Roma ore 11, via della Maddalena. È una splendida giornata di sole con una luce cristallina che fa risaltare le bellezze della città eterna. Il Pantheon si intravede in fondo alla strada, ma la piazza è bloccata perché ci sono i lavori di rifacimento dell’intera pavimentazione. Non accadeva da decenni che si rifacessero quei sanpietrini, sui quali poggiano i tavolini dei bar che si affacciano sulla piazza, calpestati una volta da milioni di persone in visita ad uno dei luoghi tra i più magici della città, di giorno le comitive di turisti, la notte il popolo della movida. Assenti entrambi da mesi.
Poco prima nella bellissima chiesa di San Luigi dei Francesi a due passi dal Senato davanti alle tre tele del Caravaggio non c’era nessuno. Non mi era mai successo in oltre trent’anni di vita romana.
Passo davanti alla macelleria più famosa della capitale, dove c’è la coda per comperare il pranzo di Pasqua. La vetrina trabocca di prelibetezze delle migliori carni, esposte con una grazia che pare di essere davanti ad una gioielleria. I prezzi in effetti sono da capogiro, ma non importa, perché in piena pandemia la vita è dura e almeno a Pasqua, chi può, non bada a spese. È un trionfo di gusto per le papille e per lo spirito. La voglia di mettersi in coda, distanziati ma non troppo, e aspettare il proprio turno per comperare quelle cotolette di agnello con quei ventagli di patate già cucinati è grande, ma resisto e passo oltre.
Poco più in là, c’è una gelateria inondata di sole, famosa per avere oltre 150 gusti tra cui scegliere. È una tentazione continua per chi ci passa davanti. Una volta c’era la fila di turisti in attesa, ma oggi non c’è nessuno, Roma è deserta e si può entrare senza problemi. Un uomo è seduto sul gradino appena fuori dal negozio, è ben vestito e si sta gustando il suo gelato insieme al suo cane carlino. Un po’ di gelato per sé e un po’ per il suo cucciolo che sembra apprezzare. Glielo passa con un cucchiaino, proprio come si fa con i bambini.
Faccio pochi passi e rimango scioccata per il violento contrasto che mi arriva come un pugno nello stomaco. A pochi metri, appoggiata nella vetrina accanto è seduta una donna dallo sguardo stanchissimo, dai vestiti laceri, con un bambino che le dorme in grembo. È giovane, è sicuramente africana e non se la passa bene. Chiede l’elemosina e lo fa con grande dignità, silenziosamente, un bicchiere di carta davanti a sé, nel quale qualcuno lascia delle monete. Mi avvicino con discrezione:
“Quanti anni ha il bambino?”
“Due “
“Hai un posto dove stare?”
“Sì”
Non riesco ad aggiungere altro e le lascio un’offerta. Sono turbata, vorrei scattare una foto per documentare il tragico contrasto, ma non ho il coraggio. La scorza di navigata cronista viene meno e non so come la prenderebbe il proprietario del cagnolino che, poco distante da lei, continua a mangiare il suo gelato.
Non ho il dito puntato contro qualcuno, non ci sono colpevoli, ognuno fa la vita che gli è permessa, ma qualcosa non va se la vita di alcuni è diventata così grama. Si chiamano disuguaglianze e sono destinate ad aumentare. Lo dicono i cartelli vendesi e affittasi sulle vetrine dei negozi che si affacciano su quello che una volta era il percorso dei turisti verso i monumenti della Roma antica.
Nel 2021 chiuderanno altri 18 mila negozi, dicono le associazioni di categorie, 3000 non avevano più riaperto lo scorso anno. Alcuni alberghi sono rimasti chiusi sbarrati con tavole di legno, le case vacanze sono vuote e così anche i bed and breakfast abituati a lavorare con 13 milioni di turisti l’anno.
È la seconda Pasqua che passiamo in questa situazione e da oltre un anno non si vedono visitatori. È una Pasqua di austerity con gli italiani che si sentono e sono più poveri, dice l’Istat, che fotografa la situazione al quarto trimestre del 2020. Il reddito delle famiglie è diminuito dell’1,8% rispetto al trimestre precedente del 2020 e gli italiani spenderanno il 40% in meno rispetto al 2019 in questi stessi giorni.
C’è il lockdown, non si possono fare gite, i ristoranti sono chiusi. Il Pil nell’ultimo anno è calato del 9%. La Banca d’Italia traccia un quadro desolante con un terzo delle famiglie che teme un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro. C’è una evidente contrazione dei consumi e la tendenza è a risparmiare, lasciando i soldi sul conto corrente, per poter far fronte a tempi duri.
Sono diminuiti del 12% i consumi alimentari, del 42,6% quelli per gli alberghi, del 69,3% quelli per i servizi ricreativi e del 24,5% per l’abbigliamento. La povertà cresce, mentre aumenta anche la pressione fiscale salita al 52%, in crescita dell’1,3% rispetto al 2019.
Si guarda con paura a quando finirà il blocco dei licenziamenti prorogato sino al 30 giugno per quelli collettivi giustificati con motivi oggettivi e sino al 31 ottobre per quelle aziende che ricorrono alla cassa in deroga o alla cassa integrazione. Potrebbe essere una carneficina e non resta che sperare nell’arrivo dei vaccini e nell’accelerazione della campagna vaccinale.