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Washington in stato di guerra, con l’FBI in cerca di trumpisti tra i soldati schierati

Timore che ci possano essere anche degli infiltrati tra i militari della Guardia Nazionale. Joe Biden pronto a firmare decreti lo stesso giorno dell'insediamento

Massimo JausbyMassimo Jaus
Washington in stato di guerra, con l’FBI in cerca di trumpisti tra i soldati schierati

Un soldato della National Guard schierato a Washington (Immagine da youtube)

Time: 6 mins read

Washington è diventata una città fantasma. Strade deserte, negozi e uffici chiusi, traffico inesistente per le misure di sicurezza senza precedenti prese nella capitale federale per mercoledì, il giorno dell’Inauguration di Joe Biden che diventerà il 46mo presidente degli Stati Uniti.

Le truppe della National Guard dormono a terra dentro al Campidoglio (Immagine da youtube)

Venticinque mila soldati della Guardia Nazionale a protezione della Casa Bianca e del Congresso. Altre migliaia messe a guardia dei palazzi pubblici nei singoli Stati. Misure mai adottate prima, neanche in tempo di guerra. Il curriculum personale di tutti i militari impiegati in questa operazione sono stati esaminati dagli agenti federali per vedere se tra loro ci fossero simpatizzanti dell’estrema destra pro Trump. Dopo l’assalto al Campidoglio di 12 giorni fa, che secondo gli inquirenti sarebbe avvenuto con la complicità di alcuni gli agenti all’interno del palazzo, il timore è che ci possano essere anche degli infiltrati tra i soldati della Guardia Nazionale. Il Commander in Chief delle forze armate, che ha giurato di difendere la Costituzione le cui simpatie sono condivise da chi, anche in divisa, la Costituzione la vuole calpestare? Il direttore della Voce di New York Stefano Vaccara, ieri inquadrava così il paradosso di avere le truppe schierate a Washington per difendere la costituzione che hanno come comandante in capo colui che l’ha attaccata il 6 gennaio…

Il post di domenica 17 gennaio, dal profilo facebook del direttore Stefano Vaccara

Le ultime ore di Donald Trump nell’Oval Office sono caotiche come la sua presidenza. Alle prese tra la lista dei perdoni presidenziali e la preparazione della cerimonia in pompa magna per il suo addio dalla Casa Bianca. Trump è pronto a concedere la grazia e a commutare la pena a circa 100 persone. Nella lista ci sarebbero condannati per reati penali, rapper e alleati politici come Steve Bannon o Rudolph Giuliani. Tra le voci delle scorse settimane anche la possibilità della grazia preventiva ai membri della famiglia. Un lungo dibattito sarebbe avvenuto durante il weekend con i suoi collaboratori più stretti se concedere la grazia a se stesso. Una mossa che gli è stata sconsigliata perché aprirebbe un dibattito costituzionale con il rischio che se i giudici dovessero respingerla peserebbe sul  procedimento di impeachment in programma  al Congresso poiché con l’auto-perdono darebbe  maggiore forza alle accuse. Secondo quanto scrive il Washington Post l’elenco delle persone a cui il presidente vuole concedere la grazia cresce ogni minuto e l’influente quotidiano sospetta che alla base ci sia uno scambio di soldi. Il New York Times è più specifico e scrive che l’operazione verrebbe coordinata da Rudy Giuliani. Il quotidiano inoltre sostiene che nel mercanteggio dei perdoni sarebbero coinvolti anche l’ex avvocato di Trump, John Dowd e Karen Giorno una consulente elettorale del presidente. Non c’é nessuna indicazione che il presidente sia personalmente coinvolto in questa vicenda.

Il presidente Donald Trump con l’allora Attorney General William Barr (Wikimedia/Photo by: Shane T. McCoy/U.S. Marshals, Office of Public Affairs from Washington DC)

L’Indipendent  scrive del drammatico ultimo incontro alla Casa Bianca tra l’ex ministro della Giustizia William Barr e il presidente. Barr venne convocato nell’Ufficio Ovale dopo che affermò che non erano state riscontrate irregolarità nelle elezioni in grado di cambiare il risultato elettorale. Affermazioni che fecero infuriare Trump. “La conversazione – scrive il giornale – fu molto tesa con il presidente che accusava di sabotaggio uno sei suoi più fidati collaboratori e con William Barr che di rimando incolpava il presidente di aver messo insieme un banda di clown per difendere le sue insostenibili bugie”. Dopo l’incontro William Barr mandò la sua lettera di dimissioni. 

Nelle indagini per l’assalto al Campidoglio l’Fbi ha detto che oltre 300 persone sono state individuate e quasi 200 arrestate. Con l’affiorare di nuovi video non solo vengono indentificati quanti presero parte agli scontri, ma anche i ruoli che hanno avuto nell’assalto. Il tenente colonnello dell’areonautica, ora in pensione, Larry Rendall Brock, preso dagli agenti federali alcuni giorni fa, in un video viene mostrato mentre da ordini precisi ad altre persone mentre era all’interno della camera dei Rappresentanti. Il video lo mostra in tuta militare con elmetto, bullet proof vest e allacciate alla cintura delle manette a fascetta di plastica. Il tenente colonnello sarebbe uno dei fondatori del movimento estremista Oath Keepers. Un’altra ex militare, anche lei dell’aeronautica e anche lei degli Oath Keepers è stata uccisa in uno scontro a fuoco con gli agenti all’interno del Campidoglio.  Un altro militare, questo delle Navy Seals, ancora in servizio, ha mandato un messaggio di congratulazioni al tenente colonnello Brock e anche lui ora è tra gli indagati.

L’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio ( Wikimedia Commons)

Le indagini vedono anche un nuovo capitolo: una donna della Pennsylvania, Rieley June Williams, che prese parte ai disordini, rubò il laptop che Nancy Pelosi aveva lasciato sul suo tavolo con l’intento di venderlo ai russi. La donna è stata arrestata dopo che il suo partner ha chiamato l’Fbi. Un portavoce degli agenti federali ha confermato l’arresto della donna, ma non ha voluto dire se il computer sia stato recuperato.

Nancy Pelosi è intervenuta oggi mandando una lettera alla NSA, la National Security Agency, l’organismo federale che coordina tutti i servizi  di spionaggio, per bloccare la nomina di Mike Ellis scelto da Donald Trump per ricoprire un ruolo di responsabilità all’interno  di questa agenzia dopo che il ministro della Difesa, Christopher Miller lo ha forzatamente nominato nonostante che i vertici della NSA si fossero opposti. Mike Ellis non ha nessuna esperienza nel settore della sicurezza e i democratici ritengono che la sua nomina sia stata decisa per piazzare una talpa fedelissima a Trump all’interno dei servizi.

La Speaker Nancy Pelosi  (immagine da youtube)

Un portavoce del presidente ha detto che Trump lascerà la Casa Bianca mercoledì di buonora prima della cerimonia dell’Inauguration Day per non chiedere a Biden il permesso di Usare l’Air Force One dopo che il nuovo presidente sarà investito. Andrà alla base aerea di Andrews per prendere per l’ultima volta l’Airforce One che lo porterà a Palm Beach in Florida per poi proseguire per Mar A Lago. Ha voluto il tappeto rosso, banda militare e 21 salve di cannone mentre si imbarcherà con la moglie alcuni figli e alcuni membri della Casa Bianca che continueranno a lavorare per lui e per la First Lady Melania. Non lascerà la lettera per il successore come molti presidenti hanno fatto fino ad ora.

Trump lascia con il più basso indice di gradimento della sua presidenza: il 29%, secondo l’ultimo sondaggio del Pew Research Center. Nei quattro anni alla Casa Bianca l’indice si è sempre attestato tra il 35% e il 45%. Il crollo della sua popolarità è dovuto ai fatti del 6 gennaio. Secondo un altro sondaggio di Ssrs condotto per la Cnn, il 54% degli intervistati afferma che Trump dovrebbe essere rimosso dal suo incarico prima della fine del mandato il 20 gennaio. Anche la popolarità della First Lady è in picchiata con il 47% degli intervistati che non vede in maniera favorevole il suo operato. Al momento comunque la popolarità di Melania è maggiore di quella del presidente Donald Trump che è al 29%.

Joe Biden presidente USA (Illustrazione di Antonella Martino)

Joe Biden ha già detto che subito dopo la cerimonia dell’insediamento firmerà i suoi primi decreti per la lotta alla pandemia e gli aiuti all’economia. In tutto una decina di decreti che verranno varati immediatamente. In gran parte saranno  norme che aboliranno alcuni dei più controversi provvedimenti di Donald Trump, come il divieto di ingresso negli Stati Uniti da alcuni Paesi musulmani o l’abolizione della separazione delle famiglie di immigrati al confine col Messico. Ma non solo. Ci sarà anche la ripresa dei lavori nell’accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici e le disposizioni sull’obbligo di indossare la mascherina nelle proprietà federali e nei viaggi tra stato e stato. Previsto anche lo stop agli sfratti e lo slittamento dei pagamenti dei prestiti contratti dagli student per pagare le università. E anche un ordine esecutivo per fermare le esecuzioni federali, ripristinate da Donald Trump dopo una pausa di 17 anni.

Biden vuole anche cancellare il permesso per la realizzazione dell’oleodotto Keystone XL ritenuto una infrastruttura dannosa dal punto di vista ambientale e alla quale si oppongono moltre tribù dei native americani perché attraversa alcune loro riserve. L’autorizzazione per la controversa opera era stata concessa da Donald Trump nel 2017 dopo che Barack Obama l’aveva bloccata nel 2015. Il Keystone XL è un’opera lunga quasi duemila chilometri che dovrebbe trasportare circa 830 mila barili di petrolio al giorno dalla regione di Alberta in Canada negli Stati Uniti attraverso il Montana, il South Dakota e il Nebraska.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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