Era fine ottobre e Giuseppe Conte diceva «Dobbiamo fare il possibile per proteggere salute ed economia. Di qui la necessità di misure più restrittive. Riusciremo così ad affrontare dicembre e le festività natalizie con maggiore serenità». Il messaggio era quello che, limitando le libertà personali prima di Halloween, a Natale non si sarebbe chiuso tutto.
E invece così non è stato. In una conferenza stampa arrivata con grande ritardo, il Premier proclama la linea dura per l’intero trascorrere delle festività. L’Italia sarà zona rossa dal 24 dicembre al 6 gennaio. Lockdown. Non si potrà uscire di casa se non per i soliti motivi di salute, lavoro o assoluta necessità. Uniche eccezioni saranno i giorni feriali (28-29-30 dicembre e 4 gennaio), durante i quali il paese sarà zona arancione. In quelle quattro giornate, sarà possibile spostarsi all’interno del proprio comune senza dover giustificare il motivo.

Viene introdotta però una deroga, pensata probabilmente per facilitare alcuni minimi contatti sociali durante le giornate di festa. Sarà possibile uscire di casa per andare a trovare amici e parenti (“persone non conviventi” dice Conte) a patto che venga rispettata una condizione. Le persone che si spostano non potranno essere più di due, tranne nel caso in cui portino con sé figli minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti.
Chiusi gli esercizi commerciali tranne supermercati, edicole, farmacie, tabacchi e altri negozi di prima necessità. Chiusi chiaramente anche ristoranti e bar, che da questo decreto-legge (stavolta la forma giuridica utilizzata è questa e non il classico dpcm) subiscono, oltre il danno, anche la beffa. Rassicurati dal governo sul fatto che durante le festività sarebbero rimasti aperti almeno per pranzo, il mondo della cucina si era organizzato per preparare al meglio le giornate natalizie. Tante prenotazioni accettate, ordini di materie prime già fatti e disposizione dei tavoli pronta. Ora, però, arriva la stangata. Dovranno rimanere chiusi, e non esiste eccezione che tenga. Conte promette però altri ristori “Abbiamo sospeso contributi e tributi per coloro che hanno perdite. Chi subisce dei danni economici deve essere subito aiutato. Questo decreto dispone subito un ristoro di 645 milioni per i ristoranti e bar”.

Il Presidente, che ormai recita testi dei decreti come fossero poesie, rassicura sul fatto che l’Italia si stia avviando verso la fine del tunnel. Ricorda che il 27 dicembre ci sarà il “vaccine day”, in cui inizieranno a essere vaccinate le persone inserite nella fascia prioritaria e chiede dunque di avere pazienza. Altra pazienza.
Vogliamo credere al nostro Primo Ministro. Credere che questa sia una delle ultime conferenze stampa convocate a tarda serata per comunicare alla nazione misure già trapelate da giorni, continuando con questa pessima abitudine di mandare alla stampa indiscrezioni preventive per saggiare la reazione dell’opinione pubblica. Credere che l’affannata rincorsa al virus, tradotta spesso in scelte confuse e contradditorie, veda ora il nastro del traguardo.
Sarà un brutto Natale. Strano, inedito e si spera irripetibile. All’anziano Babbo quest’anno il passaggio sarò vietato. L’Italia è diventata un enorme semaforo rosso.