Qual è la cosa più importante nella vita professionale di un chirurgo? La fermezza, per non sbagliare di un millimetro nel momento in cui i ferri toccano la carne. Lo sa bene chi ha visto “Doctor Strange”, film del 2016 dove il protagonista, Benedict Cumberbatch, è un chirurgo che dopo un incidente soffre di tremolio alle mani e per questo non può più operare. Nel momento in cui la mano entra in contatto con il paziente, ogni movimento necessita la precisione di un orologio svizzero. Le dita sono il mezzo attraverso il quale un chirurgo basa i suoi interventi e la sua intera carriera.

Ed è proprio su quelle, sulle dita di un medico chirurgo di 43 anni, che un uomo ha scagliato la propria rabbia. Due le cose sconcertanti della vicenda: l’uomo in questione è il padre del chirurgo e il motivo per il quale ha ordinato l’aggressione, ingaggiando un picchiatore professionista, è l’omosessualità del figlio. I fatti risalgono al 2017, ma soltanto ora il 75enne di Torino ha patteggiato due anni di carcere per lesioni aggravate e stalking. A smascherarlo, ironia della sorte, è stato proprio colui che aveva assoldato per compiere la violenza. Il “picchiatore”, dopo aver ricevuto l’incarico, ha infatti passato qualche giorno a seguire il dottore, salvo poi rifiutarsi di compiere l’aggressione e confessare tutto alle autorità.

È dunque ciò che si potrebbe definire “senso di colpa” ad evitare l’ennesima aggressione dovuta esclusivamente all’omofobia. Ti odio perché sei omosessuale e per questo decido di punirti. Una condotta che, a breve, è destinata a diventare reato. Lo sarà grazie alla legge Zan, dal nome del deputato Alessandro Zan eletto alla Camera con il Partito Democratico, che tratta di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. Dieci articoli e nuovi reati introdotti, accompagnati dal modellamento del sistema sanzionatorio, dall’istituzione della giornata nazionale contro la discriminazione e dei centri di tutela delle vittime. Il testo è passato alla Camera e ora aspetta di essere approvato in Senato. Ma è soltanto questione di tempo.
Intanto la giustizia, in tema di diritti umani, fa il suo corso. Proprio ieri, la Corte di Cassazione ha condannato l’avvocato Carlo Taormina che nel 2014, in una trasmissione radio, aveva dichiarato di «non volere assumere e di non volersi avvalere della collaborazione, nel proprio studio, di persone omosessuali». Taormina aveva tirato in ballo, per difendersi, l’esercizio della propria libertà di espressione, ma i giudici non hanno avuto dubbi. L’articolo 21 della Costituzione garantisce sì la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ma il diritto non è certo assoluto e quindi non può violare i principi messi a tutela della parità di trattamento in materia di occupazione e lavoro. Diecimila euro di risarcimento e una colpevolezza confermata in tutti e tre i gradi di giudizio.
In Italia, la tutela giuridica per le persone omosessuali aumenta con il passare degli anni. Secondo L’ILGA, l’associazione internazionale che riunisce più di 400 gruppi omosessuali di tutto il mondo, lo stivale è al 35° posto su 49 in materia di diritti per la comunità LGBT, ma con l’approvazione della legge Zan le cose potrebbero cambiare. Forse arriverà un giorno in cui non esisterà più un padre che si rivolgerà a un criminale mostrandogli la foto del figlio e dicendo “spezzagli le dita” per la sola colpa di essere omosessuale. Quel giorno sarà ovviamente troppo tardi, perché tanti danni sono e saranno già stati fatti. Ma quel giorno arriverà e allora sì che ci potremo considerare una nazione in cui la civiltà è finalmente approdata.