi deve essere anche un’occasione per rafforzare i legami con i nostri vicini.
Dobbiamo guardarci l’un l’altro con benevolenza e con rispetto.
Non fare dei confini una causa di conflitto.
Ed evitare che gli errori del passato diventino motivo di divisione e di risentimento.
Quando ricordiamo le vittime civili delle persecuzioni avvenute in Istria, in Dalmazia, nella Venezia Giulia, piangiamo anche la sconfitta di un mondo libero e aperto, dove il mescolarsi di culture e lingue era fonte di ricchezza e di gioia.
Dobbiamo continuare ad impegnarci per trovare terreno comune tra nazioni diverse e trovare l’unità nella diversità.
Con il “giorno del Ricordo” continuiamo questo cammino di riconciliazione e rendiamo omaggio a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave.
Lo stesso percorso – come ha ricordato anche il Vicepresidente della Camera – che ha portato nel 2020 il Presidente Mattarella a tenere per mano il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor a Basovizza.
Un allineamento “di tutte le stelle”, come ha detto in quell’occasione il Presidente sloveno.
Per fare “patrimonio comune” del passato, nelle parole del Presidente Mattarella.
Questo dialogo deve ispirarsi ai valori che oggi ci accompagnano oggi: il pluralismo, la democrazia, la libertà.
Sono i principi fondanti della Repubblica italiana e dell’Unione europea.
Le uniche, vere garanzie di un’autentica coesistenza tra nazioni e tra persone.
Grazie.