Il presidente Joe Biden tesse la trama per il futuro degli Stati Uniti. Gli incendi che devastano California e Oregon, gli uragani di questi giorni, l’ondata di gelo che l’inverno scorso ha colpito il Texas, gli allagamenti per i fiumi che straripano, la siccità che devasta gli Stati agricoli sono le prove che continuare ad ignorare il problema dei cambiamenti climatici non è una soluzione. “Bisogna intervenire” ha detto ieri il presidente visitando le aree del New Jersey e di New York più colpite dall’uragano Ida. “Gli effetti dei cambiamenti climatici sono una minaccia esistenziale. Dobbiamo ascoltare gli esperti quando ci dicono che è una situazione da “codice rosso”. Il cambiamento climatico mette il “paese e il mondo in pericolo. Non è una iperbole, è la verità”, ha detto Biden sottolineando come gli esperti ci “mettono in guardia da anni” sui rischi del clima che ora “stiamo vedendo” di persona.
Oggi, non casualmente, il presidente alla Casa Bianca ha fatto un intervento a favore dei sindacati. “L’America non è stata costruita da Wall Street – ha detto con accanto il segretario al Lavoro Marty Waslsh – ma dalla middle class e i sindacati hanno formato la middle class”. Parole dette due giorni dopo che gli Stati Uniti hanno celebrato il Labor Day, la Festa del Lavoro che, sempre non casualmente, ha visto il presidente prendere parte al picnic organizzato dal sindacato dei lavoratori del comparto elettrico. Piccoli passi ma sempre ben calcolati nel cammino verso la trasformazione per varare il piano da mille miliardi per l’ammodernamento delle infrastrutture e quello da 3 mila e 500 miliardi del bilancio federale con gli aiuti sociali per gli americani più in difficoltà. All’orizzonte si profila un scontro titanico tra le lobby a favore e contrarie ai cambiamenti che finanzieranno la campagna elettorale dei politici alle prossime elezioni di Mid Term.
Un altro passo Joe Biden lo sta preparando, scrive il Washington Post con l’obiettivo di produrre entro il 2050 quasi metà dell’elettricità del Paese (il 45%) con l’energia solare. Il giornale della capitale federale sottolinea che si tratta di un grande balzo, dato che lo scorso anno l’energia solare era meno del 4% dell’elettricità prodotta negli Stati Uniti. In uno studio effettuato dal dipartimento per l’Energia viene evidenziato come gli Stati Uniti dovranno raddoppiare la produzione di energia solare ogni anno per i prossimi quattro anni, rispetto al 2020, e che le installazioni dovranno essere annualmente raddoppiate entro il 2030. Gran parte dei dettagli, scrive il Washington Post, saranno decisi dal Congresso che sta preparando una legge bipartisan sulle infrastrutture che prevede un piano di spesa di 3500 miliardi di dollari.
La segretaria all’Energia Jennifer Granholm ha detto che “nei prossimi anni metteremo in rete centinaia di gigawatt di energia pulita, e dobbiamo essere in grado di utilizzare quell’energia dove e quando è necessaria”. Una affermazione che solleva il problema dello stoccaggio dell’energia pulita a lungo termine, una difficoltà per il momento complicata da risolvere. Comunque, l’industria automobilistica americana per le auto elettriche deve affrontare la complicazione della ricarica. Per ora il numero delle stazioni di servizio è insufficiente e la ricarica in casa è molto lenta. Ma non solo: Non tutte le auto hanno lo stesso tipo di spina e se si fa un viaggio bisogna portare in auto i cavi per la ricarica. Da aggiungere poi che se il sindacato dei lavoratori del settore elettrico è felice della trasformazione, quelli dello United Auto Workers, sono preoccupati per l’impatto occupazionale: per assemblare un’auto elettrica bastano un terzo degli operai di quelli necessari per una vettura a combustione. Le proiezioni di marketing vedono che nel giro di pochi anni le auto elettriche costeranno meno della metà delle auto tradizionali: il materiale per costruire un motore elettrico è molto più economico. La parte più costosa sono le batterie.
Insomma, una conversione a 180 gradi nella politica della precedente amministrazione quando solo dopo quattro mesi dal suo insediamento l’ex presidente Trump aveva annunciato la decisione di ritirarsi dall’accordo sul clima di Parigi. Ma non solo. L’ex capo della Casa Bianca aveva definito le limitazioni create dalla tutela dell’ambiente “pesanti regolamenti” eliminando più di 100 leggi che lo proteggevano.
E questo della protezione dell’ambiente in un momento in cui il Paese viene flagellato da incendi e uragani sta diventando il cavallo di battaglia di questa presidenza.