Gli Stati Uniti non ne possono più dell’Afghanistan, un paese nel quale hanno riversato 2 trillioni di dollari, e hanno avuto 2400 soldati morti senza che la sicurezza e la democrazia siano state realmente stabilite. Donald Trump lo ha fatto capire più volte e l’accordo raggiunto con i Talebani per una partenza delle truppe straniere dal paese non pone condizioni chiare sul destino dei civili e delle donne alle quali i talebani avevano negato i più elementari diritti.
Sono stati uccisi 38 mila afghani in quasi 19 anni di guerra al terrorismo partita dopo l’11 settembre dopo l’attacco al World Trade Center. Tre Presidente americani si sono susseguiti, George W. Bush, Barack Obama e Trump. Il governo di Kabul non ha mai controllato il territorio dell’intero paese e i talebani non si sono mai arresi e hanno continuato a combattere contro le truppe straniere. Dopo l’accordo di Doha è normale quindi chiedersi: Ci si può fidare dei Talebani?
Istintivamente mi viene da dire no, perché ho ancora vivide nella memoria le violenze compiute durante il loro regime contro la popolazione civile e contro le donne, lapidate negli stadi e rinchiuse dentro casa senza più poter studiare e lavorare. Sono cambiati i talebani? Può essere, ma quando vedo le scene di giubilo per la firma di questo accordo con gli Stati Uniti e le loro dichiarazioni a favore di un Emirato Islamico, penso che siano sempre gli stessi e che la loro idea di diritti umani sia molto diversa dalla nostra.
Può funzionare un accordo siglato senza la presenza del governo di Kabul? Mi sembra molto difficile e temo che il governo afghano senza il sostegno militare occidentale sarà presto spazzato via dai signori della guerra che non hanno mai smesso di allenarsi in questi quasi 19 anni di conflitto. L’accordo raggiunto a Doha, dopo anni di trattative tra l’inviato americano Zalmay Khalizad e il Mullah Abdul Ghani Baradar è frutto soprattutto del desiderio frettoloso del Presidente Trump di riportare a casa i soldati statunitensi come aveva promesso in campagna elettorale, ma la strada verso la pace è ancora molto lunga.
L’accordo prevede che ora inizino trattative tra Talebani e governo di Kabul. Il presidente Ashraf Ghani è giustamente cauto e ha affermato che “oggi può essere un giorno per andare oltre il passato”. E’ la speranza di tutti, ma io ho un brutto presentimento. Tanti errori sono stati commessi nel passato, quando l’Afghanistan, una volta partiti i sovietici, fu abbandonato al suo destino e divenne un paradiso per i terroristi di Al Qaeda.
C’è da augurarsi che quella lezione sia servita e che l’accordo siglato a Doha non riconsegni il paese agli integralisti. Oggi c’è una nuova generazione di giovani afghani che potrebbe fare la differenza, ci sono giovani donne che in questi 19 anni hanno potuto studiare, ci siamo noi che abbiamo perso vite umane e investito risorse ed energia per ricostruire un paese fallito e per portare la democrazia tra i picchi dell’Hindu Kush. Facciamo in modo che questi sacrifici non siano stati vani, perché quanto accade nel lontano Afghanistan, l’11 settembre ce lo ha insegnato, riguarda tutti noi.