Gioie e dolori per Joe Biden: la Camera ha approvato il suo gigantesco piano sul welfare e sull’ambiente proprio mentre il presidente entrava nel Walter Reed Medical Center di Washington per la sua colonscopia. Per via dell’anestesia c’è stato il trasferimento per 85 minuti dei suoi poteri alla vicepresidente Kamala Harris che, anche se solo per poco meno di un’ora e mezza, è stata la prima donna “commander in chief”.
“Mi è andata bene – ha detto il presidente lasciando l’ospedale per fare ritorno alla Casa Bianca – sto fisicamente a posto e la Camera ha votato per il piano Build Back Better”. Domani il presidente compirà 79 anni. E per lui si tratta di due bei regali per il compleanno. Anche Donald Trump nel 2019 fece la colonscopia, ma di nascosto. Non voleva far sapere nulla perché non voleva che il suo vice Mike Pence fosse nominato anche se temporaneamente al suo posto mentre lui era sotto anestesia e poi, secondo quanto scritto da Stephanie Grisham, l’ex portavoce di Melania Trump, nel suo libro I Will Take Your Questions Now, non voleva dare munizioni ai comici dei programmi televisivi di tarda serata.
Alla Camera il voto è stato ritardato per la maratona dialettica del leader della minoranza repubblicana, Kevin McCarthy, che ha parlato in un’aula assonnata per oltre otto ore facendolo slittare a questa mattina.
Alla fine il voto c’è stato lungo le appartenenze politiche: 220 a favore a 213 contrari. Con i repubblicani anche il democratico del Maine, Jared Golden. Il testo ora passerà all’esame del Senato. Ma qui la battaglia per la conversione del disegno in legge sarà molto più ostica perché alcuni senatori centristi democratici sono contrari a aumentare l’indebitamento pubblico. Poiché l’American Families Plan è parte del progetto Build Back Better in quanto legge finanziaria passa al Senato grazie al meccanismo del Reconciliation che vuole la maggioranza semplice anziché quella qualificata e quindi i repubblicani non possono bloccarla con il filibuster. Ma la maggioranza democratica al Senato è esigua: con 50 democratici e 50 repubblicani la si ottiene solo con il voto della vicepresidente Kamala Harris, presidente istituzionale del Senato, che fa da ago della bilancia. Basta quindi che un solo senatore democratico si opponga che tutto viene rimesso in discussione.
Otto ore di monologo alla Camera di Kevin McCarty che ha definito il piano come “la più pericolosa e irresponsabile spesa nella storia del Paese”. A dissipare le incertezze dei centristi alla Camera è stato il parere imparziale del Congressional Budget Office (Cbo) che giovedì sera ha rilasciato la sua analisi quantificando i costi effettivi del progetto in 367 miliardi in 10 anni che potrebbero essere ridotti a 160 migliorando i sistemi di controllo antievasione dell’IRS, l’ufficio delle tasse. La Casa Bianca è ancora più ottimista nelle sue valutazioni: prevede che i costi possano essere ridotti di altri cento miliardi. Una spesa irrisoria diluita in 10 anni se paragonata ai benefici sociali e ai miglioramenti in difesa dell’ambiente a lunga scadenza. I democratici hanno ripetutamente evidenziato come nel 2017 l’Amministrazione Trump, con l’aiuto dei repubblicani, tagliò le tasse per la fascia più ricca del Paese aggravando il deficit pubblico di mille e 500 miliardi di dollari e ora gli stessi repubblicani si oppongono alle spese per gli asili nido, per l’Ambiente, per le medicine gratis per i meno abbienti.
Il piano originale da 3 mila e 500 miliardi includeva anche un piano sanitario nazionale, università statali gratuite e il congedo parentale retribuito. Per il veto dei centristi democratici poi il piano è stato ridotto a poco meno di 2 mila miliardi. Anche nella sua forma ridotta la legge costituisce una drastica revisione del ruolo del governo nella vita quotidiana dei cittadini durante la pandemia messi alla prova dalle imposizioni sanitarie dettate dalla lotta al coronavirus che sono state politicizzate e hanno ulteriormente sfibrato il tessuto sociale del Paese alimentando le tensioni e i confronti. Per questo è stata destinata una quantità senza precedenti di denaro per aiutare le famiglie, i lavoratori e le piccole imprese a sanare parte delle contraddizioni insite della società produttiva. Nella legge, per esempio, c’è l’investimento federale più grande della storia per l’assistenza all’infanzia con la creazione per la prima volta di una scuola materna per i bambini di tre e quattro anni, il pre-kindergarten, gratuita ed accessibile a tutti. Per quanto riguarda poi la Sanità, è previsto un potenziamento del Medicaid, l’assistenza sanitaria per i più poveri, e del Medicare, l’assistenza sanitaria federale per gli “over 65”, dando per la prima volta al governo il potere di negoziare con le case farmaceutiche i prezzi di alcuni medicinali come l’insulina che negli Stati Uniti costa 10 volte di più che negli altri Paesi del G7. Una delle parti più importanti del pacchetto sono i 550 miliardi destinati alla lotta ai cambiamenti climatici, la promozione dell’energia pulita e gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Inoltre vi sono fondi per ristrutturare il sistema dell’immigrazione, per aumentare i programmi di assistenza alimentare ed abitativa per gli americani a basso reddito. Dal punto di vista fiscale, la legge da una parte conferma gli sgravi per i figli, inseriti nell’American Rescue Plan, dall’altra adotta per i prossimi dieci anni misure tese a colpire i redditi maggiori e le grandi corporation, in particolare la nuova tassa minima globale per le multinazionali che al momento non pagano nessuna tassa al governo federale. Tutte misure contenute nell’American Families Plan che insieme alla legge da 1200 miliardi di dollari già firmata per le Infrastrutture, ripropone un nuovo “New Deal” per gli Stati Uniti. Secondo l’ultima rilevazione di Quinnipac, solo il 36% degli americani approva l’operatoro del presidente a fronte di un 53% che lo boccia. Da vedere ora se dopo l’approvazione alla Camera dell’American Families Plan il presidente riuscirà a guadagnare un po’ di popolarità.
Ora tutti i parlamentari sono tornati a casa. C’è una settimana di chiusura del Congresso per il Thanksgiving. I lavori riprenderanno lunedì 29 novembre. E in questa data comincerà la battaglia al Senato.