Ultime battute al processo Chauvin, l’agente di polizia di Minneapolis incriminato per la morte di George Floyd. I dodici giurati sono entrati in camera di consiglio. Il giudice Peter Cahil li ha “sequestrati”: possono uscire dalla stanza solo per andare in albergo sotto scorta degli agenti, per mangiare e dormire.
Non possono avere contatti esterni, niente cellulari, niente tv, niente giornali: solo camera di consiglio e albergo. “Preparatevi per un soggiorno di lunga durata e sperate che invece sia breve” ha detto Cahil venerdì scorso, dopo che gli avvocati difensori di Chauvin avevano fatto l’arringa difensiva. Così i giurati hanno trascorso il weekend in famiglia e questa mattina sono arrivati in tribunale con la valigia.
Il processo è iniziato il 29 marzo ma già due settimane prima il collegio degli avvocati dell’accusa e quelli della difesa avevano scelto i 15 giurati (12 effettivi e 3 supplenti) che avrebbero dovuto seguire tutto il processo. Venerdì ci sono state le arringhe difensive. Questa mattina è stata la volta dei pubblici ministeri a fare la requisitoria.

L’ex agente è stato incriminato di omicidio preterintenzionale, ma anche di omicidio colposo di secondo e terzo grado. I tre reati verranno valutati separatamente, per cui Chauvin può essere condannato per uno e assolto per un altro così come condannato per tutti e tre, o solamente per uno. E i giurati per emettere la sentenza di colpevolezza devono essere stati convinti dall’accusa che il reato è stato provato “al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Il 25 maggio dello scorso anno George Floyd, afroamericano di 46 anni morì mentre veniva arrestato dall’agente Derek Chauvin che, dopo averlo ammanettato, lo aveva immobilizzato a terra premendo col ginocchio sulla sua gola fino a quando l’uomo smise di respirare. Per 9 minuti e 29 secondi il ginocchio di Chauvin è rimasto sul collo di Floyd, indifferente alle implorazioni della vittima, che aveva ripeteva “non respiro” e alle urla dei testimoni che gridavano agli agenti di allentare la presa.
Era stato arrestato per una banconota da venti dollari risultata contraffatta. Le scioccanti immagini dell’arresto e degli ultimi minuti di vita di Floyd sono state riprese da cellulari di numerosi testimoni oculari. Minneapolis esplose. L’America esplose. Dopo l’uccisione di Floyd milioni di americani marciarono in segno di protesta per la brutalità della polizia, usando lo slogan “Black Lives Matter” già sul piede di guerra dopo che in altre circostanze, in altri Stati, con molta disinvoltura agenti bianchi o razzisti bianchi uccisero afroamericani.

È il caso di Breonna Taylor, allorché gli agenti irruppero nella casa della donna che era disarmata e la uccisero con un colpo di pistola. Dopo che un afroamericano di 25 anni, Ahmaud Arbery venne assassinato in Georgia da due persone, padre e figlio, mentre faceva jogging. Lo uccisero “perché non doveva stare in quella parte della città”. Violenze, scontri a fuoco, disordini negli ultimi mesi della campagna elettorale per le presidenziali e un gesto così disumano e brutale come l’uccisione di George Floyd anziché venire condannato, venne politicizzato.
Un’America aizzata contro le minoranze, contro gli immigrati, contro la comunità cinese, ritenuta colpevole del coronavirus. Una demagogia elettorale che sedusse i razzisti d’America. Esplose la rabbia. Scontri tra dimostranti e polizia, da Portland a Los Angeles, da New York a Kenosha sono il ritratto dell’estate del 2020. Le foto, le immagini dei telegiornali degli scontri tra i dimostranti e i miliziani armati durante i saccheggi, la Guardia Nazionale, le vetrine rotte, le auto della polizia in fiamme. E quelle immagini fanno venire i brividi all’America alla vigilia del verdetto per Derek Chauvin.

In Minnesota per precauzione il governatore ha messo in allarme la Guardia Nazionale e così hanno fatto anche le autorità di Washington DC. A Minneapolis nelle scuole per i prossimi giorni si faranno le lezioni solo in remoto. Negozi e vetrine vengono protetti con pannelli di legno. Nel vicino sobborgo di Brooklyn Center, dove la settimana scorsa è stato ucciso un ragazzo afroamericano, la comunità è sul piede di guerra. New York, Los Angeles, Atlanta, Cincinnati, Seattle, Portland se Chauvin dovesse essere assolto sarebbero pronte a esplodere. I governatori hanno messo la Guardia Nazionale in preallarme. La polizia di New York ha sospeso i permessi a tutti gli agenti da oggi a tempo indeterminato. Il capo della polizia, Dermot Shea, ha detto che gli agenti devono essere pronti per qualsiasi evenienza per il verdetto.

La tensione è palpabile. Sono tutti pronti. La congresswoman Maxine Waters, afroamericana della California, parlando sabato a Brooklyn Center dove un centinaio di dimostranti si erano radunati per dimostrare contro la polizia che aveva ucciso Daunte Wright, ha detto che se Chauvin dovesse essere assolto “invaderemo le strade, dobbiamo essere più attivi, dobbiamo essere più aggressivi. Devono capire che facciamo sul serio”. L’America è stata avvertita.