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January 7, 2022
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Corte Suprema: si attende il verdetto sul vaccino obbligatorio nei luoghi di lavoro

I 9 giudici si riuniscono oggi per decidere se l'amministrazione Biden potrà imporlo a livello federale o se alcuni Stati potranno rifiutarsi di obbedire

Massimo JausbyMassimo Jaus
La Corte Suprema mette fine alla moratoria per gli sfratti: a rischio 3.6 milioni di famiglie

The Roberts Court, April 23, 2021. Seated from left to right: Justices Samuel A. Alito, Jr. and Clarence Thomas, Chief Justice John G. Roberts, Jr., and Justices Stephen G. Breyer and Sonia Sotomayor. Standing from left to right: Justices Brett M. Kavanaugh, Elena Kagan, Neil M. Gorsuch, and Amy Coney Barrett. Photograph by Fred Schilling, Collection of the Supreme Court of the United States

Time: 3 mins read

Udienza alla Corte Suprema per il vaccino obbligatorio nei luoghi di lavoro, uno dei punti fermi dell’amministrazione Biden per cercare di sconfiggere la pandemia e riportare il Paese verso la normalità. Sarà una decisione difficile questa dei magistrati e soprattutto molto politicizzata per via della strumentalizzazione politica fatta della lotta al virus in un momento in cui gli Stati Uniti sono nel pieno della guerra contro la pandemia con aziende, fabbriche, scuole che aprono e richiudono a causa dei nuovi contagi.

Le vertenze sulle quali i magistrati dovranno esprimersi in realtà sono due: la più ampia delle due misure, diretta alle imprese con più di 100 dipendenti, impone un mandato di vaccino o test a oltre 84 milioni di lavoratori. L’amministrazione ha stimato che questa disposizione farebbe vaccinare 22 milioni di persone e prevenire 250.000 ricoveri. L’altra misura richiede che i lavoratori degli ospedali e di altre strutture sanitarie che partecipano ai programmi Medicare e Medicaid siano vaccinati contro il coronavirus. Il requisito interesserebbe oltre 17 milioni di lavoratori, ha affermato l’amministrazione, e “salverebbe centinaia o addirittura migliaia di vite ogni mese”.

Ma i repubblicani, imprese, gruppi religiosi e no vax – si oppongono affermando che il Congresso non ha autorizzato queste misure, aggiungendo che sono inutili e in qualche modo controproducenti. L’amministrazione invece afferma che le leggi già esistenti sulla sicurezza e l’assistenza sanitaria sul posto di lavoro danno questa autorità di fronte a una pandemia letale.

A causa del coronavirus la Corte Suprema conduce le udienze senza il pubblico, ma di persona con l’eccezione del giudice Sonia Sotomayor, che prende parte ai lavori in remoto. Un portavoce del tribunale ha detto che tutti i giudici sono vaccinati e hanno anche fatto il richiamo.

Finora la Corte Suprema ha ripetutamente confermato i mandati statali sui vaccini in una varietà di contesti contro le sfide costituzionali. I due casi davanti alla corte sono diversi, in quanto pongono principalmente la questione se il Congresso abbia autorizzato il ramo esecutivo a istituire i requisiti o se le decisioni prese dal Dipartimento del Lavoro abbiano di per sé questo genere di autorizzazione. L’obbligo di vaccinazione o test per i grandi datori di lavoro infatti è stato emesso a novembre dall’Amministrazione per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro del Labor Department, abbreviato in OSHA (Occupational Safety and Health Administration). I datori di lavoro possono dare ai propri lavoratori la possibilità di essere testati settimanalmente invece di ricevere il vaccino, sebbene non siano tenuti a pagare per i test. La norma fa un’eccezione per i dipendenti con obiezioni religiose e coloro che non entrano in stretto contatto con altre persone nel loro lavoro, come quelli che lavorano a casa o esclusivamente all’aperto. In base a una legge del 1970, l’OSHA ha l’autorità di emanare norme di emergenza per la sicurezza sul lavoro, a condizione che possa dimostrare che i lavoratori sono esposti a un grave pericolo e che la norma è necessaria.

Corte Suprema di Giustizia, USA (wikimedia)

Alcuni Stati dell’Unione governati da amministrazioni repubblicane, imprese e gruppi religiosi hanno impugnato la misura in molte corti d’appello federali e una giuria con voto unanime di tre giudici della Corte d’appello degli Stati Uniti per il quinto circuito, a New Orleans, ha bloccato la misura. Dopo questa decisione tutte le altre vertenze pendenti in altri tribunali vennero consolidate davanti alla Corte d’Appello del Sesto Circuito degli Stati Uniti, a Cincinnati, che ha riesaminato il caso ripristinando le disposizioni del Labor Department.

L’altro caso in discussione alla Corte Suprema vede la National Federation of Independent Business contro il Department of Labor, No. 21A244. Gli appelanti hanno sostenuto che il regolamento non affrontava un problema sul posto di lavoro e quindi superava l’autorità legale dell’agenzia. “Il Covid-19 non è un pericolo professionale che l’OSHA può regolamentare”, hanno detto ai giudici in un recente brief gli avvocati dell’Ohio e di altri 26 stati. Aggiungendo che le agenzie che cercano di emanare regolamenti su “questioni importanti” con ampie implicazioni economiche o politiche devono avere una chiara autorizzazione del Congresso. Questo caso, Biden contro Missouri, n. 21A240, riguarda il regolamento emesso a novembre che richiede agli operatori sanitari delle strutture che ricevono sovvenzioni federali per i programmi Medicare e Medicaid di essere vaccinati contro il coronavirus a meno che non abbiano diritto a un’esenzione medica o religiosa.

Gli Stati guidati dai repubblicani hanno contestato il regolamento, ottenendo ingiunzioni temporanee contro l’implementazione della misura fintanto che due corti d’appello federali, a New Orleans e St. Louis, hanno rifiutato di sospendere tali ingiunzioni mentre gli appelli andavano avanti. Una terza corte d’appello federale, ad Atlanta, si schierò con l’amministrazione Biden.

Ed ecco che ora la parola finale spetta alla Corte Suprema.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Sposato, 4 figli. Studia antropologia della musica alla Adelphi University. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga. Married, 4 children. Studies Anthropology of Music at Adelphi University.

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