Il clamoroso scoop fatto dal New York Times sul dipartimento della Giustizia che dal 2017 aveva messo sotto controllo i congressman democratici della Commissione Intelligence che indagavano sul Russiagate ha monopolizzato l’attenzione della politica a Washington. Per il momento sono state accantonate le difficoltà dei democratici e della Casa Bianca per trovare una soluzione in grado di poter avviare gli imponenti piani di rilancio dell’economia e dell’occupazione voluti dal presidente Biden, anche se giovedì sera una commissione bipartitica del Senato ha detto di aver raggiunto un accordo per un piano per l’ammodernamento delle infrastrutture da mille e 200 miliardi di dollari.
Le rivelazioni del New York Times hanno oscurato la politica e si sono abbattute come una tempesta giudiziaria nella sonnolenta capitale federale.

Il prestigioso giornale di New York rivela che l’offensiva per mettere sotto controllo le email e le telefonate dei congressman Adam Schiff e Eric Swalwell venne lanciata da William Session, il primo ministro della Giustizia scelto da Donald Trump. Quando Session si dimise William Barr lo sostituì e fu lui a rinnovare per 3 volte la continuazione dei controlli senza che ci fosse il minimo indizio che i due parlamentari fossero le “gole profonde” del Russiagate. Una ritorsione voluta dall’ex presidente per il loro ruolo investigativo nella Commissione Intelligence che esaminava gli oscuri contatti di Trump con i russi. Fu aperta una indagine giudiziaria per stabilire chi fossero gli informatori segreti che davano le notizie ai giornali e fu concluso che non era stato nessuno della commissione, ma i controlli continuarono.
Lo scoop del quotidiano di New York ha immediatamente riportato alla memoria le vicende dell’ex presidente Richard Nixon con i “plumbers” che cercarono di spiare il partito democratico nel palazzo del Watergate a Washington.
Il New York Times scrive che il Dipartimento della Giustizia, allora diretto da William Session, chiese segretamente ad Apple i megadati (telefonate e email) dei due congressman democratici Adam Schiff e Eric Swalwell, dei loro familiari, tra cui una minorenne, e altre persone. In totale i supersorvegliati furono 12. Per proteggere la segretezza di questa straordinaria indagine il Dipartimento della Giustizia usò una ingiunzione giudiziaria per impedire alla Apple di rivelare l’operazione e di non informare le persone coinvolte. Cambiata l’Amministrazione il Dipartimento della Giustizia venuto a conoscenza della vicenda ha informato le persone che erano state messe sotto controllo. Ed ora all’ispettore generale del Dipartimento della Giustizia, Michael Horowitz, è stato dato l’incarico di stabilire se l’ex presidente, Jeff Session e William Barr abbiano agito rispettando la legge, o se si sia trattata di una intrusione illegale nella vita privata dei due congressman e dei loro familiari decisa dall’ex presidente con la speranza di trovare “segreti” che li avrebbero potuti screditare. Horowitz ha detto che indagherà a fondo sulla vicenda per stabilire le esatte circostanze che hanno determinato una decisione così estrema.

“Queste azioni sono l’ennesimo assalto alla nostra democrazia condotto dall’ex presidente – dice Nancy Pelosi – la politicizzazione del Dipartimento di Giustizia è un’altra prova spaventosa degli abusi commessi dall’Amministrazione Trump”. Ed è immediatamente partita del capo della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, e da parte del capo della Commissione Giustizia del Senato, Dick Durbin, la decisione di convocate l’ex Attorney General per testimoniare sulla vicenda al Congresso. “Se si rifiuta – afferma Schumer – faremo una ingiunzione giudiziaria per la sua testimonianza. Questa vicenda esula dall’appartenenza politica, coinvolge democratici e repubblicani. E’ un abuso” . La portavoce della Casa Bianca Katin Bedinfield, al seguito del presidente al vertice del G7 in Cornovaglia, ha definito le rivelazioni del New York Time “spaventose”. Il congressman Eric Swalwel, che era uno dei sorvegliati, ha detto che Trump ha usato il Dipartimento della Giustizia come un’arma personale per lanciare una campagna contro i suoi avversari politici.

Per l’ex presidente il futuro si fa sempre meno roseo. Secondo Daily Beast, il quotidiano on line fondato da Tina Brown, l’interrogatorio avvenuto nei giorni scorsi di Jeff McConney, davanti al grand Jury che dovrà decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere Donald Trump, potrebbe creare seri problemi alla Trump Organization. Ovviamente della sua testimonianza non si sa nulla, ma il solo fatto che sia stato chiamato a deporre è molto indicativo soprattutto alla luce delle casse di documenti che sono state consegnate agli inquirenti da Jennifer Weisselberg, l’ex moglie del figlio di Allen Weisselberg, il CFO dell’organizzazione. Weisselberg aveva depositato nella casa di Jennifer i documenti “scottanti” della società. Poi l’aspra causa di divorzio tra Jennifer e il figlio di Weisselberg ha scatenato la vendetta della donna che ha consegnato tutte le casse di documenti alla procura distrettuale di Manhattan.
Il ruolo di Jeff McConney nella holding dell’ex presidente lo ha descritto Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump. “La struttura della Trump Organization è molto semplice – afferma – è come una piccola banca di provincia con un proprietario, Donald Trump, un direttore della banca, che è Allen Weisselberg e un cassiere allo sportello che è Jeff McConney. Le decisioni le prende il proprietario, il direttore le fa implementare e il cassiere è quello che paga o riceve i soldi. E il cassiere è Jeff McConney che non decide, ma sa tutto”.