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Trump conferma che si sente già un duce: o vince lui o le elezioni sono truccate

Il presidente dalla Casa Bianca riafferma quello che aveva già espressamente detto prima del voto: lui può solo vincere, altrimenti il sistema è corrotto

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 3 mins read

Detto fatto! Donald Trump parlava come un caudillo sudamericano prima delle elezioni e continua dopo che gli americani hanno votato: o vince lui o le elezioni sono truccate.

Il Presidente ormai non sorprende più nessuno e mentre calpesta la democrazia americana, fa esattamente quello che aveva già annunciato. Per Trump il voto è corretto solo quando vince lui, se perde vuol dire che è un imbroglio.  

Così, mentre Joe Biden, che invita a restare calmi, si appresta a tagliare il traguardo dei numero magico di 270, e anzi a sorpassarlo se, come ormai appare, vincerà la Pennsylvania e forse anche la Georgia, ecco che Trump, dopo che la mattina twitta “fermate la conta” dei voti (ma ovviamente solo negli stati dove perde percentuali di voti), appare dalla Casa Bianca davanti ai giornalisti per dire alla nazione: le elezioni sono truccate perché lui altrimenti avrebbe già vinto. Dopo aver attaccato i poll sbagliati (unico momento di verità) dice che non è possibile che la sera di martedì lui avesse “700 mila voti di vantaggio in Pennsylvania” e dopo due giorni ne solo diecimila. “Le elezioni sono truccate, lo sanno tutti che a Philadephia fanno imbrogli”. E poi ripete che non è possibile che i voti per posta risultino al 75% e anche 80% per i democratici, senza ovviamente aggiungere che per settimane lui ha ripetuto ai suoi elettori di non votare per posta, ma di andar a votare di persona…

“Stavamo vincendo molto e poi i nostri numeri hanno iniziato a essere ridotti in segreto”, si è lamentato il presidente dalla Casa Bianca, la sera di giovedì 5 novembre. “Se si contano i voti legali, vinco facilmente”. “La controversia legale sulle elezioni finirà alla Corte suprema” ha ribadito. “Il nostro obiettivo è proteggere l’integrità delle elezioni, non consentiremo che ce le rubino, che i nostri elettori siano silenziati”. “Non possiamo essere disonorati dal fatto che qualcosa del genere accada”.

Il presidente Donald Trump (Illustrazione di Antonella Martino)

Lo avevamo scritto, lo avevamo ripetuto: Trump, come tutti gli uomini autoritari e pericolosi della storia (Hitler scrisse nel Mein Kampf quello che avrebbe fatto anni dopo), annunciano tutto quello che poi faranno. Questo perché gli serve per “testare il terreno”, capire quale sarebbe le reazione. E se questa è solo quella di pochi intellettuali o commentatori di giornali, ma le piazze restano mute e vuote e nessuno del suo partito al Congresso  chiede l’impeachment immediato per tradimento della Costituzione, ecco che questo tipo di uomini autoritari e pericolosi vanno avanti con il loro proposito che è tanto chiaro quanto semplice: tutto il potere al duce.

Siamo quindi arrivati al punto di non ritorno per il salvataggio della democrazia americana e solo i repubblicani possono fermare questo treno lanciato verso gli abissi. L’ex senatore repubblicano proprio della Pennsylvania e già candidato alla nomination del Gop, Rick Santorum, dopo aver ascoltato il discorso di Trump – che non ha risposto ad alcuna domanda dai giornalisti, come ogni caudillo sudamericano farebbe – ha detto dai microfoni della CNN: “Nessun eletto repubblicano potrebbe accettare questo discorso”. Aggiungendo: “Dice di fermare i voti in Pennsylvania, ma poi subito dopo dice che devono continuare in Arizona dove guadagna voti… E’ scioccante e i repubblicani devono dire quello che va detto per salvare l’integrità del nostro sistema democratico”.

Trump “Il Grande Dittatore” (Illustrazione di Antonella Martino)

L’America e la sua democrazia sono alla prova finale: o tutti, non solo Biden, ma il Congresso unito ferma le velleità di Trump e ribadisce che i voti si contano – quelli che risulteranno non validi saranno annullati, ma tutti i voti espressi regolarmente si contano in democrazia! –  oppure il più potente paese della terra resterà in balia di un autoritario e antidemocratico presidente che dice che le elezioni sono un imbroglio quando lui rischia di perderle e il sistema funziona solo quando vince lui. Democrazia americana, se ci sei, batti un colpo. 

ps: Il ducetto è anche molto ignorante di sistemi elettorali e democrazia. Come ci spiega bene Olivia Nuzzi, la corrispondente dalla Casa Bianca del New York Magazine, Trump non capisce che quando chiede “stop il conteggio”, se veramente venisse ascoltato, significherebbe che a quel punto conterebbe solo il voto registrato fino a quel momento e quindi lui sarebbe sconfitto. Infatti in testa finora c’è Biden. Shhh, non diteglielo però…

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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