Dai dazi allo spazio. Pechino e Washington tornano a guardarsi male. Altro che auto robotiche senza conducente. Elon Musk potrebbero addirittura vedere boicottate le Tesla in Cina a tempo di record. Colpa dei suoi satelliti privati che sgomitano nell’universo e hanno già minacciato due volte la nuova stazione orbitante cinese Tiangong.
Un accordo internazionale registrato all’Onu dichiara illegali tutte le guerre stellari fra stati e tratta l’Universo come uno spazio pacifico comune e non di conquista. Pechino però ha puntato il dito contro Musk e contro gli USA che lo proteggerebbero. Secondo il portavoce del ministero degli esteri Zhao Lijang, il multimiliardario americano avrebbe già messo a rischio la vita degli astronauti cinesi con due “incontri ravvicinati” alla stazione orbitante Tiangong costretta a spericolate manovre di emergenza per non entrare in collisione.
Una lunga e circonstanziata denuncia è già sul tavolo delle Nazioni Unite per i sospetti incidenti avvenuti a luglio e ottobre del 2021.
Alcuni dei satelliti di Starlink che rappresentano una divisione della società SpaceX fondata dallo stesso Musk per gestire sia i satelliti per le telecomunicazioni che i razzi vettori, si sono avvicinati in misura molto pericolosa alla stazione cinese costringendola a modificare la sua orbita per evitare un devastante impatto.
La rete dei satelliti Starlink posseduti da Musk che sono già 2000 nello spazio, ma destinati a diventare 12000 nei prossimi 5 anni, avrebbe lo scopo di realizzare una ramificata connessione di Internet veloce a livello globale senza utilizzare le strutture e i ripetitori terrestri permettendo una copertura molto meno costosa anche delle aree più remote del pianeta.
Ma questa “costellazione elettronica privata” si troverebbe a popolare un’area dell’universo già piuttosto affollato anche se non ancora regolamentato. Musk con lo spirito del pioniere del ventunesimo secolo corre avanti e cerca di occupare quante più orbite e spazi possibili prima che arrivino gli altri o nascano regole rigide.
Le “guerre stellari” fra stati sono proibite, ma la Cina accusa di fatto gli USA di “attivarle per procura” attraverso lo spericolato Musk. Con la dura denuncia del Ministero degli esteri cinese che è persino ricorso al “patriottismo dei social”, Pechino punta ad arrivare, se necessario, anche ad un minacciato “boicottaggio terreno” della Tesla, oggi molto apprezzata e molto venduta in Cina dove è considerata uno status symbol e dove Munsk stesso gode di grande ammirazione.
Anche se la SpaceX é una società completamente privata il governo cinese ricorda con fermezza che è responsabilità degli Stati garantire la sicurezza spaziale attraverso la cooperazione e sono le singole nazioni di fatto che rispondono degli atti anche di altre entità non governative che agiscono o sono insediate sul loro territorio.
Il progetto di Musk della Internet Starlink è di una portata mostruosa e ci sono già alcune applicazioni anche in Italia. Il posizionamento sempre più rapido di questi satelliti di fatto sta diventando una sorta di occupazione strategico-planetaria per i decenni a venire compresi profitti e situazioni dominanti.
Oltre 90 milioni di messaggini su Weibo, il Twitter cinese, hanno dettato la linea del partito contro un Musk che sgomita anche fra le nuvole.
”E’ buffo che i cinesi acquistino la Tesla – dice un frequentatore dei social-contribuendo con ingenti somme di denaro alla fortuna di un uomo che la reinveste in Starlink, che poi rischia di schiantarsi contro la stazione spaziale cinese… Preparatevi a boicottare Tesla…..”.
Il miliardario-pioniere, per ora non commenta e nemmeno lo fa la Casa Bianca. Ma se la denuncia cinese della violazione dell’”Outer Space Treaty” da parte di Musk venisse provata, le silenziose guerre stellari sarebbero già iniziate.