La statua di Jefferson alla City Hall (Il Palazzo del Comune) di New York è stata rimossa.
Secondo me è un grande errore per questi motivi che vi elenco di seguito:
1) Era meglio risignificare. La risignificazione, che quasi mai viene presa in considerazione, è un processo creativo. Inoltre è un processo inclusivo . Porta tante persone a parlare della traccia scomoda e tante intelligenze a lavorarci su. Un atto che se fatto bene con discussioni e coinvolgimento può rafforzare la consapevolezza della storia in questo caso della tratta atlantica.
2) Jefferson non è Colston di Bristol. È un padre fondatore degli Stati Uniti. Puo piacere o no l’idea, ma lo è. Un uomo dalla filosofia raffinata e che porta in sé tutte le contraddizioni di un paese nato da un genocidio e dalla schiavitù. Pensatore e schiavista. Uomo dalle parole altissime e dai comportamenti bassissimi. È l’incarnazione dell’ambivalenza americana. Non puoi solo toglierlo ne devi parlare di quella ambivalenza. Perché fa parte intrinseca della nazione.
3) Perché una statua è stata collocata lì? Questa è stata collocata da un armatore ebreo di nome Levy per ringraziare Jefferson per le sue politiche sulla libertà religiosa. Ecco anche questo va preso in considerazione. In una risignificazione i vari aspetti anche contraddittori potevano illuminarsi l’un l’altro. Trovo un peccato non farlo.
4) La rimozione è un assist pazzesco a Donald Trump che aveva predetto che prima o poi si sarebbe arrivati a contestare i padri fondatori. Ora dall’Italia non possiamo capirlo. Ma la simbologia dei padri fondatori negli USA è pervasiva. Quasi un dogma. Noi qui con i nostri Garibaldi, Cavour non abbiamo lo stesso livello di idolatria… passatemi il termine. Ora di punto in bianco dici con un gesto, la rimozione, che tutto questo non va bene? Generi perplessità. Molta gente però non capisce. E sapete perché? Perché non ci sono state tappe intermedie tra idolatria e rimozione. Non c’è stato approccio pedagogico alla faccenda. Quindi cosa sta succedendo? Gli esponenti del Gop colgono la palla al balzo dicendo: hey qui minacciano i nostri valori fondativi e bianchi. Qui vogliono toglierci la storia. Insomma con una risignificazione o anche con una rimozione ragionata, spiegata, a tappe forse questo non sarebbe successo. Ora questo episodio è una freccia nell’arco di Donald Trump.
5) La rimozione può andare bene in alcune situazioni come l’obbrobrio di Affile da noi costruito nel 2012. Un monumento costruito stornando soldi pubblici e dedicato oggi non 100 anni fa ad un criminale di guerra. Ma quando si tratta di manufatti antichi io penso che vada fatta una discussione preliminare e deve esserci un coinvolgimento della cittadinanza. Penso sia utile risignificare perché i vuoti a volte non rafforzano l’antirazzismo delle intenzioni, ma sono appunto un vuoto che non porta poi ad un pensiero critico… Soprattutto una risignificazione parla anche ai non convinti. Poi si le rimozioni di alcune statue sono necessarie. Ma penso che senza un momento di confronto collettivo nessun gesto abbia davvero senso. Qui è stato tutto molto freddo e veloce.
Lo so che molti non la pensano come me. Statue sono percepite come simulacri e non come manufatti. Ma ecco volevo dire la mia.
Più vado avanti più penso che ogni decisione sullo spazio pubblico debba seguire la logica della collettività. E anche l’unicità della situazione. Ogni caso è un caso a sé.