La Corea del Nord ha lanciato il secondo missile balistico in una settimana al largo della sua costa orientale, in quella che Pyongyang ha definito un’esibizione del suo nuovo arsenale di razzi ipersonici. Secondo i capi di Stato maggiore congiunti della Corea del Sud, il missile sarebbe partito dalla regione settentrionale di Chagang e si sarebbe inabissato nel Mar del Giappone dopo una traiettoria lunga circa 700 km. La velocità massima raggiunta dal vettore ammonterebbe a Mach 10 (12.348 km/h), dieci volte la velocità del suono. Il test ha inoltre creato rallentamenti al traffico aereo nella costa occidentale statunitense.
Lo scorso mercoledì i nordcoreani avevano compiuto un test analogo celebrato come il lancio di un missile ipersonico Hwasong-8. Tuttavia, in quel caso la Corea del Sud si era rifiutata di definirlo tale, dato che la velocità massima raggiunta era stata di Mach 6. L’attacco di martedì arriva probabilmente proprio in risposta alle sottovalutazioni di Seul. La qualifica di “ipersonico” spetta ai vettori che si muovano a una velocità compresa tra Mach 5-10. Essi sono particolarmente insidiosi poiché capaci di volare a bassa quota e difficilmente intercettabili dai sistemi antimissili nemici (specialmente se capaci di mutare traiettoria durante il volo).
L’ultimo test nordcoreano è arrivato nello stesso giorno della riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza ONU, convocata proprio per affrontare la politica di rinforzamento militare di Kim. L’ONU proibisce espressamente alla Corea del Nord di testare armi balistiche e nucleari. In una dichiarazione congiunta firmata, tra gli altri, dalle delegazioni di Stati Uniti, Giappone, Francia e Gran Bretagna, il regime di Pyongyang è stato definito “una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali”, che “compie tali investimenti militari a detrimento del benessere della popolazione nordcoreana.” Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha inoltre affermato, separatamente, che gli attacchi di questi giorni potrebbero far parte di una strategia di destabilizzazione del Nord in vista delle elezioni presidenziali a Seul del prossimo marzo.
Dopo i tre vertici di 2018 e 2019 tra Kim e Trump, tenutisi rispettivamente a Singapore, Hanoi e Zona demilitarizzata coreana, il negoziato sul programma nucleare di Pyongyang è attualmente congelato a causa delle posizioni distanti: i nordcoreani chiedono che Washington rimuova il grosso delle sanzioni prima di procedere con il parziale abbandono dei progetti nucleari; gli statunitensi ritengono che il processo debba seguire l’ordine inverso. L’amministrazione Biden si è detta in principio disponibile a riprendere i colloqui, ma Pyongyang ritiene la preventiva rimozione delle sanzioni una condicio sine qua non per qualsiasi accordo. Nel frattempo, l’esercito di Kim sta testando una serie di nuovi armamenti, tra cui missili ipersonici, missili multi-testata, satelliti spia, missili a lungo raggio a combustibile solido e missili nucleari lanciati da sottomarini.