Lockdown generale da lunedì e obbligo per l’intera popolazione austriaca di vaccinarsi a partire da febbraio. Il cancelliere federale Alexander Schallenberg ha annunciato l’extrema ratio di Vienna per far fronte a una risalita di contagi Covid-19 ormai fuori controllo. La misura, annunciata venerdì, arriva a meno di due settimane dalla precedente proclamazione di un lockdown leggero nel Paese centroeuropeo, che dall’8 novembre (e fino al 21) già preclude l’accesso a luoghi pubblici a chi non sia in grado di esibire un certificato di guarigione o di vaccinazione, secondo la cosiddetta regola delle “2G” (geimpft – vaccinato, o genesen – guarito).

“Non siamo riusciti a convincere abbastanza gente a vaccinarsi”, ha ammesso Schallenberg durante la conferenza stampa in cui ha giustificato le nuove limitazioni. Secondo il neo-cancelliere – in carica dallo scorso ottobre dopo le dimissioni del controverso enfant prodige Sebastian Kurz – gran parte della colpa è proprio di quegli austriaci che, rifiutando di sottoporsi all’iniezione, hanno compiuto un vero e proprio “attacco al sistema sanitario” (la percentuale di vaccinati in Austria è solo del 64,8%, indietro rispetto ai vicini occidentali e meridionali). Pur non menzionandola esplicitamente, il principale destinatario della requisitoria del cancelliere è la destra populista del Partito della Libertà (FPÖ), terza forza politica del Paese che strizza l’occhio ai no vax, e che per questo sabato ha già pianificato cortei a Vienna per protestare contro le politiche draconiane dell’esecutivo.
L’Austria diventa così il primo Paese UE a reintrodurre un regime di lockdown generalizzato – cioè senza distinzione tra vaccinati e non. In concreto, da lunedì 22 novembre e fino al 12 dicembre rimarranno chiusi uffici e negozi non essenziali (tra cui ristoranti e bar) ricorrendosi, ove possibile, a lavoro da remoto e didattica a distanza. Giovedì l’annuncio di un lockdown era stato anticipato a livello regionale da Alta Austria e Salisburghese, due degli stati federali più colpiti – prima appunto che le misure venissero estese all’intera popolazione austriaca. Vienna diventa inoltre la capofila nell’UE, e dell’intero Occidente, ad imporre l’obbligo vaccinale, che scatterà dal 1° febbraio.
Da alcune settimane gli esperti avevano sottolineato il pericolo rappresentato dall’impennata di casi in tutto il Paese, che ha portato a un’incidenza record: 1.000 casi giornalieri per 100.000 persone – che fa di quella austriaca la seconda media peggiore d’Europa dopo quella slovena (1.100). Per avere qualche termine di paragone: in Italia la cifra si aggira sui 100 casi, in Francia sui 130, e in Germania sui 350.
Proprio il grande vicino germanofono, però, non esclude l’idea di seguire l’esempio austriaco: “siamo in emergenza nazionale” e “non possiamo escludere niente” – quindi nemmeno un nuovo lockdown in tutta la Germania. Lo ha dichiarato proprio il ministro della Salute tedesco Jens Spahn a poche ore dall’annuncio austriaco. E mentre nel resto dell’Europa centrale si moltiplicano le limitazioni per i non vaccinati (così in Baviera, Olanda, Slovacchia e Repubblica Ceca), anche l’idea di obbligo vaccinale si diffonde nei Paesi più in difficoltà nella somministrazione e in piena quinta ondata. Vienna potrebbe aver dato inizio al valzer.