Prima si rischiavano multe, magari anche salate. Ora si rischia la prigione.
L’ufficio dell’Attorney General dello Stato di New York, Letitia James, ha annunciato che le indagini sulla Trump Organization oltre ad essere di pertinenza del diritto civile, sono anche di natura penale. “Stiamo ora indagando attivamente sull’Organizzazione Trump in sede penale – ha detto Fabien Levy, portavoce dell’Attorney General – insieme al procuratore di Manhattan Cyrus Vance Jr”.
Al centro delle due indagini c’è la Trump Organization, la holding privata fondata dai genitori di Trump nel 1923 che controlla circa 500 “business entity” che spaziano dal settore immobiliare ai campi da golf, dal Wollman Rink, la pista di pattinaggio di Central Park, all’azienda vinicola di Charlottesville, in Virginia, oltre a una cinquantina di alberghi distribuiti tra Stati Uniti, Israele, Dubai, Indonesia e Canada. Un impero del quale non si conosce la reale situazione patrimoniale non sapendo se dietro le bandiere e le colossali lettere dorate sulle facciate dei palazzi con il logo di famiglia ci sia anche una condizione finanziaria solida. Della holding Donald Trump è l’unico azionista di tutte le società, mentre i suoi due figli Donald Junior ed Eric sono i vicepresidenti esecutivi.

L’indagine dell’Attorney General di New York riguarda in modo specifico la grande proprietà immobiliare di Seven Springs. 212 acri di terreno con una gigantesca casa-castello che confinano con tre differenti villaggi nella contea di Westchester, il cui valore patrimoniale sarebbe stato ingigantito come bene dato in garanzia alle banche per ottenere prestiti e nello stesso tempo sarebbe stato ampiamente ridotto nella denuncia dei redditi in modo da ottenere una deduzione fiscale di 21 milioni di dollari.
L’indagine del District Attorney di Manhattan, Cyrus Vance, invece è partita dopo le dichiarazioni dell’ex avvocato di Donald Trump, Michael Cohen, che testimoniando al Congresso affermò che i pagamenti fatti a due donne che affermavano di aver avuto relazioni con l’ex presidente, la pornostar Stormy Daniels e la modella Karen McDougal, erano avvenuti poco prima delle elezioni del 2016 su ordine di Donald Trump con un complesso passaggio di assegni. Questa indagine è anche seguita dalla Commissione l’Oversight and Reform Committee della Camera dei Rappresentanti perché ci sarebbero indicazioni che i fondi sarebbero stati prelevati da quelli della campagna elettorale. Ma non solo. Sempre alla Camera dei Rappresentanti un’altra commissione, Financial Services and Intelligence, vuole esaminare i prestiti ottenuti da Trump dalla Deutsche Bank, una banca tedesca che tra i maggiori clienti ha Oleg Deripaska, l’oligarca considerato il braccio economico di Putin. I parlamentari vogliono esaminare anche loro la dichiarazione dei redditi del presidente per conoscere l’ammontare dei prestiti ottenuti e quali garanzie la Trump Organization abbia dato per ottenerli.
L’inchiesta della procura distrettuale di Manhattan, man mano che procedevano le indagini, è stata allargata a reati di evasione fiscale, frode ai danni delle assicurazioni e frode bancaria. Vance ha ottenuto le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump e della Trump Organization degli ultimi otto anni lo scorso mese di febbraio dopo una lunga battaglia legale. Nelle ultime settimane due avvocati dell’ufficio dell’Attorney General sono stati distaccati alla procura distrettuale di Manhattan per coordinare le indagini tra le due procure. Una mossa inedita perché per molto tempo i due uffici sono stati rivali e segreti sulle loro investigazioni. Immediata la reazione dell’ex presidente Donald Trump, che nega ogni accusa e ha definito l’indagine “una continuazione della più grande caccia alle streghe politica nella storia del Paese”.
In ordine di tempo la più recente delle pendenze penali è quella avviata dallo Stato della Georgia dal District Attorney della contea di Fulton, Fani Willis, per le telefonate fatte dall’ex presidente al governatore Brian Kemp per non certificare i voti dello Stato e al segretario di Stato Brad Raffensperger chiedendogli di trovare dei voti per cambiare il risultato elettorale. La telefonata è stata registrata. Brian Kemp e Brad Raffensperger sono repubblicani. Questo procedimento penale, con la convocazione del grand jury, dovrebbe iniziare nelle prossime settimane. La contea di Fulton è la più grande e più popolata dello Stato. Ed infine c’è l’inchiesta giudiziaria dell’insurrezione del 6 gennaio a Washington nel corso della quale hanno perso a vita 5 persone e un altro centinaio sono rimaste ferite, alcune in modo grave.
L’inchiesta giudiziaria va avanti, ma al Congresso invece infuria la battaglia per la formazione della Commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio. “I repubblicani di Camera e Senato non devono approvare la trappola dei democratici della commissione sul 6 gennaio” ha detto Trump dopo che lunedì pomeriggio un gruppo di 58 deputati democratici e repubblicani del “Problem Solvers Caucus” avevano trovato l’accordo per la formazione della Commissione, simile a quella create dopo gli attentati dell’11 settembre, presentata, discussa, modificata e accettata dal deputato repubblicano John Katko.
Dopo le dichiarazioni di Trump l’accordo è stata immediatamente sconfessato dai leader repubblicani alla Camera, Kevin McCarthy e Steve Scalise che hanno invalidato il lungo negoziato del loro stesso compagno di partito. McCarthy si oppone dicendo che la Commissione darebbe troppa enfasi sui fatti del 6 gennaio e non abbastanza su altri episodi di violenza politica, compresa l’attentato ad alcuni esponenti repubblicani (Steve Scalise) durante una partita di baseball nel 2017. A loro si è aggiunto anche il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell che ha fatto capire che se la proposta di legge per istituire la commissione passerà alla Camera lui la metterà nel parcheggio dei decreti bloccati con il filibustering (la tattica che permette alla minoranza di bloccare con 40 voti un disegno di legge presentato dalla maggioranza). Ma molti congressmen e senatori non condividono la decisione presa dai leader del partito e la frattura tra repubblicani seguaci di Trump e repubblicani che rifiutano di accettare le bugie dell’ex presidente si accentua.
Oggi 35 repubblicani alla Camera hanno votato insieme ai democratici per istituire la Commissione. Il voto finale è stato 252 favorevoli e 175 contrari. I repubblicani che hanno votato con i democratici sono il triplo di quelli che votarono per l’impeachment di Trump. Ora la decisione passa al Senato. E si vedrà in quella sede quanti saranno i senatori “dissenzienti”. Questa del voto per la formazione della Commissione è la prova per vedere l’influenza dell’ex presidente sui parlamentari repubblicani e la forza del partito senza di lui.