Salgono i toni al Congresso dopo il granitico rifiuto da parte dei repubblicani di alzare il tetto del limite di spesa. Mitch McConnell, il leader della minoranza repubblicana al Senato, propone un rinvio della scadenza fino a dicembre, ma non una soluzione. Chuck Schumer, il leader della maggioranza democratica al Senato, sta pensando la risposta e sospende il voto che si sarebbe dovuto tenere nel pomeriggio. Se il limite del debito non verrà alzato il governo federale resterà senza soldi: non saranno pagate le pensioni della Social Security, i militari e i dipendenti federali non riceveranno lo stipendio, i programmi di Medicare, Medicaid, Food Stamps saranno sospesi. E in più il governo federale non potrà pagare i suoi debiti.
“Senza l’aumento ci sarà una crisi finanziaria globale, di fronte alla quale gli Stati Uniti saranno impotenti” avverte il Council of Economic Advisers della Casa Bianca. “Un default – afferma il gruppo di economisti capeggiato da Cecilia Elena Rouse – avrebbe ripercussioni sui mercati finanziari globali e probabilmente creerebbe un crollo dei mercati stessi: le aziende nel mondo dovranno iniziare a tagliare nuovamente posti di lavoro”. Si profila all’orizzonte una recessione peggiore di quella della crisi finanziaria del 2008 in quanto molti Paesi non sono ancora usciti fuori dalla pandemia.
“Un meteorite si sta abbattendo sull’economia americana”: urla Joe Biden durante un incontro alla Casa Bianca con esponenti del mondo della finanza e dell’economia. Il presidente ha definito “pericoloso e vergognoso” il comportamento dei repubblicani che si rifiutano di alzare il tetto del debito evitando “la catastrofe”. “Ma abbiamo i voti per superare l’ostacolo. Non si può giocare alla roulette russa con l’economia del nostro Paese. I repubblicani lo fanno solo per coprire il taglio delle tasse e l’aumento delle spese fatte durante l’amministrazione Trump”, ha aggiunto Biden sottolineando come negli ultimi quattro anni “il debito sia cresciuto di quasi 8 mila miliardi di dollari, oltre un quarto del debito complessivo accumulato in oltre 200 anni”.
Una minaccia non tanto velata quella fatta dal presidente di eliminare il filibuster per il voto al Senato. Molto probabilmente i due senatori democratici che si oppongono alla modifica, Joe Manchin e Krysten Sinema, avranno dato il loro consenso a cambiare la regola.

Secondo la procedura della Camera Alta, un disegno di legge non può essere messo ai voti finché il dibattito in aula non si è concluso. Questo dà la possibilità a un senatore o a un gruppo di senatori di “mantenere la parola” e prevenire la messa al voto del disegno di legge. I senatori che invece vogliono procedere al voto possono votare una “mozione di chiusura” per costringerlo ad interrompere il dibattito. Il problema è che nonostante il Senato sia un organo che prende molte delle sue decisioni a maggioranza semplice (con almeno 51 senatori), la “mozione di chiusura” necessita di una maggioranza qualificata di 60 senatori. Questo implica che un gruppo minoritario di senatori (41) può di fatto bloccare qualsiasi disegno di legge anche solo minacciando il filibuster. Inoltre, è un modo per cambiare di fatto la soglia di maggioranza che da semplice deve poi essere qualificata. Poiché si tratta di un procedimento di modifica delle regole e non di un disegno di legge per cambiarla basta la maggioranza semplice. Una modifica definita dallo stesso leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell “opzione nucleare”, perché applicandola toglierebbe alla minoranza questa potentissima arma peraltro ampiamente usata da democratici quando al Senato erano in minoranza.
Con l’agenda della Casa Bianca in pericolo per le schermaglie tra democratici per il presidente è una corsa contro il tempo per far approvare un bilancio entro un paio di settimane se si vuole evitare l’improvviso blocco delle finanze del governo federale, mentre il Congresso deve risolvere contemporaneamente il piano sulle ristrutturazioni delle infrastrutture e quello dell’ambiente e del welfare. Biden, che loda le sue doti di conciliatore, spera di togliere i suoi due giganteschi progetti di investimento, nelle infrastrutture e nelle riforme sociali, dall’impasse in cui è finito per le lotte fratricide tra democratici. Ma in un’atmosfera esplosiva al Congresso dove sono vive le divisioni partigiane, tutto è complicato. Ed è in questa atmosfera surriscaldata che i parlamentari negoziano come evitare il collasso delle finanze pubbliche.

Dopo aver approvato nei giorni scorsi un mini-bilancio valido fino a dicembre per evitare la paralisi del governo federale, ora devono aumentare la capacità di indebitamento degli Stati Uniti entro il 18 ottobre se vogliono evitare il primo default sovrano della più grande potenza economica mondiale. “Se l’indebitamento non sarà sospeso o sollevato, gli Stati Uniti si troveranno a corto di soldi il 18 ottobre, ha avvertito il ministro delle finanze Janet Yellen. “Il tempo stringe, il pericolo è reale”, ha insistito Chuck Schumer.
I repubblicani ora propongono una estensione fino a dicembre. Un rinvio di qualche settimana perché si rifiutano di dare il via libera a una sospensione del limite del debito, che secondo loro equivarrebbe a scrivere un assegno in bianco a Joe Biden. Esortano i Democratici ad approvarlo da soli, attraverso una laboriosa manovra parlamentare. Ma Chuck Schumer insiste che questo percorso sarebbe troppo “rischioso”. E che il debito è stato finora in gran parte accumulato sotto la presidenza Trump con i tagli delle tasse ai più ricchi. Alla Camera dei Rappresentanti è stato approvato mercoledì un testo che prevede la sospensione del tetto del debito fino a dicembre 2022. Ma senza alcun sostegno repubblicano, questo progetto è nato morto al Senato. Ed ecco a questo punto la velata minaccia di Biden di modificare il filibuster e di “avere i voti per farlo passare”.