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February 3, 2021
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La carica degli elefanti repubblicani che può diventare il cimitero del Gop

Alla Republican National Conference, il duello tra l'anima trumpista rappresentata da Marjorie Taylor Greene contro quella moderata di Liz Cheney

Massimo JausbyMassimo Jaus
Trump è lontano da Washington ma il veleno lasciato continua a paralizzare il Gop

Il coro dei repubblicani al Congresso (Composizione di Terry W. Sanders)

Time: 6 mins read

E’ mancato il coraggio ai repubblicani e non hanno sanzionato Marjorie Taylor Greene per ora, almeno fino a domani, quando il Congresso voterà per rimuoverla dalle Commissioni parlamentari. Hanno avuto paura di attirarsi le ire di Trump e quindi hanno preferito passare la mano ai democratici che questa mattina avevano detto alla leadership repubblicana che se la Taylor Greene non fosse stata sanzionata, lo avrebbero fatto loro nell’aula parlamentare. La congresswoman Marjorie Taylor Greene, la deputata della Georgia, seguace dei QAnon, razzista, complottista, negazionista e antisemita è stata candidata dal partito repubblicano a far parte della Commissione Educazione e Lavoro della Camera. I democratici sono insorti. La speaker della Camera, Nancy Pelosi (che Marjorie Taylor Green in uno dei suoi tweet ha scritto che deve esere uccisa) ha detto che un parlamentare che nega i massacri avvenuti nelle scuole, non può fare parte di questa commissione. Aggiungendo poi che una parlamentare così non può far parte di nessuna commissione.

Marjorie Taylor Greene (Immagine da youtube)

E oggi al Caucus dei parlamentari repubblicani la Republican National Conference,  Marjorie Taylor Greene è stata al centro delle conversazioni così come Liz Cheney, congresswoman di grande prestigio che ha votato in favore dell’impeachment di Trump. Per Marjorie Taylor Green però c’é un problema più pesante per i suoi compagni di partito perché l’ex presidente Donald Trump l’appoggia e l’ha definita la prossima stella del partito repubblicano. Con questa “benedizione” da deputata alla prima esperienza al Congresso, è stata promossa a leader del movimento trumpiano all’interno della Camera e il leader del partito repubblicano alla Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy, anche lui molto vicino a Trump, è quello che non ha avuto il coraggio, o la voglia, di sanzionarla, dando, non si capisce bene come, la responsabilità delle sue parole ai democratici.

Liz Cheney durante una campagna elettorale a Buffalo, Wyoming, nel 2013 (Wikimedia/Milonica)

E si sarebbe dovuto decidere pure sul futuro di Liz Cheney, la figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, congresswoman del Wyoming che ha votato con altri 9 compagni di partito per l’impeachment di Trump. Liz Cheney detiene la terza carica più importante all’interno del partito repubblicano. E’ stato lo stesso ex presidente Trump a lanciare l’anatema contro di lei. Secondo quanto afferma il Washington Post, nei suoi 8 minuti di intervento ha riaffermato i motivi per cui ha votato per l’impeachment. Alla fine, anche per evitare una irreparabile frattura all’interno del partito, c’è stato un voto che l’ha “salvata”: non è stata rimossa dalla carica ma confermata.

Marjorie Taylor Greene, eletta in Georgia al Congresso e sostenitrice del movimento cospirazionista dei Qanon (Wikimedia)

Secondo Marjorie Taylor Greene il mondo sarebbe controllato da un gruppo di pedofili satanisti la cui leadership sarebbe formata dall’ex presidente Barack Obama, da Hillary Clinton, da George Soros, mentre Bill Gates inserirebbe di nascosto una microchip nella testa degli americani. Le riunioni avverrebbero nello scantinato della pizzeria Ping Pong a Washington. E poi la neoparlamentare ha messo in dubbio che sia stato un aereo quello che ha colpito il Pentagono l’11 settembre. Che le stragi avvenute nelle scuole di Parkland e Sandy Hook siano state dei falsi volutamente costruiti per cambiare il Secondo Emendamento della Costituzione, quello che permette di girare armati e in un video di alcuni anni fa postato su YouTube si vede la neoparlamentare insultare David Hogg, sopravvissuto alla strage di Parkland e da allora diventato un attivista per il controllo delle armi. Poi che gli incendi della scorsa estate in California sarebbero stati appiccati con un raggio laser da un satellite messo in orbita dagli ebrei. Il primo giorno di apertura dei lavori al Congresso si è presentata in aula con una mascherina su cui era scritto “Stop The Steal”, lo slogan inventato da Roger Stone per continuare la narrativa di Trump sulle elezioni rubate. Poi ha annunciato che voleva presentare una richiesta di impeachment per il presidente Joe Biden per i brogli elettorli. Con questo pedigree è diventata la punta di diamante della destra americana. E, naturalmente, più si parla di lei, più importante diventa.

Sta ora al partito di Abraham Lincoln stabilire se una persona con queste credenziali possa far parte della Commissione Educazione e Lavoro e, se possa addirittura ricoprire la carica al Congresso. Venti congressmen sono stati epulsi dal Parlamento. La maggior parte erano sudisti nella Guerra di secesione. L’ultimo e’ stato il congressman Jim Trafficant, condannato per un giro di tangenti, associazione a delinquere ed evasione fiscale.

Se nel Partito repubblicano regna l’incertezza, nel partito democratico c’è la determinazione di avviare l’agenda del presidente Joe Biden. Al primo posto lo stimolo economico da mille e novecento miliardi di dollari.

Da oggi la vita dei dem al Congresso è più facile: questa mattina Chuck Schumer, capo della maggioranza democratica al Senato e Mitch McConnel, leader della minoranza repubblicana, hanno trovato l’accordo per la divisione dei poteri e per la formazione delle regole che verranno applicate al Senato, incluse quelle delle formazioni delle commissioni parlamentari, “ma – ha precisato Chuck Schumer – ai democratici spetterà l’ultima parola”.

Al Senato i democratici hanno una “strana” maggioranza. I repubblicani hanno 50 seggi. I dem sono 48 ai quali si aggiungono due indipendenti, Bernie Sanders e Angus King, che hanno votato sempre (o quasi) con i democratici. In caso di parità di voto  l’ultima parola spetta per statuto al presidente del Senato, che è il vicepresidente, in questo caso Kamala Harris. Una maggioranza così striminzita che non permette defezioni. E anche per questo Biden, che è sempre stato propenso ad avere un dialogo con l’opposizione sin dai tempi quando era senatore, cerca di includere nelle sue decisioni anche i repubblicani. E oggi ha invitato i parlamentari del suo partito di essere uniti. Il suo piano di stimolo economico per rilanciare l’economia, far fronte all’emergenza coronavirus, allungare i tempi di copertura degli ammortizzatori sociali, è molto ambizioso. Per ora il Gop si è rifiutato di partecipare ai colloqui. Solo dieci senatori repubblicani, peraltro i più centristi, hanno proposto un piano alternativo da 630 miliardi di dollari che, con molta diplomazia, Biden ha definito  “molto modesto”, ma non lo ha respinto.  Quasi tutti i governatori dei 50 Stati dell’Unione sono a favore del piano di Biden che comporta massicci aiuti finanziari per far fronte alle enormi spese per combattere la pandemia. I singoli Stati non ce la fanno economicamente a sobbarcarsi l’acquisto dei vaccini anti covid, a sanificare e proteggere scuole e università pubbliche, a dare prestiti alle piccole e medie imprese per riaprire le attività tenendo conto che, a causa della pandemia, il gettito fiscale che mandava avanti l’apparato statale si è drasticamente ridotto.

Joe Biden (Illustration by Antonella Martino)

Domenica prossima gli Stati Uniti saranno inchiodati davanti la tv per il Superbowl, la finalissima di football che verrà trasmessa dal canale CBS. Il Superbowl è la trasmissione televisiva che storicamente ha il record di ascolti. Prima del collegamento televisivo di questo avvenimento sportivo verrà trasmessa l’intervista che Nora O’Donnel, la giornalista tv più popolare degli Stati Uniti, fa al presidente.  E questa sarà sicuramente una ottima occasione per Biden per spiegare agli americani l’importanza del piano per lo stimolo economico.

Oggi 364 dipendenti del Congresso hanno scritto una lettera ai 100 Senatori chiedendo di votare per la condanna di Trump per i moti del 6 gennaio. Nella lettera vengono ricostruite le drammatiche ore dell’assalto al Congresso e dei loro sforzi fatti per proteggere i parlamentari e loro stessi.

L’allora presidente Trump con i suoi “consiglieri” Jared Kushner e Steve Bannon (Foto White House)

Un capitolo a parte lo prendono le inchieste giudiziarie. Secondo il Washington Post, Steve Bannon, che ha ricevuto la grazia da Trump per la truffa che aveva commesso ai danni di quanti avevano fatto delle donazioni per la costruzione del muro con il Messico, verrebbe ora indagato dal Procuratore Distrettuale di Manhattan Cy Vance.  Nei giorni scorsi sarebbero stati visti entrare negli uffici della procura gli ex coimputati del guru politico di Trump che non sono stati graziati. Il perdono presidenziale si applica solo sui crimini federali e non su quelli statali. Vance sta anche valutando l’apertura di un’inchiesta su Ken Kurson, amico del genero dell’ex presidente, Jared Kushner, e anch’egli graziato dell’ultimo minuto.
I problemi giudiziari non si fermano in patria, ma perseguitano l’ex presidente anche in Scozia dove Trump ha il Turnberry Golf Club. Ieri il parlamento scozzese ha respinto una mozione presentata dal leader dei Verdi Verdi Patrick Harvie che aveva portato al parlamento una mozione per sapere perché Trump aveva comprato in contanti i campi da golf. Il Parlamento ha respinto la richiesta affermando che l’inchiesta deve essere aperta dalla magistratura e non dal Parlamento.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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