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January 9, 2022
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Le tragedie di New York e Filadelfia hanno molto in comune oltre il fuoco

A distanza di pochi giorni due incendi nelle case popolari delle due città hanno bruciato tante vite, anche quelle di bambini: col sistema che c'è, si ripeteranno

Andrea ViscontibyAndrea Visconti
Time: 4 mins read

Le fiamme di un incendio in una casa popolare di Filadelfia erano state domate da meno di cento ore che una tragedia simile si è ripetuta a soli centocinquanta chilometri di distanza in una casa popolare nel Bronx. A Filadelfia è stato un albero di Natale in fuoco a far perdere la vita a dodici persone, compresi quattro bambini. A New York si è appurato che è stata una stufa elettrica a provocare un incendio che domenica mattina ha ucciso diciannove persone in un caseggiato popolare di diciannove piani nella zona del Bronx chiamata Fordham Heights. Tre le vittime ci sono anche nove bambini. Ma il bilancio è destinato a farsi ancora più grave. Trentadue persone sono state ricoverate in ospedale con ustioni gravissime.

“È un momento doloroso e orribile per la città di New York”, ha detto il neo-eletto sindaco Eric Adams precisando che si tratta di uno dei peggiori incendi che siano mai avvenuti a New York in era moderna.  Bisogno ritornare infatti al 25 marzo del 1990 per trovare una tragedia ancora peggiore. In quella data un pazzo aveva usato un’intera tanica di benzina per far scoppiare un incendio che era costato la vita a 87 persone. La metà di loro aveva meno di venticinque anni e in quel momento si trovavano al Happy Landing Social Club, un locale per giovani nel quartiere di East Tremont, anch’esso nel Bronx.

I pompieri rispondono all’incendio nel palazzo del Bronx (da youtube)

Ma non sono gli incendi in generale su cui vorrei soffermare l’attenzione. Vorrei piuttosto sottolineare la similitudine fra la tragedia a Filadelfia e quella nel Bronx. In ambedue i casi i vigili del fuoco erano arrivati molto rapidamente. A New York i pompieri erano giunti nel giro di tre minuti e in duecento avevano cercato di domare le fiamme. Ma a trasformare l’edificio al numero 333 della East 181th Street in un inferno era stata una porta aperto che aveva favorito l’incendio. Ma da un rapido esame della storia di quella casa popolare emerge che il soffitto negli appartamenti al primo piano era stato finito con materiale difettoso e di bassa qualità non resistente al fuoco. Guarda caso che l’incendio si era verificato proprio al secondo piano.

Di violazioni condominiali ce ne sono state altre — infestazioni di topi, pericolosa vernice al piombo, perdite d’acqua. Nessuno di questi problemi era stato adeguatamente affrontato dalla manutenzione della casa pubblica e si è dovuto arrivare alla tragedia di domenica per scoprirlo. Ma c’era un problema strutturale aggiuntivo: le scale erano state disegnate “a forbice”, cioè due scale che si incrociano con un pianerottolo in comune. Il problema di questo tipo di struttura è che è molto più complicato per i vigili del fuoco stendere le canne dell’acqua con cui estinguere incendi.

Il dramma a Filadelfia si è consumato sullo sfondo di uno scenario diverso ma altrettanto tragico. L’appartamento dove l’albero di Natale aveva preso fuoco era abitato da troppe persone stipate in uno spazio inadeguato. Vivevano in diciotto persone in quattro camere da letto. Una di queste era Rosalee, mamma dei bambini morti e lei stessa perita nell’incendio. Rosale sapeva che era pericoloso vivere in uno spazio così ristretto. L’aveva detto a un assistente sociale lamentando il fatto che da anni aveva fatto richiesta di trasferirsi in un’appartamento popolare più spazioso. Ma la richiesta era rimasta inevasa con oltre 40 mila persone a Filadelfia nelle liste d’attesa per case popolari.

“Mi rendo conto che si è trattato di un incendio involontario”, ha commentato l’assistente sociale Caleb Jones, “ma la mancanza di spazio è diventata una situazione endemica che crea condizioni pericolose”.

Basti pensare che il Philadelphia Housing Authority, l’ente che regolarmente le case popolari, gestisce abitazioni per circa 80 mila famiglie, il 42 per cento delle quali ha come capofamiglia una donna che non può contare sull’assistenza di un marito o compagno.

L’incendio scoppiato in una multi-abitazione a Filadelfia che ha ucciso 7 bambini (YouTube)

Quello che accomuna la tragedia di Filadelfia con quella di New York è l’inadeguatezza delle case popolari a disposizione. Non è un caso che basta tornare indietro al 2017 per osservare che tredici persone erano morte in una casa popolare nel Bronx. L’incendio era stato provocato involontariamente da un bambino di tre anni che stava giocando con i pomelli della cucina a gas. Anche in quel caso si era appreso che i sistemi anti-incendio erano difettosi. Alcuni inquilini avevo fatto rapporto mesi prima ma nessuno si era curato di correggere il problema. Anche in quel caso il capo-famiglia era una donna single che al momento in cui l’incendio era divampato non era in casa. In un attimo l’intero appartamento era stato avvolto dalle fiamme mentre la tromba delle scale aveva creato un “effetto camino” che aveva fatto salire le fiamme anche ai piani alti.

Anche allora il capo del FDNY, il dipartimento dei vigili del fuoco di New York, era Daniel Nigro che sia nel 2017 che ancora una volta ieri ha ribadito l’importanza di tenere le porte chiuse per evitare di alimentare le fiamme. Sarebbe la cosa giusta e logica da fare, ma in un momento di panico a chi viene in mente di seguire le istruzioni a fare quello che è più logico? La logica semmai dovrebbe essere che le case popolari siano costruite e mantenute con gli stessi standard di sicurezza delle abitazioni in cui vive la maggioranza degli abitanti di New York.

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Andrea Visconti

Andrea Visconti

Andrea Visconti New York Stories è anche il nome della mia pagina Facebook. É una rubrica in cui cerco di cogliere spunti di riflessione sulla quotidianità nella più importante metropoli al mondo, al di là del suo glamour. Per oltre vent’anni sono stato corrispondente da New York per i giornali locali del Gruppo Espresso/Repubblica. Ho collaborato a La Repubblica e al settimanale L’Espresso, lavorando anche nel settore multimediale con video per Repubblica TV e un podcast per Repubblica Sera. Sono stato per anni collaboratore di Radio Capital con uno spazio settimanale fisso su New York. Andrea Visconti New York Stories is the name of my Facebook Page. In my online column I try to develop topics that make us reflect on life in the most important metropolis in the world. For over twenty years, I was the New York based correspondent for the chain of regional newspapers of La Repubblica/L’Espresso. I contributed to La Repubblica and to the newsweekly L’Espresso, with a special interest in their multimedia platforms, such as Republica TV and Repubblica Sera. For several years I contributed to Radio Capital with a weekly radio spot from New York.

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