2001-2021. Vent’anni e non ne siamo ancora fuori. Mai l’avrei immaginato quando mi inerpicavo tra quei tornanti del Khyber pass e quelle strade sterrate che portavano a Kabul mentre le bombe americane cadevano sulle caserme di Al Qaida nella speranza di colpire Osama Bin Laden e gli altri terroristi.
Con la caduta del regime dei talebani e l’arrivo dei contingenti internazionali sembrava tutto avviato al meglio, ma non è andata così per varie ragioni. Una su tutte la distrazione creata dalla guerra in Iraq, e poi la difficoltà a muoversi in un territorio ostile dove alla fine gli afghani nei secoli hanno sempre avuto la meglio.
Manca meno di un mese al 1 Maggio ed è sempre più probabile che sarà spostata la data fissata per il ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan. Una vera grana per Joe Biden che ha ereditato da Trump le tappe di un accordo di pace siglato con i talebani, che fa acqua da tutte le parti.
Gli occhi sono puntati sulla Turchia che dal 16 aprile ospiterà un nuovo giro di colloqui sull’Afghanistan. Un passo in avanti, si spera, dopo lo stallo di alcuni mesi determinato da una serie di incomprensioni tra i talebani, i negoziatori e il governo di Kabul. Dall’esito dei colloqui di Istanbul dipenderà la prossima tabella di marcia sul ritiro delle truppe americane e dei contingenti degli altri paesi che compongono la grande coalizione che si era mobilitata contro Al Qaeda dopo gli attacchi alle Torri Gemelle.

L’Italia ha ancora 800 soldati tra Kabul e la regione di Herat lungo il confine con l’Iran. La scadenza del 1 Maggio fa parte dell’accordo siglato a Doha nel febbraio 2020 tra Stati Uniti e Talebani per porre fine a 20 anni di guerra e occupazione del paese costati agli Usa 10 miliardi all’anno di dollari e alla coalizione oltre 3500 soldati morti, oltre 2500 sono statunitensi.
I giorni scorsi il presidente afghano Ashraf Ghani ha presentato un suo piano di pace in vista degli incontri in Turchia che prevede un cessate il fuoco, elezioni e la nascita di un governo che riveda il sistema giudiziario. Gli Usa, che vogliono accelerare i tempi, sono invece favorevoli alla formazione subito di un governo ad interim che includa anche i talebani e porti ad un accordo di pace con successive elezioni. I Talebani si oppongono a entrambi i piani e non è chiaro se siano disponibili ad estendere la scadenza del 1 Maggio per il ritiro americano o se ritengano valido solo quanto deciso a Doha. Non è neppure chiaro quanto siano uniti e quanto credano oggi in un sistema democratico o invece in un emirato islamico come ai vecchi tempi. Una situazione complicata e servirà un miracolo a Istanbul per mettere tutti d’accordo.
Comunque vada i talebani si considerano dei vincitori. Hanno infatti guadagnato quella legittimità di interlocutori degli Stati Uniti che 20 anni era impensabile quando erano in fuga sotto i bombardamenti dei B 52 statunitensi dopo essersi rifiutati di consegnare Osama Bin Laden ospitato nel paese con Al Qaida.
Cresce intanto la violenza contro i civili e e si moltiplicano gli attentati. Le donne sono i target preferiti dei soliti integralisti e dei nuovi arrivati affiliati dello Stato Islamico. Uccidono giornaliste, 3 le scorse settimane nella città di Jalalabad dove solo alcuni giorni fa sono state assassinate tre donne che stavano vaccinando per l’Unicef i bambini contro la poliomielite. Ma a cadere sotto la furia degli integralisti sono poliziotte, dottoresse, magistrate, tre appartenenti alla Corte Suprema, studentesse e attiviste per i diritti umani. Donne istruite, con un progetto di vita che non è restare chiuse dentro casa, senza studiare e senza lavorare. I talebani negano di essere coinvolti in questi assassinii ma sempre più afghani stanno lasciando il paese per paura e mancanza di speranza per un futuro di pace.
Significativo il video di Rada Akbar fotogiornalista che vive a Kabul (qui sopra). Doveva inaugurare la sua mostra in omaggio a otto donne di valore della storia afghana e invece la notizia delle tre giornaliste uccise le ha fatto cambiare programma. La paura di un attacco anche contro di lei ha scoraggiato il pubblico a partecipare e così Rada ha scelto di ricordare tutti quelli che non ci sono più con questa performance potente.