Com’è andato questo G20 romano? A sentire il premier Mari Draghi durante la conferenza stampa finale è stato un successo che ha mantenuto vivi i sogni; ad ascoltare il segretario delle Nazioni Unite Antoni Guterres il summit non ha soddisfatto le sue aspettative ma non le ha neanche sepolte. Per gli ambientalisti si tratta di un accordo annacquato.
I grandi della Terra, sempre più surriscaldata e maltrattata, hanno lasciato Roma e l’attenzione si sposta ora sulla COP26 di Glasgow, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, dove domani saranno presenti 190 delegati di nazioni del mondo, insieme ai paesi del G20 che rappresentano l’80 per centro del Pil mondiale. Obiettivo trovare un accordo per salvare la Terra dal riscaldamento globale.
Secondo Draghi, soddisfatto dei risultati raggiunti al G20 sotto la sua presidenza, a Glasgow ci sono margini per migliorare l’accordo raggiunto a Roma, frutto di un lungo lavoro diplomatico di limature e sfumature per smussare le posizione più rigide: l’intesa fissa a un grado e mezzo la soglia massima di riscaldamento del nostro pianeta sino a circa la metà del secolo. Frase che per Cina e Russia significa non prima del 2060 per la neutralità dal carbone. Un traguardo che prima non c’era, ha sottolineato Draghi che ha insistito molto sul valore del ritorno al multilateralismo e sul raggiungimento finalmente di un obiettivo comune, rispetto alla vaghezza del passato.

“Dalla Cina fino a pochi giorni fa mi attendevo un atteggiamento più rigido, invece c’è stata la volontà di cogliere un linguaggio più rivolto al futuro che al passato”. “La Russia e la Cina hanno accettato l’evidenza scientifica degli 1,5 gradi, che comporta notevolissimi sacrifici, non sono impegni facili da mantenersi. La Cina produce il 50% dell’acciaio mondiale, molti impianti vanno a carbone, è una transizione difficile”.
Certo, serviranno azioni concrete per dimostrare la credibilità dei partecipanti. C’è la consapevolezza, ha sottolineato il premier che serve agire, “siamo andati avanti con un senso di urgenza, c’è preoccupazione e necessità di agire come impegno per le future generazioni”. Concordati anche 100 miliardi l’anno ai paesi più poveri per una transizione ecologica. “Abbiamo gettato le basi per una ripresa più equa”, ha aggiunto Draghi che ha sottolineato quanto sia necessario ridurre le disuguagliane di genere di reddito e di ricchezza.

E’ stato un G20 che ha riportato l’Italia al centro della scena internazionale ed è stata interessante la risposta di Draghi alla domanda di un giornalista del New York Times quando gli ha chiesto come sia cambiata l’influenza del nostro paese nel G20, al punto tale da far accettare anche a Cina, India e Russia i contenuti del comunicato finale. “Abbiamo cercato di comprendere il punto di vista degli altri, ha spiegato il premier, dei paesi emergenti che ci accusano di avere inquinato per anni quando loro erano poveri con emissioni zero. Abbiamo ascoltato e capito. Mi pare che abbia funzionato” ha sorriso Draghi che esce da trionfatore da questo vertice internazionale con i ringraziamenti di tutti i partecipanti.
“Un lavoro superbo” l’ha definito il premier inglese Boris Johnson che ospita la Cop 26 il summit dell’Onu sul clima. “Se fallisce, fallisce tutto”. SuperMario intanto si conferma sempre più leader internazionale